Brani:
1-Prelude; 2-Ruhkukah; 3-Low levels, high stakes; 4-Hard hat area; 5-Tullio; 6-House of mirrors; 7-Postlude.
Formazione:
Alland Holdsworth: guitar & SynthAxe; Steve Hunt: keyboards; Skuli Sverisson: bass guitar; Gary Husband: drums.
Produced by Allan Holdsworth

1993, ristampa 2012 Moonjune Records

 

Sempre molto attenta allo scenario jazz-rock internazionale, la Moonjune Records piazza un bel colpo ristampando alcuni titoli della discografia di Allan Holdsworth. Più precisamente si va a pescare negli anni '90 della produzione del fenomenale chitarrista e cominciamo dando attenzione a Hard hat area, lavoro datato 1993.

Si tratta di un album che segue la scia di quel jazz-rock progressivo carico di fusion che Holdsworth portava avanti fin dagli esordi solisti. Per supportare un talento enorme, anche i "comprimari" (le virgolette sono d'obbligo) devono avere qualità e preparazione e per l'occasione la line-up è completata dal fido Gary Husband alla batteria, da Steve Hunt alle tastiere e da Skuli Sverisson al basso. L'affiatamento tra i musicisti è totale e nel lavoro in studio, come dichiarato dallo stesso Holdsworth, fu fondamentale l'apporto di tutti.
Si parte con Postlude, una breve introduzione dal sound orchestrale e moderno, con il timbro della chitarra a sostenere una particolare atmosfera, ma subito dopo la vivacissima Ruhkukah ci porta in quei sentieri di fusion nei quali non è facile districarsi, ma che Holdsworth affronta con una sempre sorprendente naturalezza. Se la maggior parte dei brani presenti nell'album segue questa scia, è un piacere segnalare Low levels, high stakes, che si muove su coordinate un po' differenti, aperta con estrema eleganza dal piano si mantiene compassata per diversi minuti, pur con variazioni di atmosfera e cambi alla guida tra Hunt e Holdsworth. Man mano il guitar-playing va in crescendo e così sale anche l'intensità in una cascata continua di note.
Sempre attento agli sviluppi della tecnologia, il Maestro all'epoca sperimentava al massimo le potenzialità del SynthAxe e della baritone guitar ed ecco che brani come la title-track, House of mirrors e il Postlude finale sono occasioni per cogliere peculiarità e sonorità tipiche di chi continua a guardare avanti cercando di proporre timbriche innovative.
Hard hat area è, in definitiva, uno dei tanti lavori riusciti di Holdsworth e le caratteristiche della sua musica emergono benissimo in quest'album, la cui tecnica mirabolante è messa al servizio di composizioni agili, vibranti e ricercate.


Peppe
ottobre 2012