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| Disc one 1-Credo in Cantus; 2-A richer Earth; 3-Under the infinite sky; 4-Grand central; 5-Kissing gate; 6-Pasquinade; 7-Rain on Sag Harbour; 8-Ice maiden; 9-River of life; 10-Desert passage; 11-Seven ancient wonders; 12-Desert passage; 13-Circle of light; 14-Forgotten angels; 15-Courtesan; 16-Ghosts of New York; 17-Shipwreck of St. Paul; 18-Cortege. Disc two 1-Credo in Cantus (instrumental); 2-Sojourn; 3-Speak of remarkable things; 4-Nocturne; 5-Long road home; 6-The golden leaves of Fall; 7-Credo; 8-Under the infinite sky (guitare ensemble version); 9-The stuff of dreams; 10-Old Sarum Suite; 11-For Eloise; 12-Winter song; 13-Ghosts of New York (piano version); 14-Daniel's theme; 15-Study in scarlet; 16-The lives of others; 18-Forever always. |
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Phase 1: Phase 2: Phase 3: Lucy Crowe: Vocal on Credo in Cantus; Belinda Sykes: vocal on Seven ancient wonders; John Parricelli: classical guitar on Courtesan & Daniel's Theme; Martin Robertson: Taragoto on Seven ancient wonders and E flat clarinet on Desert passage; Paul Clarvis: percussion on Desert passage; Chris Worsey: cello solo on Winter song; Michela Srumova: soprano voice on Winter song; Andrew Skeet: piano on Credo in Cantus, Grand Central, Credo & Ghosts of New York - solo version; Anthony Phillips: 12 string, 6 string, classical 6 & 8 string guitars, oud, saz, fydle english bazouki, piano on Ice maiden and Speak of Remarkable things. |
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| Durata disc 1: 46:43 Durata disc 2: 51:08 2012, Voiceprint. |
Le "basi" per questo disco nascono nel 2008, quando la Universal commissiona a Anthony Phillips un disco di library music e, contemporaneamente, gli fa conoscere Andrew Skeet, compositore con un importante curriculum, ricco di esperienze e collaborazioni. L'intesa tra i due è immediata, cominciano a comporre insieme ed anche a riarrangiare in chiave orchestrale alcuni vecchi pezzi di Phillips... Il progetto si protrae nel tempo; tutto viene curato attentamente e le registrazioni attraversano tre fasi ben distinte.
In una prima, nel 2008, l'Orchestra Filarmonica e Coro della Città di Praga incide le prime basi. Nella seconda tappa, datata 2009, c'è la registrazione di una sezione di archi. Infine si arriva al 2011 ed è di nuovo un'orchestra, composta da ben settanta musicisti, a completare le registrazioni presso i celebri studi di Abbey Road. Il 2012 arriva la pubblicazione dell'album Seventh Heaven, che alla fine risulta doppio ed è messo in commercio dalla Voiceprint. Saputo che si trattava di un lavoro orchestrale, i fan di Phillips avranno subito drizzato le antenne! I legami del primo chitarrista dei Genesis con la musica classica sono ben noti e dischi strepitosi come Tarka e Slow dance, senza dimenticare lo stesso Gypsy suite, contengono grandissima musica che, sia per motivi di tempo che di budget, Ant non riesce a pubblicare con frequenza.Diciamolo subito: Seventh Heaven è degnissimo di stare al fianco dei suoi più celebrati lavori! In coppia con Skeet, Phillips ci regala un'ora e trentotto minuti di meraviglie sonore, che vanno ad arricchire nel migliore dei modi la sua già vasta produzione.Si tratta di un album in cui è l'orchestra la principale protagonista, al punto che si può parlare a pieno titolo di musica classica, anche se, per chi conosce già bene l'arte phillipsiana, non mancano riferimenti alla sua produzione solista. Riferimenti che a volte sfociano anche in mirabili riletture di alcuni suoi brani già editi (sette per la precisione), la maggior parte dei quali estratti da Field day.
Musica barocca, musica classica dell'Europa centro-orientale, tanta melodia, una maestosità che non cade mai nel kitsch, momenti di meraviglioso romanticismo che potrebbero rappresentare colonne sonore di altissima scuola e quella raffinatezza che da oltre quarant'anni Phillips porta avanti, ci inondano costantemente ed offrono emozioni continue attraverso miniature sonore calde e avvincenti. Si avverte il grandissimo lavoro di arrangiamento che c'è alla base e che si tratta di un album realizzato prestando la massima attenzione ad ogni dettaglio.
Come già accennato, il più delle volte, durante l'ascolto, si è sopraffatti da un sound pienamente orchestrale, ma non mancano episodi per solo piano (struggente, tanto per ricordarne uno, il minuto e mezzo di Ice maiden) e passaggi in cui le chitarre acustiche si rivelano fondamentali (Circle of light, la sublime Nocturne in cui Ant è coadiuvato dagli archi, una versione di Under the infinit sky, For Eloise, giusto per citarne alcuni, entreranno sicuramente nelle grazie di chi ama certe sonorità). Particolarissima, poi, Desert passage, introdotta da un sound misterioso ancora di chitarra acustica, che dopo due minuti si trasforma, a sorpresa, in un etno-rock vivace, con percussioni (che saranno ancora più pressanti nella reprise del pezzo) e clarinetto in evidenza, prima del finale in cui la chitarra è stavolta accompagnata dall'orchestra che regala sapori mediorientali. Ci sono persino tre tracce in cui la presenza delle cantanti Lucy Crowe, Belinda Sykes e Michela Srumova delinea caratteristiche prettamente liriche.
Abbiamo giusto indicato un po' i tratti distintivi di un disco che, non ci stanchiamo di ripeterlo, è davvero stupendo. Descrivere minuziosamente tutti i trentacinque brani che lo compongono avrebbe generato un resoconto probabilmente pesante da leggere e che non farebbe capire che non un solo secondo di Seventh Heaven è di troppo o è fuori posto. Inutile anche dilungarsi sul "genere" di musica, sui potenziali legami con il progressive che trattiamo su queste pagine, nè sulle influenze che si possono notare. Insomma, si potrebbero citare Tchaikovsky, Vivaldi, Gershwin, Morricone... Ma la realtà è che Phillips, con l'ausilio di un partner perfetto come Skeet, ci fa dono di un'altra perla di inestimabile valore che mostra tutto il suo talento e che esalta le sue enormi qualità di compositore.
Peppe
agosto 2012
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