Comus - Out Of The Coma

 

Brani:
1-Out of the coma; 2-The sacrifice; 3-The return; 4-Introduction by Roger Wootton; 5-The Malgaard suite.
Formazione:
Roger Wootton: guitars, vocals; Glenn Goring: 6 string/12 string guitars, bongos; Andy Hellaby: bass; Colin Pearson: violin, viola; Bobbie Watson: vocals, percussion; Jon Seagroatt: flute, percussion.
2012, Coptic Cat

Ritornano dalle nebbie dei tempi mitici e leggendari Comus, la storica band dei ’70 diventata col tempo un vero e proprio culto.

Tempio delle clessidre

Elisa Montaldo (tastiere), Fabio Gremo (basso), Giulio Canepa (chitarre), Paolo Tixi (Batteria) e dulcis in fundo Stefano “Lupo” Galifi  (voce) sono il Tempio delle Clessidre, che pazientemente e gentilmente si sono prestati a scambiare quattro chiacchiere con noi nel nostro salotto virtuale. Il Tempio delle Clessidre è qualcosa di sfuggente: non una cover band (sebbene abbiano iniziato suonando Zarathustra del Museo Rosenbach), non un insieme di giovani, appunto,  per la presenza di Lupo, non un gruppo navigato vista la giovane età.

Cucamonga - Alter huevo

alt Brani:
1-Tetascotch; 2-El dengue de la laguna; 3-Tu guaina; 3-Variaciones sobre tu hermana; 5-Tillana; 6-Cerrazon en el Teyù Cuaré; 7-Dominguillo; 8-Cletalandia.
Formazione:
Bruno Rosado: tenor saxophone, soprano saxophone; Mauricio Bernal: electrico piano, casio "Tone Bank", marimba, accordion, percussion; Oscar "Frodo" Peralta: electric guitar; Adriano Demartini: electri bass, funny voices; Julian Macedo: drums, vibraphone, marimba, glockenspiel, percussion.
Guests:
Eugenio Zeppa: clarinet and bass clarinet in 6; Pablo Cuevas & Gustavo Rotger: laughs in 1; Pablo Cueva & Flavio Gilli: talks in 3.
2012, AltrOck Productions - durata totale: 40:02

Chi ha un po' di dimestichezza con la storia del rock saprà perfettamente che la città di Cucamonga ha dato i natali a Frank Zappa. Non sorprende, quindi, che il gruppo argentino che ha scelto questo nome per diffondere la propria musica, nell'album Alter huevo, faccia emergere non poche influenze dettate dall'ammirazione per il Maestro.

Arabs in Aspic - Strange frame of mind


alt Brani:
1-Aspic temple; 2-The flying norseman; 3-Dive; 4-In to my eye; 5-Moerket; 6-Fall til marken; 7-TV; 8-Strange frame of mind, 9- Have you ever seen the rain, pt. 2; 10-Arabide; 11-Hocus pocus.
Formazione:
Eskil Nyhus: drums, percussion; Jonstein Smeby: guitars, vocals; Erik Paulsen: bass, vocals; Stig Arve Jorgensen: organ, keyboards, vocals
Produced by Arabs in aspic, Kjartan Hesthagen.

2010, ristampa 2011, Black Widow - Durata totale: 44:09

La label nostrana Black Widow ci permette di conoscere gli Arabs in Aspic, interessantissimo gruppo proveniente dalla Norvegia che con Strange frame of mind ci offre una proposta di grande fascino che sembra provenire direttamente dagli anni '70.

Locanda delle Fate - The missing fireflies...

 alt Brani:

Parte A (studio)
1-Crescendo; 2-Sequenza circolare; 3-La giostra; 4-Non chiudere a chiave le stelle.
Parte B (live bonus tracks)
5-Non chiudere a chiave le stelle; 6-Crescendo; 7-Saggezza.

Formazione:
Parte A
Leonardo Sasso: voce; Luciano Boero: basso, chitarra classica, chitarra acustica; Giorgio Gardino: batteria; Oscar Mazzoglio: tastiere; Max Brignolo: chitarre; Maurizio Muha: tastiere
Parte B
Leonardo Sasso: voce; Luciano Boero: basso; Giorgio Gardino: batteria, vibrafono; Oscar Mazzoglio: Hammond, tastiere, minimoog; Ezio Vevey: chitarra; Michele Conta: pianoforte, tastiere; Alberto Gaviglio: flauto traverso.
2012, Fading Records - Durata totale: 35:03

Magari non c'è unanimità di vedute sul valore di Forse le lucciole non si amano più, ma è innegabile che quel disco uscito "fuori tempo massimo", nel 1977, quando il prog italiano aveva già sfornato fior di capolavori, ha comunque lasciato un segno forte. E la Locanda delle Fate, il gruppo autore di quell'album, ha consolidato, nel corso degli anni, un nome che, volenti o nolenti, è entrato nel cuore di tanti appassionati. La recente reunion della band ha permesso così a tanti fan di riavvicinarsi a quelle composizioni intrise di un affascinante romanticismo che sono diventate un importantissimo pezzo di storia del prog nostrano. Con nuovi spettacoli live la Locanda è tornata in auge e pubblica ora, tramite la Fading Records, un cd di breve durata contenente alcune chicche molto interessanti.

Doracor - La vita che cade

 alt Brani:
1-Settimo cielo; 2-La vita che cade; 3-Planet X; 4-Dentro il tuo mondo; 5-Così lontani quei giorni; 6-Una goccia d'acqua; 7-Ritmami il respiro; 8-Inanna; 9-Nel silenzio del tempo; 10-Lentamente; 11-Attimo.
Formazione:
Corrado Sardella: keyboards, synths; Milton Damia: vocals, guitars; Riccardo Mastantuono: guitars, electronic violin; Claudio Paglierini: bass; Vincenzo Antonicelli: tenor & soprano saxes; Nicola di Già: noise & ambient guitars.
Special guests
Vittorio Riva: drums (2,4); Stefano Marazzi: drums (1); Titta Tani: drums (10); Davide Guidoni: drums (3, 6, 9); Vladimiro Melchiorre: drums (7); Gianluigi Giorgino: guitars (10); Ivano D'Ortenzi: vocals (7).

2011, Mellow Records - Durata totale: 68:22

Confermando una sezione ritmica che vede la presenza di drummers veri e quindi senza la batteria elettronica degli esordi, Corrado Sardella, alias Doracor, sforna l'ennesimo lavoro con il suo marchio di fabbrica, ormai inconfondibile per chi lo segue fin dagli esordi.

Allan Holdsworth - None to soon

alt Brani:
1-Countdown; 2-Nuages; 3-How deep is the ocean; 4-Isotope; 5-None too soon pt. one / Interlude / None too soon pt. two; 6-Norwegian wood; 7-Very early; 8-San Marcos; 9-Inner urge.
Formazione:
Allan Holdsworth: guitar & SynthAxe; Gordon Beck: piano, keyboards; Gary Willis: bass guitar; Kirk Covington: drums.
Produced by Allan Holdsorth.

1996, ristampa 2012 Moonjune Records - Durata totale: 51:04

Si potrebbe quasi dire che in questo album un maestro omaggia i suoi maestri. Allan Holdsworth pubblicò questo disco nel 1996 e, con l'importantissimo contributo del pianista inglese Gordon Beck si tuffò a capofitto nel jazz, rielaborando in maniera personalissima degli standards di John Coltrane, Django Reinhardt, Bill Evans, Joe Henderson e Irving Berling. Lo zampino di Beck è molto forte in questo lavoro, sia perchè è stato lui a scegliere i brani, sia perchè ne ha curato gli arrangiamenti, sia per il suo apporto di musicista e compositore.

Allan Holdsworth - Hard hat area



Brani:
1-Prelude; 2-Ruhkukah; 3-Low levels, high stakes; 4-Hard hat area; 5-Tullio; 6-House of mirrors; 7-Postlude.
Formazione:
Alland Holdsworth: guitar & SynthAxe; Steve Hunt: keyboards; Skuli Sverisson: bass guitar; Gary Husband: drums.
Produced by Allan Holdsworth

1993, ristampa 2012 Moonjune Records

 

Sempre molto attenta allo scenario jazz-rock internazionale, la Moonjune Records piazza un bel colpo ristampando alcuni titoli della discografia di Allan Holdsworth. Più precisamente si va a pescare negli anni '90 della produzione del fenomenale chitarrista e cominciamo dando attenzione a Hard hat area, lavoro datato 1993.

Salim Ghazi Saeedi - Iconophobic

alt Brani:
1-Composer's laughter; 2-A satire on hell; 3-And my heart aches like 100 aching hearts; 4-Asiyeh; 5-The songful song of songbirds; 6-Transcend ecstasy with ecstasy; 7-Don't you see the cheerful rainbow?; 8-Music is haram; 9-Dance in solitude; 10-Eternal melancholy of loving women; 11-Give my childhood back; 12-Breast-milk; 13-I am beautiful, are you beautiful?
Formazione:
Guitars & keyboards: Salim Ghazi Saeedi
2010, autoproduzione - Durata totale: 37:50

Prog anche dall'Iran? Ebbene sì! Ed anche di una certa originalità e personalità. Sarà il fatto che questo artista, Salim Ghazi Saeedi, è cresciuto con tutt'altri tipi di musica, Nirvana in primis e solo ora che prova a fare qualcosa di più ricercato, in maniera forse quasi inconsapevole, si è ritrovato a proporre composizioni di natura progressive.

Recensioni concerti - Osanna - Napoli, Teatro Trianon, 24/10/2012

In un Teatro Trianon gremito e caloroso gli Osanna, insieme a tanti ospiti, sono stati autori di una performance bellissima, che ha appassionato non poco gli spettatori accorsi.

Lo spettacolo è stato pensato benissimo, organizzato scrupolosamente anche per la realizzazione un DVD. La prima parte è dedicata alla Prog family, con i brani più classici del repertorio del gruppo e che attingono principalmente (ma non solo) da L'uomo e da Palepoli. Nella seconda, con un'orchestra d'archi sul palco, si passa all'esecuzione dell'album Preludio, tema, variazioni, canzona, colonna sonora del film Milano calibro 9, scritta in collaborazione con Luis Enriquez Bacalov. In effetti, tutto nasce dalle celebrazioni per il quarantennale di questo lavoro, che ha portato ad un concerto giapponese (sempre con orchestra) qualche tempo fa, che è stato poi immortalato su Rosso rock, disco uscito di recente e contenente anche due inediti, più una rivisitazione di Fiume.

altMa andiamo con ordine... Con i musicisti sul palco (tra cui anche una leggenda come David Jackson), vengono proiettate delle immagini su uno schermo alle loro spalle e si sentono le note e i suoni di apertura, tipicamente napoletani, di Palepoli. Ed ecco che dalle spalle del pubblico si cominciano a sentire invece i suoni di una banda e da lì entra un Lino Vairetti pazzariello moderno, agghindato di abiti sgargianti, con la faccia dipinta come sulla copertina di Rosso rock, che attraversa la platea e sale sul palcoscenica, dando il via alle danze. A volte in medley, a volte senza soluzione di continuità, si susseguono brani storici e non: Fuje a chistu paese a Mirror train, L'uomo, Vado verso una meta, Non sei vissuto mai, Oro caldo, Taka boom, Ce vulesse, citando anche Hendrix e i Led Zeppelin. Il gruppo è in forma, Vairetti e Jackson assicurano una presenza scenica e una tenuta del palco straordinarie, da vecchi marpioni e grandi artisti quali sono. Il nuovo chitarrista Pasquale Capobianco non fa rimpiangere il bravissimo Fabrizio Fedele, anche se subito all'inizio la rottura di una corda fa pensare che la serata non comincia proprio nel miglior segno...
Sale sul palco Sophya Baccini e regala una prova favolosa su 'a zingara, sempre un pezzo forte degli Osanna. E poi è il turno di Gianni Leone, sempre coreografico con un abito multicolore e una parrucca arancione! Inizia con qualche minuto completamente da solo alle tastiere, ripescando e riarrangiando da Ys e poi parte una sfrenata Everybody's gonna see you day. Il finale della prima parte è affidato alla Theme one resa celebre dai Van der Graaf Generator e, manco a dirlo, Jackson è assoluto mattatore!

Intervallo e consapevolezza piena da parte di tutti che stiamo assistendo ad uno show di qualità straordinaria...

Seconda parte e il palco comincia a farsi più affollato: l'orchestra d'archi è ora presente con i musicisti dipinti sul viso come i membri dell'Osanna. Ma prima viene trasmesso il video del brano Rosso rock, con apparizioni di Vairetti, vestito col saio e con il volto dipinto come nel video, in alcune zone del teatro. Parte poi l'Introduzione per l'esecuzione di Milano calibro 9. Purtroppo ci sono state fin da subito noie tecniche, con un fruscio fastidioso che si è sentito per troppo tempo, ma anche qui la performance (e la qualità musicale) è straordinaria. Come se non bastasse pare che addirittura si sia rotta anche una corda del basso! Giampiero Ingrassia dà una mano al gruppo, recitando alcuni brani mentre la musica scorre e duettando con Vairetti sulla sempre splendida There will be time.
E' poi il turno di Tito Schipa jr, che esegue un brano dalla sua nota opera rock Orfeo 9 e che presta la voce anche per Fiume. Pare siano in progetto sia una nuova performance teatrale dell'Orfeo sia una collaborazione tra l'artista e gli Osanna...
Si arriva al gran finale; il palco è sempre più pieno, con Elio Eco, Maurizio Capone e Antonella Morea e sempre più partonepeo e infatti si conclude con 'o culore 'e Napule. Rientrano anche gli ospiti della prima parte ed è un trionfo vero e proprio.
Nei saluti conclusivi Lino ha voluto rimarcare come, visto che alle prove nei giorni precedenti non c'era stato alcun problema tecnico, adesso deve credere alla "seccia"... Ma lo spettacolo è stato fantastico e si vede che tutti sono soddisfatti, artisti e pubblico.

Due parole sul progetto base, questo Rosso rock che è disco, ma anche... l'etichetta di un nuovo vino!!! La bellissima performance giapponese di Preludio, tema, variazioni, canzona rende giustizia ad un album forse un po' sottovalutato, sia nella discografia degli Osanna, che nel panorama italiano degli anni '70. La fusione rock-musica classica è perfetta, coinvolgente, non sfiora mai il kitsch e la pulizia del suono rende forse ancora più gradevole l'ascolto.
I due nuovi brani sono particolari. La title-track è molto d'atmosfera, con un lieve senso di malinconia e di inquietudine, con un tocco hammilliano non indifferente (non a caso c'è una ripresa di un suo brano) e magnificamente interpretata da Vairetti. 'o culore 'e Napule, rigorosamente in dialetto, attualizza certi discorsi di Palepoli e Suddance, elencando le bellezze e i grossi problemi della città su una musica vibrante, a tratti frenetica, calorosissima. E chissà che nel 2013, con il quarantennale di Palepoli, non ci siano nuove sorprese con degli Osanna che ancora una volta celebreranno la loro Napoli.

Per concludere... E' vero, è importantissimo parlare di nuove leve... Ed è vero che a volte certe reunion e certe vecchie glorie non è che facciano grandi figure. Ma quando si parla di Lino Vairetti, siamo di fronte ad un personaggio straordinario, pieno di idee, un artista sotto certi aspetti a 360° in possesso di un'energia e di una vitalità invidiabili anche dai più giovani. Un personaggio che in tanti anni di festival Afrakà ha portato a Napoli e provincia artisti dal nome pesante e di grande calibro ed emergenti di qualità. Un musicista che ha saputo rinnovare senza stravolgere un patrimonio di valore enorme, che "sente" Napoli come pochi e che può dire ancora tanto.
Grazie di tutto Lino, alla prossima!

Peppe

ottobre 2012

Birth Control – Operation

 alt Brani:
1-Stop Litte Lady; 2-Just Before the Sun will Rise; 3-The Work is Done; 4-Flesh and Blood; 5-Pandemonium; 6-Let Us do it Now. Bonus tracks: 7-Hope; 8-Rollin; 9-The Work is Done; 10-Wath’s your Name; 11-Believe in the pill.
Formazione:
Bruno Frenzel : guitar, vocals; Bernd Koschmidder: bass; Bernd Noske : drums, vocals; Reinjhold Sobotta: organ.

1972, Philips - ristampa Repertoire (1997)

Seconda pubblicazione per la band tedesca originaria di Colonia; se il nome Birth Control è una chiara opposizione all’enciclica di Paolo VI, nell’ambito dell’illeceità di alcuni metodi per il controllo delle nascite, la copertina dell’album lascia poco spazio all’immaginazione.

Cumino - Tomorrow in the battle think of me

     Brani:
1-Take me where I don't know the way; 2-Tropics; 3-Tomorrow in the battle think of me; 4-When we talk about ourselves; 5-And this is the past year; 6-Pushing; 7-The fires are far from here; 8-The voice due to you; 9-Maps for the morning after; 10-Only this remains.
Formazione:
Luca Vicenzi: guitars; Hellzapop: electronics; Riccardo Canta: sax.
 Durata totale: 40:40

2012, autoproduzione

Cos'ha in mente Luca Vicenzi? Continua a seguire un percorso musicale coerente e credibile, eppure ogni sua avventura sonora sembra segnare una piccola svolta. Lo abbiamo già seguito ed apprezzato con le sperimentazioni e le contaminazioni degli album degli Zita Ensemble e per quell'ambient ricercato e particolarissimo dell'Orchestra Panica. La nuova tappa vede come nome scelto quello di Cumino, in collaborazione con il produttore e musicista elettronico Hellzapop. L'album Tomorrow in the battle think of me non ha un formato "fisico", ma è stato reso disponibile solo con il download su internet. Non siamo soliti recensire lavori in mp3 o in formati simili, ma capirete che ogni tanto c'è l'eccezione da seguire...

Mario Cottarelli - Una strana commedia


            Brani:
1-Una strana commedia; 2-L'occhio del ciclone; 3-Corto circuito; 4-Bianca scia; 5-L'orgoglio di Arlecchino.
Formazione:
Musica, testi, arrangiamenti, esecuzione, registrazione e missaggio di Mario Cottarrelli.

Durata totale: 45:30

2011, autoproduzione

Sembra averci preso gusto Mario Cottarelli... A distanza di un anno da un esordio discografico realizzato con la registrazione di composizioni risalenti ad un bel po' di annetti fa, il musicista rimette subito mano ai propri strumenti e ci offre un nuovo atto di amore verso il progressive rock.

De André, Fabrizio - La buona novella

La Buona Novella - 1970 - Fabrizio De Andrè

Ho rimandato per molto tempo la stesura di questo scritto. Questo disco è legato a tanti ricordi e per questo ho sempre evitato di mettere nero su bianco una “descrizione” dei fatti narrati in quest’album e ringrazio la PFMper avermi dato la spinta giusta a decidermi. Premetto che quanto riportato non vuole urtare la sensibilità di nessun credente e spera di non essere blasfemo, visto che si tratta di argomento religioso. Sono pronto a modificare quanto scritto qualora, involontariamente, offendessi il sentire di qualsiasi persona che si ritiene “Cristiana”. 

Se poi, alla fine della lettura, non avrete indovinato il mio “pensiero” riguardo la materia in oggetto allora mi riterrò più che soddisfatto: voglio parlare di Gesù Cristo con estrema libertà di “movimento” al fine di descrivere la grandezza di un album e del sentire dell’artista che lo ha realizzato. 

L’album all’epoca della sua uscita fu, neanche ascoltato probabilmente, censurato dalla Rai. Solo più tardi la Chiesa lo sdoganò.

In tutte le dieci canzoni dell’album della durata complessiva di circa 34 minuti si parla dell’aspetto strettamente umano delle vicende di Maria (traendo ispirazione dalla lettura dei vangeli apocrifi) e in generale di quanto accadde intorno a Gesù, e quindi un “vangelo” quasi complementare a quelli ufficialmente accettati dalla Chiesa. E’ un “completamento” umano della vicenda più che qualcosa di blasfemo, e fortunatamente quest’aspetto fu poi sottolineato dalla Chiesa. 

Le motivazioni per cui De Andrè scelse di scrivere di tali argomenti proprio nel 1970 lo spiega lui stesso in diverse interviste. In particolare lui ritrovava una certa attinenza tra la vita di Maria e di Gesù con quanto avveniva in quel periodo nel mondo giovanile.

Lo scrivere, nel far proprio persino la “storia delle storie”, era testimonianza di quella ribellione, di quell’appoggio ai diritti delle donne (si parla soprattutto di Maria, ricordiamocene), degli svantaggiati (vedi il testamento di Tito), di condanna dell’ipocrisia, del sostegno alla pace che è insito nella storia di Gesù Cristo. 

Arrangiato da Gian Piero Reverberi che con le Orme (e non solo) avrà molto a che fare con il progressive, il disco si pone in maniera distaccata rispetto a quanto viene narrato. Mi spiego. Lo stesso De Andrè pare non voler intervenire eccessivamente in quanto scritto, l’uso del coro, delle atmosfere usate ricorda certe opere teatrali dell’ellenismo classico: si narra dell’ineluttabile e come tale ci si pone in serafica posizione. 

Atteggiamento molto rischioso ma dal risultato eccezionale. 

Il concept è diviso in due parti (le due facciate del disco) una in cui si narra strettamente di Maria, l’altra di tutto il resto intorno alla morte di Gesù.

Nel seguito riporto alcuni miei commenti, canzone per canzone.

Non pubblico l’intero testo, perché può essere trovato altrove, ma sottolineo solo gli aspetti volutamente divergenti da quanto conosciamo dai vangeli allo scopo di evidenziare, si spera, l’intento dell’artista. O almeno provo a sottolineare le cose che mi hanno più colpito, come già detto, ci sarebbe da scrivere pagine e pagine. 

Buona lettura.

 

Laudate Dominum

L’infanzia di Maria

L’amarezza di un’infanzia perduta e negata è scandita dal coro che sottolinea il passar del tempo, mentre Maria resta china a pregare nel tempio.

E’ sempre il coro, elemento fondante non attribuibile ad uno solo, una verità oggettiva, a sottolineare il momento dell’offerta di Maria come sposa al “miglior offerente”.

Qui si fa lotteria sul corpo di una vergine, e si utilizza la stessa immagine della lotteria che si farà sulle vesti di Gesù Cristo: la donna vista come oggetto su cui l’uomo ha pieni diritti.

E come il giocare per le vesti di un uomo posto sulla croce è riprovevole, la stessa sensazione, amplificata dalla bramosia dell’uomo verso una fanciulla, resta scolpita nel testo e nel pathos del brano.

Leggendo anche il “Vangelo secondo Gesù” di Saramago si intuisce come era difficile la vita delle donne al tempo di Gesù. La posizione di sudditanza è ben sottolineata dal testo di De Andrè. Tale visione stride con quanto riportato nei Vangeli canonici in cui da subito, Maria viene vista come la prescelta e colei che governa il suo destino pur seguendo la volontà del Signore. 

E’ da questi particolari sottolineati sempre dal coro che De André mette in chiaro la situazione: se quando era bambina, come ogni bambina di 3 anni, non può opporsi alla volontà degli adulti, da grande continua a non poter decidere della propria vita per la volontà dell’uomo. 

La bramosia dell’uomo di cui accennavo sopra, è come sempre sottolineata dal coro: “guardale gli occhi guarda la neve guarda la carne del paradiso”. Il riferimento alla “carne” è estremamente interessante. L’accostamento alla “carne” di Gesù, fonte di vita eterna, è immediato. Secondo il cattolicesimo, Maria è stata assunta in cielo e quindi giustissima la definizione di “carne del paradiso”, ma questa, nel contesto dell’episodio narrato, invece di essere fonte di ammirazione, genera negli uomini un sentimento di lussuria. La “carnalità” in tutto il suo aspetto terreno, legato a quello che sarà invece il destino di questa donna. Il desiderio mal celato degli uomini, dei pretendenti, la loro ipocrisia nel giudicare e bramare la sposa bambina. 

Ritorna la voce narrante rassicurante di De Andrè a sottolineare la saggezza dei sacerdoti: dare in sposa Maria a Giuseppe, persona qui descritta come vecchia, senza più desideri sessuali. In questo modo si cercava di preservare ulteriormente la virtù di Maria, sperando che la bimba avesse il tempo, in un secondo matrimonio, a morte di Giuseppe avvenuta, di conoscere giustamente un uomo. Una scelta alla “Pilato”, i sacerdoti se ne lavano le mani: la bimba non può stare più nel tempio in quanto ormai donna, e quindi la si pone in un’ altra clausura, quella con un vecchio. 

Il vecchio poi, parte per quattro anni per dei suoi affari e ritorna a casa quando ormai Maria è incinta di qualche mese.

 

Il ritorno di Giuseppe

Qui è veramente commovente l’incontro di Maria che vola come una rondine tra le braccia di suo marito, sapendo che da lì a poco si sarebbe deciso del suo destino. E’ mirabile il modo con cui De André non usi la parola “incinta” o “dolce attesa” o altri sinonimi, e di come descriva quello stato come un segreto che si svela, come il segreto che solo le donne conoscono e che agli uomini non è dato sapere.

 

Il Sogno di Maria

La difesa di questa donna che deve “giustificare” il suo stato al marito, con la certezza della pena (la lapidazione) ma con la speranza che solo alla fine si concretizza in uno sguardo di quiete in attesa del perdono. La giustificazione di Maria è in un sogno, in cui si apprende della presenza di quest’”angelo” che veniva a raccontare le ore a Maria nel tempio e che solo una volta “le scioglie le mani” e la fa “volare a conoscere il colore del vento”. 

Il perdono di Giuseppe è quasi scontato: Maria è più una figlia che una sposa e ad una figlia che sbaglia è difficile dare una punizione severa quanto la morte. Giuseppe è uomo buono, lo dimostra il fatto che regala a Maria, alla sua partenza, una bambola di legno per farle recuperare il tempo perduto. Ma soprattutto le regala la vita e la fede nelle sue parole, una fede che consentirà a Maria di poter camminare a testa alta tra tutte le donne del paese come raccontato nella successiva,

 

Ave Maria

Più che una lode alla Madonna è finalmente una canzone serena che sottolinea il perdono e la felicità di una donna che ama essere madre, che sa che tra poco partorirà con dolore e che suo figlio è “speciale” (quale figlio non lo è per una mamma?), ma che può essere fonte anche di invidia presso le altre del paese. 

E’, socialmente parlando, la lode della donna che fiera delle proprie rivendicazioni cammina per le vie della propria città, ostentando anche una gravidanza senza che fosse sposata ad alcun uomo. Negli anni 70, come ai tempi di Cristo, era cosa sconveniente e da non mostrare al giudizio della comunità. 

E’ questo che, a mio avviso, sottolinea De André: quanto siamo progrediti, in termini di conquiste sociali, in duemila anni di storia? Se si pensa alla realtà degli anni ‘70, in cui l’adulterio era ancora perseguibile per legge, il messaggio di Maria era sicuramente molto difficile da accettare.

 

Maria nella bottega del falegname

Abbandonato Giuseppe, probabilmente morto, in questa canzone si sottolinea come un lavoro onesto e virtuoso come quello di un falegname possa essere rivolto al “male” solo dalla volontà degli uomini. Il falegname in questione, non sta lavorando a stampelle o ad una aratro, strumenti utili per la vita dell’uomo, ma sta costruendo croci, tre croci, o “dolori” come li chiama De André, strumenti di tortura e sofferenza. E le tre croci sono destinate, due per chi disertò (dalla Guerra) per rubare, e “la più grande per chi guerra insegnò a disertare”. De André non poteva non menzionare, già da ora, perché poi ribadirà il concetto nella finale Laudate Hominem, il messaggio pacifista insito nel cristianesimo e comunque a lui tanto caro.

 

Via Della Croce

Finalmente i farisei, gli scribi e i sacerdoti possono porre fine alla vita di un Uomo che, sebbene in nome di Dio, sovvertiva le regole imposte stesso da Dio e che loro facevano rispettare. Quest’aspetto è preso e approfondito anche dal già citato “Vangelo secondo Gesù” in cui Saramago più volte riprende il concetto che Dio, ai tempi di Gesù, volle rompere gli stessi schemi da lui posti al fine di “diffondere” il suo verbo in tutto il mondo. 

Ma la narrazione diventa ancora più vicina al libro di Saramago (pubblicato, ricordiamolo, nel 2001, in italiano e attualmente edito da Feltrinelli), quando, riferendosi alle sofferenze di Gesù Cristo, De André menziona il peso delle voci dei padri dei bambini che furono uccisi a causa sua da Erode (la nota “strage degli innocenti”). 

Questo peso, porterà Gesù di Saramago a scegliere di allontanarsi dalla casa familiare e in un certo modo a compiere il volere di Dio. 

La morte di Cristo, nell’opera di De André è vissuta dagli occhi di chi condanna Gesù, dall’ipocrisia di uomini preoccupati di mantenere solo il loro potere e che all’avvenuta morte si preoccupano solo di controllare che i seguaci si disperdano nel loro dolore e che ai piedi della croce vi sia solo la madre. Siamo sicuri di non avere quest’atteggiamento quando ascoltiamo un telegiornale con la consueta lista di morti e uccisioni? Siamo veramente convinti di essere “diversi” da questi uomini di potere? E soprattutto non riconosciamo questo atteggiamento negli uomini che detengono le sorti della nostra storia?

 

Tre Madri

Il dolore, di tre madri che piangono l’agonia e la morte dei loro figli, ma una di queste è speciale come è speciale suo figlio, e per questo rimproverata dalle altre madri di lasciare che loro piangano più forte perché se Gesù risorgerà dopo tre giorni, i loro figli non torneranno più dalla morte. Eppure Maria piange il fatto che se Gesù non fosse stato figlio di Dio sarebbe ancora vivo come figlio suo! Atteggiamento naturale per una donna che è stata “donna una volta” e “madre per sempre”: notevole il rimprovero indiretto a Dio, di compiere il suo disegno usando Gesù che qui si vorrebbe figlio di Giuseppe per sottrarlo alla triste agonia e morte. 

Nessuna madre reagirebbe differentemente, pur nella certezza della fede in Dio. La pietas umana, quel sentimento di compenetrazione nel dolore altrui, non potrebbe generare altro che la reazione avuta dalla Maria di De André. 

 

Il testamento di Tito

Canzone suonata spessissimo nei concerti e conosciutissima, è il decalogo fatto dal ladrone buono, quello che si impietosisce alla vista della morte di Gesù. E pur sperimentando questo grande amore e senso di ingiustizia, ribadisce le sue convinzioni: i biblici dieci comandamenti sono rispettabili relativamente alla propria appartenenza sociale. Facile non rubare se si ha già i soldi, o amare un padre che non usa il bastone per educarti, non nominare il nome di Dio invano, se non si ha bisogno. Chi è Tito? Chi, almeno una volta nella vita, non ha pensato ad una sola delle affermazioni che quest’uomo fa in punto di morte? 

 

Laudate Hominem

Capolavoro del disco, in cui il coro impone il pensiero di De Andrè con la forza che solo la moltitudine degli umili, degli straccioni può dare. Impressionante il logico progredire dei versi: 

"Il potere che cercava / il nostro umore / mentre uccideva / nel nome d'un dio, /nel nome d'un dio / uccideva un uomo: / nel nome di quel dio / si assolse. / Poi, poi chiamò dio / poi chiamò dio / poi chiamò dio quell'uomo / e nel suo nome / nuovo nome / altri uomini, / altri, altri uomini / uccise "

E la logica conseguenza: 

[…] “nel nome d'un dio / che il male non volle, il male non volle, / finché / restò uomo / uomo. / Non posso pensarti figlio di Dio / ma figlio dell'uomo, fratello anche mio”.

E quindi diamo lode all’Uomo. 

 

Non mi sento di aggiungere commenti, ma molto ci sarebbe da dire.

Saramago, nel già citato “Vangelo secondo Gesù Cristo” esalta l’uomo nei confronti di un Dio avido di potere. Non volendo svelare nulla di quest’ottimo libro di cui suggerisco la lettura, è comunque lapalissiano l’affermazione dell’indipendenza dell’uomo dalle forze del male e del bene, capace di riuscire a discernere il male nel bene e il bene nel male.

Concetto comunque non lontano a quello insito nella religione Cristiana (e non solo), in cui il libero arbitrio è sovrano: l’uomo decide il suo destino, mentre Dio è il suo giudice. 

Sinteticamente Faber loda l’uomo, come fonte sicura e rassicurante, unica garante della pace sulla terra quando si fida di se stesso e non affida il suo destino in mano ad alcun Dio. 

Duro, sicuramente da accettare, ma una visione materialistica delle realtà degna di profondo rispetto.

 

Montag

settembre 2012


Pulsar - Pollen

 

     Brani:
1-Pulsar; 2-Apaisement; 3-Puzzle/Omen; 4-Le cheval de syllogie; 5-Pollen.
Formazione:

Jacques Roman: organ, acoustic piano, ARP synthesizers; Gilbert Gandil: electric guitar, acoustic guitars, vocals; Philippe Roman: bass, vocals; Victor Bosch: drums, percussion; Roland Richard: flute, string ensemble.

Special thanks to Carmel Williams for the voice on Omen.

 1975, CBS (Ristampa Musea1990)

Prima, forse tardiva, pubblicazione di una band che sicuramente è entrata nei gruppi classici della scena progressiva francese. Una pubblicazione a tratti ancora acerba, se confrontata alle uscite successive, ma sicuramente di gran valore.

Stefano Galifi, "Lupo"

Montag: Come è nata la tua collaborazione nel Tempio delle Clessidre?

Lupo: Elisa mi ha cercato, perché conosceva il Museo Rosenbach e voleva fare un gruppo che suonasse progressive, e io ci sono stato: ho visto che sono bravi ragazzi e mi sono voluto imbarcare in questa avventura.

Lagartija - Particelle

alt  Brani:
1-Idiosincrasia; 2-Myths; 3-L'abbraccio; 4-Tete; 5-Non si può cambiare; 6-Sbrisiu, 7-Particelle; 8-Emilia malinconica.
Formazione:
Lagartija è:
Sara Aliani: basso e canto; Andrea Poggi: chitarra (tromba in 5, voce in 7); Marco Libé: chitarra; Cristian Piga: sassofono contralto; Michele Molinari: batteria e percussioni (tromba in 7).
Hanno partecipato:
Fabrizio Delledonne: tastiere in 5, lo-fi piano in 6; Cristiano Sanzeri: chitarre e bassi addizionali; Noemi Ferraroni: piano in 5.

Durata totale: 43:36

Prodotto da Cristiano Sanzeri e Lagartija - 2011, Lizard Records

Suoni sognanti, un viaggio prog-psichedelico ipnotico, musica curata nei minimi dettagli e ricchissima di sfumature particolari, che mostra tutta la personalità dei Lagartija.

Anthony Phillips & Andrew Skeet - Seventh heaven

alt
    
Brani:
Disc one
1-Credo in Cantus; 2-A richer Earth; 3-Under the infinite sky; 4-Grand central; 5-Kissing gate; 6-Pasquinade; 7-Rain on Sag Harbour; 8-Ice maiden; 9-River of life; 10-Desert passage; 11-Seven ancient wonders; 12-Desert passage; 13-Circle of light; 14-Forgotten angels; 15-Courtesan; 16-Ghosts of New York; 17-Shipwreck of St. Paul; 18-Cortege.
Disc two
1-Credo in Cantus (instrumental); 2-Sojourn; 3-Speak of remarkable things; 4-Nocturne; 5-Long road home; 6-The golden leaves of Fall; 7-Credo; 8-Under the infinite sky (guitare ensemble version); 9-The stuff of dreams; 10-Old Sarum Suite; 11-For Eloise; 12-Winter song; 13-Ghosts of New York (piano version); 14-Daniel's theme; 15-Study in scarlet; 16-The lives of others; 18-Forever always.

Phase 1:
The City of Prague Philarmonic Orchestra and Choir, conducted by Miriam Nemcova.
Produced by Clare Owens.

Phase 2:
String section contracted by Isobel Griffiths. Conducted by Andrew Skeet. Produced by Anthony Phillips & Andrew Skeet.

Phase 3:
Orchestra contracted by Isobel Griffiths. Conducted by Andrew Skeet. Produced by Anthony Phillips and Andrew Skeet & Karen Skeet.

Lucy Crowe: Vocal on Credo in Cantus; Belinda Sykes: vocal on Seven ancient wonders; John Parricelli: classical guitar on Courtesan & Daniel's Theme; Martin Robertson: Taragoto on Seven ancient wonders and E flat clarinet on Desert passage; Paul Clarvis: percussion on Desert passage; Chris Worsey: cello solo on Winter song; Michela Srumova: soprano voice on Winter song; Andrew Skeet: piano on Credo in Cantus, Grand Central, Credo & Ghosts of New York - solo version; Anthony Phillips: 12 string, 6 string, classical 6 & 8 string guitars, oud, saz, fydle english bazouki, piano on Ice maiden and Speak of Remarkable things.

Durata disc 1: 46:43
Durata disc 2: 51:08

2012, Voiceprint.

Le "basi" per questo disco nascono nel 2008, quando la Universal commissiona a Anthony Phillips un disco di library music e, contemporaneamente, gli fa conoscere Andrew Skeet, compositore con un importante curriculum, ricco di esperienze e collaborazioni. L'intesa tra i due è immediata, cominciano a comporre insieme ed anche a riarrangiare in chiave orchestrale alcuni vecchi pezzi di Phillips... Il progetto si protrae nel tempo; tutto viene curato attentamente e le registrazioni attraversano tre fasi ben distinte.

Di Tollo, Maurizio - L'uomo trasparente

 

  Brani:
1-L'uomo trasparente; 2-Tannhauser; 3-Pioggia sulla memoria; 4-La curva dei pitosfori; 5-Io sono quel cespuglio; 6-Casomai; 7-Pioggia ripresa; 8-La poesia della carne; 9-Milioni di occhi al cielo; 10-I topi saranno i vincitori.
Formazione:
Maurizio Di Tollo: sintetizzatori, Hammond, effetti, batteria, voce, cori, mellotron, Taurus bass, percussioni, piano elettrico, pianoforte, glockenspiel, organo; Kesnja Laginja: voce recitante; Alessandro Corvaglia: cori; Christian Marras: basso elettrico; Andrea Monetti: flauto; Laura Marsano: chitarre; Rossano Villa: pianoforte, bass drums, effetti, Rox strings quartet; Agostino Macor: effetti, Moog; Fabio Zuffanti: voce; Michele Savino: pianoforte; Matteo Casu: chitarre acustiche.

Durata totale: 50:29

2012, AMS Records

Questo è un disco heavy. Nel senso che è un disco intenso, che non si può ascoltare 'così'. Lo metti e chiedi a quelli intorno di fare un pò di silenzio che non sento bene le parole, che non capisco se quello è un sinth o un basso, che il tessuto è fitto la trama complessa e affascinante, che il solo di chitarra, toh, qua ricorda Hackett.

Moogg - Le ore i giorni gli anni

     Brani:
1-Le ore i giorni gli anni; 2-Classe 21; 3-Il preché di esser me; 4-Gli arroganti; 5-Responsabilità; 6-Lunalia; 7-Moogugni; 8-Welfare botanico.
Formazione:
Gianluca Avanzati: basso; Marco Dolfini: batteria, percussioni, voce; Toni Gafforini: piano elettrico,synth, mellotron; Ivan Vanoglio: chitarra e "vib".
 Durata totale: 54:02

2011, Mellow Records

Con un nome così, che anche con una "g" in più fa subito pensare al mitico Bob Moog, inventore del celebre sintetizzatore molto in voga tra i gurppi prog (e non solo) degli anni '70, è inevitabile aspettarsi quelle scorribande sinfoniche guidate da tastiere barocche e frenetiche... Nulla di più sbagliato!

Moraine - Metamorphic rock


  alt  
Brani:
1-Irreducible complexity; 2-Manifest density; 3-Save the yuppie breeding grounds; 4-Disillusioned avatar; 5-Disoriental suite; 6-Kuru; 7-The okanogan lobe; 8-Uncle Tang's cabinet of Dr. Caligari; 9-Blues for a bruised planet; 10-Waylaid; 11-Middlebrau.
Formazione:
Dennis Rea: guitar; Alicia DeJoie: violin; James DeJoie: baritone saxophone, flute, percussion; Kevin Millard: NS/stick (8-string extended-ragen bass); Stephen Cavit: drums, percussion.
Durata totale: 69:16

2011, Moonjune Records

Ci avevano già colpito molto positivamente i Moraine, in occasione del loro esordio Manifest deNsity, già recensito su queste pagine. La creatura del musicista Dennis Rea, in quel disco, ha proposto un jazz-rock progressivo vigoroso, che oggi ritroviamo in un live (registrato in occasione del Nearfest del 2010), diciamolo subito, stupendo.

Tohpati Bertiga - Riot

     Brani:
 1-Upload; 2-Ifeel great; 3-Riot; 4-Middle East; 5-Pay attention; 6-Rock camp; 7-Absurd; 8-Disco robot; 9-Lost in space; 10-Bertiga.
Formazione:

Tohpati: guitar; Indro Hardjodikoro: bass guitar; Adityo Wibowo: drums.

 2012, Moonjune Records - durata totale: 60:07

Registrato in presa diretta in un piccolo studio di Djakarta, Riot è l'ennesimo pezzo di bravura del fenomenale chitarrista indonesiano Tohpati. Per l'occasione questo straordinario musicista è coadiuvato da Indro Hardjodikoro al basso e Adityd Wibowo alla batteria.

Prog - Una suite lunga mezzo secolo

di Donato Zoppo

Permettetemi un inizio con un paio di osservazioni molto personali. Punto uno: questo è un libro che, da amante del progressive, ho sempre sognato di leggere. Punto due: è un libro che, da modestissimo "addetto ai lavori", ho sempre sognato di scrivere (con i dovuti distinguo)! Un excursus cronologico della storia del progressive, dagli "antefatti" fino ai giorni nostri, trattato con nozione di causa, senza limiti temporali, senza limiti spaziali, che non si occupa, quindi, solo dei "soliti" nomi.

Il progressive viene messo a nudo da Donato Zoppo come storie in una storia, come un viaggio che parte da lontano, dal 1966, per arrivare ai giorni nostri.

Jacula - Pre Viam

 


  Brani:
1-Jacula is Back; 2-Pre Viam; 3-Blacklady kiss; 4-Deviens folle; 5-In rain; 6-Godwitch; 7-Possaction.
Formazione:

Antonio Bartoccetti: vocal, guitar, bass.

Guest: Rexanthony (piano, synth); Florian Gorman (drum); Katia Stazio (vocal); Blacklady (vocal).

 2012, Black Widow

Ritorna Jacula, la creatura occulta di Antonio Bartoccetti, figura carismatica del dark-prog italiano degli anni ’70 e vero antesignano di tematiche dark e sataniste.

Raven Sad - Layers of stratosphere


Brani:
1-Door almost closed; 2-Lies in the sand; 3-First layer; 4-Mind flies; 5-The highest cliff; 6-Second layer; 7-Lullaby for a son.
Formazione:
Raven Sad is
Giulio Bizzarri: bass; Simone Borsi: drums, percussions, gong; Samuele Santanna: vocals, electric and acoustic guitars, gong, synth; Fabrizio Trinci: piano, organ, Hammond, synth, backing vocals.
Guest musicians
Claudio Carboni: soprano & tenor sax on 7; Camilla Gai: backing vocals on 2 and 5.
2011, Lizard - Durata totale: 54:18

Dopo due album molto interessanti, in cui il chitarrista Samuele Santanna si era fatto dare una mano solo da pochi musicisti per un progetto che poteva essere visto come una one-man-band, il terzo cd Layers of stratosphere vede un vero e proprio gruppo dietro la sigla Raven Sad.

Slivovitz - Bani ahead

 alt      Brani:
1-Egiziaca; 2-Clepatra through, 3-Fat; 4-Vascello; 5-02-09; 6-Opus focus; 7-Bani ahead; 8-Pocho.
Formazione:
Domenico Angarano: bass guitar; Derek Di Perri: harmonica; Marcello Giannini: guitar; Salvatore Rainone: drums; Ciro Riccardi: trumpet; Pietro Santangelo: tenor and soprano sax; Riccardo Villari: violin.
Prodotto daSlivovitz.
2011, Moonjune Records - Durata totale: 43:36

C'era attesa per il nuovo album dei napoletani Slivovitz dopo l'apprezzatissimo Hubris del 2009 ed ecco che, ancora per la Moonjune Records, esce questo Bani ahead.

Barock Project - Coffee In Neukölln

alt     Brani:
1-Back to You; 2-Coffee in Neukölln; 3-Kyrie; 4-Fool's Epilogue; 5-Streets of Berlin; 6-Starfull Jack; 7-Inside My Dreamer's Eyes Part 1; 8-Inside My Dreamer's Eyes Part 2; 9-The Lives of Others.
Formazione:
Luca Pancaldi: lead  vocals, backing vocals; Luca Zabbini: Moog and Yamaha analog synthesizers, Hammond, Yamaha grand piano, acoustic and electric guitars, alto saxophone, backing vocals; GB Giorgi: electric and fretless bass, 7 strings bass, electric upright bass, guitars on track 6.
Onelio Zabbini plays flute on tracks 2 and 5.
A big thank to :
Mariafiore Garbellini for patience and her help with lyrics.
2012, Musea

Dopo 3 anni dall’ultimo lavoro in studio pubblicato il gruppo bolognese esce con il nuovo album, il terzo della sua carriera. Dopo un primo lavoro un po’ immaturo, nel 2009 Rebus ha stupito un po’ tutti per la sua bellezza e freschezza, e francamente pareva che i Barock Project non avrebbero potuto fare di meglio. E invece…

Popol Vuh - Hosianna Mantra

 


      
Brani:
 1-Ah!; 2-Kyrie; 3-Hosianna Mantra; Das V. Buch Mose: 4-Abschied; 5-Segnung; 6-Andacht; 7-Nicht hoch im Himmel; 8-Andacht.
Formazione:
Florian Fricke: piano, harpsichord; Conny Veit: guitar; Robert Eliscu: oboe; Djong Yun: vocals; Klaus Wiese: tambura; Fritz Sonnleitner: violin.
1972, Pilz - durata totale: 37:00

Hosianna Mantra fu un inno mistico intriso di purezza "cosmica" che univa mirabilmente religiosità cristiana e orientale e che risuonò all'epoca della sua uscita nelle menti di tutti gli "iniziati": Florian Fricke aveva deciso di abiurare tutti gli strumenti elettronici e compose quello che rimane indiscutibilmente il suo capolavoro.

Coscienza di Zeno, La - La Coscienza di Zeno (2)

 

       alt    Brani:
1-Cronovisione; 2-Gatto lupesco; 3-Nei cerchi del legno; 4-Il fattore precipitante; 5-Il basilisco; 6-Un insolito baratto alchemico; 7-Acustica felina.
Formazione:
Andrea Lotti: piano, tastiere e chitarre acustiche; Davide Serpico: chitarre elettriche e acustiche; Alessio Calandriello: voce; Andrea Orlando: batteria e percussioni; Gabriele Guidi Colombi: basso; Stefano Agnini: piano e tastiere.
Musicisti ospiti:
Luca Scherani: fisarmonica in "Il basilisco" e arrangiamento del flauto in "Un insolito baratto alchemico"; Joanne Roan: flauto in "Un insolito baratto alchemico"; Rossano Villa: arrangiamento archi in "Nei cerchi del legno" e "Acustica felina"; Lidia Molinari: voce in "Acustica felina" e "Cronovisione".
2011, Mellow Records - durata totale: 58:17

Il grande patrimonio artistico del progressive italiano dei ’70 non è andato fortunatamente perduto: gruppi come Il Tempio delle Clessidre, La Maschera di cera, Il Segno del Comando e adesso La Coscienza di Zeno hanno appreso la lezione, come seguaci di un culto esoterico da tramandare, dei vari Museo Rosenbach, Alusa Fallax e Metamorfosi di cui si possono considerare gli eredi.

Dark Ages - Teumman part one

       alt      Brani:
1-Overture; 2-Battlefield; 3-The fall; 4-Hell; 5-Damned; 6-Oath; 7-New life; 8-Arrival including Omen; 9-The palace; 10-Drop of rain; 11-Scared; 12-Doubt; 13-Regret.
Formazione:
Davide Cagnata: vocals; Simone Calciolari: guitars; Angela Busato: keyboards; Marco Gennari: bass; Carlo Busato: drums.
Flute on Hell and Drop of rain by Andrea Stefanoni.
2011, Emmeciesse/Heart of Steel Records - Durata totale 50:13

Una piacevolissima sorpresa del 2011 sul fronte del prog-metal è rappresentata da questo cd dei Dark Ages, band i cui esordi discografici risalgono al 1991 e che ritorna oggi dopo un lungo silenzio e dopo essersi assestata con un quintetto formatao da Davide Cagnata alla voce (già noto nell'ambiente del progressive per i suoi trascorsi con gli Obscura), Simone Calciolari alla chitarra, Angela Busato alle tastiere, Marco Gennari al basso e Carlo Busato alla batteria. Teumann part one è un concept-album (che, come il titolo lascia presagire, avrà un seguito) incentrato sulla cultura assira, raccontando le gesta drammatiche e fantasiose di un guerriero che dopo la sua morte, grazie ad un patto con un demone, riesce a ritornare sulla terra.

Runaway Totem - Le roi du monde


     
Brani:
1-Il giardino del nocciolo e del melograno; 2-Le marriage du soleil et la lune; 3-La città azzurra del sole
Formazione:
Runaway Totem
Cahäl de Bêtêl: voice, guitars, electronic guitar, synth, keyboards; Tipheret: drums, percussions, gamelan; Giuseppe "Dauno" Buttiglione: telluric bass, fretless bass; Raffaello "Re-tuz" Regoli: voice, voices diplofoniche, obliquazioni; Issirias Moira Dusatti: voice; Anbis-Ur Marco Zanfei: electronic piano, keyboards.
Modern Totem Ensemble
Stefano Roveda: violin; Francesco Ciech: cello, Giordano Grossi: contrabass; Anna Boschi: flutes; Claudia Fedrizzi: oboe; Alessandro Leonardi: trumpets; Albino Zanoni: trombone; Mirko Pedrotti: vibraphon; Abid Mohamed: poeta, voice; Stelio Castellano: pittura; Hor-Douaty: webmaster; Mauro Biatel: fotografia.
Prodotto da Runaway Totem
2011, Runaway Totem Records - durata totale: 68:21

Giunge al capolinea la trilogia "4 elementi 5", creata dai Runaway Totem, che si presentano per l'occasione in una formazione rinnovata, che annovera, tra gli altri, Raffaello Regoli alla voce, adepto di Demetrio Stratos e noto per i suoi trascorsi con i Cormorano e per la sua attività nell'organizzazione della manifestazione Omaggio a Demetrio Stratos.

La Coscienza di Zeno - La Coscienza di Zeno

       alt    Brani:
1-Cronovisione; 2-Gatto lupesco; 3-Nei cerchi del legno; 4-Il fattore precipitante; 5-Il basilisco; 6-Un insolito baratto alchemico; 7-Acustica felina.
Formazione:
Andrea Lotti: piano, tastiere e chitarre acustiche; Davide Serpico: chitarre elettriche e acustiche; Alessio Calandriello: voce; Andrea Orlando: batteria e percussioni; Gabriele Guidi Colombi: basso; Stefano Agnini: piano e tastiere.
Musicisti ospiti:
Luca Scherani: fisarmonica in "Il basilisco" e arrangiamento del flauto in "Un insolito baratto alchemico"; Joanne Roan: flauto in "Un insolito baratto alchemico"; Rossano Villa: arrangiamento archi in "Nei cerchi del legno" e "Acustica felina"; Lidia Molinari: voce in "Acustica felina" e "Cronovisione".
2011, Mellow Records - durata totale: 58:17

Tra le più belle sorprese del 2011 va sicuramente annoverato l'esordio della Coscienza di Zeno. Siamo al cospetto di un rock sinfonico molto italiano, ma che non nasconde le influenze derivanti dai Van der Graaf Generator e, pur non aggiungendo nulla di nuovo ad un genere molto inflazionato nell'ambito del progressive, bisogna dire che la band riesce a creare una serie di composizioni a loro modo perfette, curate minuziosamente, che sanno coinvolgere grazie a costruzioni ineccepibili e raffinate.

Garden Wall - Assurdo

    alt        Brani:
1-Iperbole; 2-Butterfly song; 3-Trasfiguratofunky; 4-Negative; 5-Just cannot forget; 6-Flash (short-lived neorealism); 7-Clamores horrendos; 8-Vacuum fluctuation; 9-Re-awakening; 10-Isterectomia.
Formazione:
Alessandro Seravalle: heart-felt emissions, clean, e-bowed, 12-string and distorted guitars; electro-soundscapes and samples, synths, keyboards, piano, filtered electric piano, noises, test-tone, organ; Raffaello Indri: clean, distorted and lead guitars; Gianpietro Seravalle: electro-percussions, electro-soundscapes; Ivan Moni Bidin: acoustic drums; Simone D'Eusanio: violin; William Toson: fretted bass guitar; Christian Rigano: synth solos (3); Giorgio Pacorig: Fender Rhodes, Korg MS-20 (3); Pietro Sponton: congas (3), vibraphone (4); Andrea Fontana: assorted percussions (4); Flavia Quass: vocals (4); Davide Casali: bass clarinets (5); Carlo Franceschinis: double-bass (8); Jacques Centonze: assorted percussions (8); Massimo De Mattia: flute (9, 10), bass flute (10); Alessandro Bertoni: piano (9); Mariano Bulligan: cellos (9).
Prodotto da: - Anno: - Durata:

Fin dagli esordi della loro carriera i Garden Wall hanno sempre puntato su titoli e copertine abbastanza significativi e perfetti per la presentazione dei loro dischi. Assurdo diventa perciò titolo adattissimo ad un lavoro che può essere davvero visto come la summa del percorso musicale della creatura di Alessandro Seravalle. Un percorso sempre basato su un prog tutt'altro che convenzionale, pronto ad aprire finestre su altri mondi sonori, ad alternare estremismi e dolci melodie, a tener conto delle lezioni del passato e contemporaneamente a guardare al futuro ed alla tecnologia.

Mike Rutherford - The silent runner

di Mario Giammetti 

Mario Giammetti può essere considerato una vera icona nell'ambiente genesisiano italiano. Da oltre venti anni guida quella splendida realtà che è Dusk, fanzine dedicata alla mitica band che tutt'oggi fa sognare numerosissimi appassionati. Mario è anche autore di diversi volumi del mondo Genesis e nel 2005 ha iniziato un progetto molto ambizioso, scrivendo dei libri dedicati ai vari musicisti del gruppo e che stanno man mano arricchendo la collana denominata "Genesis Files", grazie all'appoggio della Edizioni Segno.

Marbin - Breaking the cycle

           Brani:
1-Loopy; 2-A serious man; 3-Mom's song; 4-Bar stomp; 5-Outdoor revolution; 6-Western sky; 7-Burning match; 8-Claire's indigo; 9-Smufkin; 10-The old silhouette; 11-Winds of grace
Formazione:
Dani Rabin: guitar; Danny Markovitch: saxophone; with Paul Wertico: drums; Steve Rodby: bass.
With special guests Jamey Haddad: percussion (2, 4, 6, 8, 9, 10); Matt Davidson:
vocals (3, 6); Leslie Beukelman: vocals (3, 6); Makaya McCraven: drums (4); Daniel White: lyrics and vocals (11).
Prodotto da:Marbin
2011, Moonjune Records - durata totale: 43:13

Prendiamo due giovani astri nascenti della scena jazz israeliana, il chitarrista Dani Rabin e il sassofonista Danny Markovitch, già da alcuni anni trapiantati negli States ed autori, a nome Marbin, di un interessante ed omonimo album d'esordio nel 2009.  Aggiungiamoci due colonne portanti di uno dei periodi più fulgidi del Pat Metheny Group, quali il batterista Paul Wertico e il bassista Steve Rodby, pronti ad accompagnarli in un nuovo viaggio musicale.

Wicked Minds - Visioni, deliri e illusioni



Brani:
1-Caronte I; 2-L'uomo; 3-Un posto; 4-Dio del silenzio; 5-La prima goccia bagna il viso; 6-Figure di cartone; 7-Un'isola / Illusione da poco / Clessidra; 8-Dentro me; 9-Io, la strega; 10-Zarathustra; 11-Un villaggio, un'illusione; 12-Farfalla senza pois; 13-La carrozza di Hans / Impressioni di settembre.
Formazione:
Lucio Calegari: guitar; Paolo "Apollo" Negri: organ; Enrico Garilli: bass; Ricky Lovotti: drums; Monica Sardella: vocals; Lino Vairetti: vocals; Andrea Concarotti: drums; Martin Grice: flute, saxophone; J.C. Cinel: vocals; Sophya Baccini: vocals; Aldo Tagliapietra: vocals; Antonio Bartoccetti: guitar; Stefano "Lupo" Galifi: vocals.
2011, Black Widow - durata totale: 79:00

Dopo essersi fatti valere e notare dal pubblico con due interessantissimi album quali From the purple skies e Witchflower, con Visioni, deliri e illusioni, i Wicked Minds continuano un percorso che li porta sempre più vicini al progressive, pur senza perdere quelle connotazioni derivanti dall'amore per l'hard rock.

Tempio delle Clessidre, Il - Il Tempio delle Clessidre

 


Brani:
1- Verso l'Alba; 2-Insolita Parte di Me; 3- Boccadasse; 4-Le Due Metà della Notte; 5-La Stanza Nascosta; 6-Danza Esoterica di Datura; 7-Faldistorium; 8-L'Attesa; 9-Il Centro Sottile; 10-Antidoto Mentale.
Formazione:

Stefano "Lupo" Galifi: voce; Elisa Montaldo: pianoforte, tastiere, organo, voce; Fabio Gremo: basso; Giulio Canepa: chitarre; Paolo Tixi: batteria.

2010, Black Widow

Il suono del Tempio delle Clessidre è ben riconoscibile a primo ascolto, segno di una gran maturità e chiarezze di idee, dote invidiabile ad ogni band, figuriamoci ad una al suo esordio.


Copernicus - Disappearance (2)



Brani:

1-12 subatomic particles; 2-The Quark Gluon Plasma; 3-The blind zombies; 4-Humanity created the illusion of itself; 5-Atomic New Orleans; 6-Poor Hommo Sapiens; 7-Revolution !!

Formazione:

Copernicus: poetry, lead vocals, keyboards; Pierce Turner: musical director, Hammond B3 organ, acoustic piano, vocals, percussion; Larry Kirwan: electric guitar, vocals; Mike Fazio: electric guitar; Bob Hoffnar: steel guitar; Raimundo Penaforte: violin, acoustic guitar, cavaquinho, percussion, vocals; Cesar Aragundi: electric & acoustic guitar; Frede Parcells: trombone; Rob Thomas: violin; Matty Fillou: tenor saxophone, percussion; Marvin Wright: bass guitar, electric guitar, percussion; George Rush: tuba, contrabass, bass guitar; Thomas Hamlin: drums, percussion; Mark Brotter: drums, percussion.

Executive production: Joseph Smalkowski.2009, Moonjune Records - Durata totale: 73:03

Copernicus - Cipher and decipher




Brani:

1-Into
the subAtomic (5:21); 2-Free at Last (5:17); 3-Mind Becomes Mind (5:14); 4-I don't Believe (5:53); 5-Matter is Energy (4:55); 6-Comprensible (7:53); 7-Infinite Strength (6:38); 8-Where no one can win (8:05); 9-Step out of your body (5:12); 10-The cauldron (15:18)

Formazione:

Copernicus: poetry, lead vocals, keyboards; Pierce Turner: musical director, piano, hammond organ, percusion, back vocals; Larry Kirinan: electric guitars, vocals; Mike Fazio: electric guitars; Bob Hoffnar: steed guitar; Raimundo Penaforte: viola, acoustic guitar, cavaquinho, percussion, vocals; Cesar Aragundi: electric & acoustic guitar; Fred Parcells: trombone; Rob Thomas: violin; Matty Fillov: tenor saxophone, bass guitar; Thomas Hamlin: drums, percussion; Mark Brotter: drums, percussion; James Frazee: recording & mixing engineer

2011, Moonjune Records

A pochi mesi dall'ascolto del precedente Disappearance, mi è capitata la fortuna di avere tra le mani questo nuovo lavoro di Copernicus.
Se i concetti non cambiano (vedi in concept e altre storie), questo lavoro è alquanto diverso dal precedente.
Sebbene le musiche si basino ancora su improvvisazioni, si nota una gran cura e un gran lavoro di missaggio ed editing in studio.

Premiata Forneria Marconi - A.D. 2010 La buona novella - Opera apocrifa (2)

 

Brani:
1-Universo e terra  (preludio); 2-L'infanzia di Maria, incluso La tentazione; 3-Il ritorno di Giuseppe, incluso Il respiro del deserto; 4-Il sogno di Maria; 5- Ave Maria, incluso Aria per Maria; 6-Maria nella bottega di un falegname, incluso Rumori di bottega; 7-Via della croce, incluso Scintille di pena; 8-Tre madri, incluso Canto delle madri; 9-Il testamento di Tito; 10-Laudate Hominem, incluso Ode all'uomo.
Formazione:
PFM
Franz Di Cioccio: voce, batteria, percussioni; Patrick Dhivas: basso; Franco Mussida: voce, chitarre.

Special guest:
Lucio Fabbri: violino, chitarra acustica.

Featuring:
Piero Monterisi: batteria; Gianluca Tagliavini: tastiere.
2010, Aerostella - Durata totale: 62:22

Preambolo necessario, e a quanto pare comune a tante altre recensioni di questo disco, prima di poter raccontarvi dell'ultimo lavoro in studio della PFM.

Copernicus - Disappearance


Copernicus (Joseph Smalkowski) non esiste.
Noi non esistiamo ed è è inutile cercare di far cambiare idea ad un uomo che su questo concetto ha costruito una fama e soprattutto ha scritto 5 dischi e un libro.
Sono onesto, non ho letto il libro e non ho sentito neppure i predecessori dell'intrigante Disappearance, ma è importante capire cosa vuol dire il nostro per entrare nel giusto spirito di questo intrigante concept.

Locanda delle Fate e Tempio delle Clessidre - Roma, Casa del Jazz, 7/9/2011

 In una location certamente azzeccata, per tranquillità e adeguatezza del palco, un pubblico di circa 300 anime si è goduto tre ore (il concerto è finito puntualmente alle 24) di ottima musica e di grandi emozioni.

Ad aprire le danze è stato il Tempio delle Clessidre, gruppo  di giovani promesse che non conoscevo.