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Brani:
1-Irreducible complexity; 2-Manifest density; 3-Save the yuppie breeding grounds; 4-Disillusioned avatar; 5-Disoriental suite; 6-Kuru; 7-The okanogan lobe; 8-Uncle Tang's cabinet of Dr. Caligari; 9-Blues for a bruised planet; 10-Waylaid; 11-Middlebrau.
Formazione:
Dennis Rea: guitar; Alicia DeJoie: violin; James DeJoie: baritone saxophone, flute, percussion; Kevin Millard: NS/stick (8-string extended-ragen bass); Stephen Cavit: drums, percussion.
Durata totale: 69:16

2011, Moonjune Records

Ci avevano già colpito molto positivamente i Moraine, in occasione del loro esordio Manifest deNsity, già recensito su queste pagine. La creatura del musicista Dennis Rea, in quel disco, ha proposto un jazz-rock progressivo vigoroso, che oggi ritroviamo in un live (registrato in occasione del Nearfest del 2010), diciamolo subito, stupendo.

Con formazione rinnovata i Moraine presentano un repertorio spettacolare e coinvolgente, attraverso composizioni strumentali che risentono anche delle capacità improvvisative dei musicisti. Il connubio di strumenti  diversi, quali chitarra, violino, sax e flauto fa emergere quelle sonorità coloratissime da orchestra-rock che tanto piacevano, tanto per fare un nome, a Frank Zappa. Le sfuriate sonore in cui si lancia il gruppo sembrano un fluire costante e naturale di note, mai messe a casaccio, che escono dagli amplificatori innanzitutto per coinvolgere e trascinare chi ascolta. Un disco quindi viscerale, ma che non perde lo spirito di ricerca e di avventura che caratterizza il jazz, il progressive e l'unione di queste due "entità". Il "rock metamorfico" che viene fuori è una splendida espressione di come ancora oggi si possa provare a fare una musica totale e senza barriere, evitando di ricorrere a cliché precisi e lasciando sfogare istinti e passione. Non è roba da poco... Applausi sentiti e meritati per Rea e compagni!

Peppe
giugno 2012