alt Brani:

Parte A (studio)
1-Crescendo; 2-Sequenza circolare; 3-La giostra; 4-Non chiudere a chiave le stelle.
Parte B (live bonus tracks)
5-Non chiudere a chiave le stelle; 6-Crescendo; 7-Saggezza.

Formazione:
Parte A
Leonardo Sasso: voce; Luciano Boero: basso, chitarra classica, chitarra acustica; Giorgio Gardino: batteria; Oscar Mazzoglio: tastiere; Max Brignolo: chitarre; Maurizio Muha: tastiere
Parte B
Leonardo Sasso: voce; Luciano Boero: basso; Giorgio Gardino: batteria, vibrafono; Oscar Mazzoglio: Hammond, tastiere, minimoog; Ezio Vevey: chitarra; Michele Conta: pianoforte, tastiere; Alberto Gaviglio: flauto traverso.
2012, Fading Records - Durata totale: 35:03

Magari non c'è unanimità di vedute sul valore di Forse le lucciole non si amano più, ma è innegabile che quel disco uscito "fuori tempo massimo", nel 1977, quando il prog italiano aveva già sfornato fior di capolavori, ha comunque lasciato un segno forte. E la Locanda delle Fate, il gruppo autore di quell'album, ha consolidato, nel corso degli anni, un nome che, volenti o nolenti, è entrato nel cuore di tanti appassionati. La recente reunion della band ha permesso così a tanti fan di riavvicinarsi a quelle composizioni intrise di un affascinante romanticismo che sono diventate un importantissimo pezzo di storia del prog nostrano. Con nuovi spettacoli live la Locanda è tornata in auge e pubblica ora, tramite la Fading Records, un cd di breve durata contenente alcune chicche molto interessanti.

Idealmente suddiviso in una parte A in studio incisa dall'attuale line-up del gruppo ed una parte B caratterizzata da bonus tracks dal vivo frutto di una registrazione di un concerto ad Asti del 21 novembre 1977, questo lavoro tocca solo i trentacinque minuti ma i contenuti sono decisamente apprezzabili. Ci sono innanzitutto da segnalare i due brani inediti che erano già pronti nei seventies e suonati in concerto all'epoca, ma che non hanno mai visto la luce a causa dapprima dell'impossibiltà di andare oltre certi minutaggi su LP e poi del precoce scioglimento della band. I più attenti già conosceranno La giostra per la sua presenza nel live uscito negli anni '90 per la Mellow Records. L'altro pezzo forte è invece intitolato Crescendo. Si tratta di due composizioni molto belle (la seconda in particolare sprigiona davvero uno charme immenso), che ricalcano quello stile e quegli arrangiamenti sopraffini che hanno reso celebre la formazione piemontese e quindi possiamo riassaporare quel rock sinfonico che unisce il gusto e la classicità dei grandi padri britannici (Renaissance, Genesis, Camel), unito a forti componenti di mediterraneità e di lirismo tipicamente italiano, non distante dalle raffinatetzze del Banco del Mutuo Soccorso d'annata. Tutto ciò anche grazie alla scelta di fare impiego di una strumentazione vintage da parte dei componenti attuali della Locanda, con tastiere e chitarra capaci di regalare nuove emozioni con i loro solos e i loro intrecci. Nota di merito anche per Leonardo Sasso, la cui voce sembra non aver subito alcuna usura, risultando ancora potente, coinvolgente e teatrale.
Oltre a queste due tracce la parte A contiene Sequenza circolare, che è un breve brano strumentale in cui il piano classicheggiante regala due minuti e quaranta di grande eleganza, e una nuova versione di Non chiudere a chiave le stelle, che mantiene intatta la sua delicatezza.
 
Il materiale live del 1977 ci offre una piccola testimonianza della capacità della Locanda delle Fate di eseguire sul palco quella proposta che nella versione in studio appare a molti una perfetta summa del rock progressivo italiano di quel periodo. Purtroppo la registrazione originaria è andata in buona parte persa ed è stato possibile recuperare solo pochi estratti (per di più di qualità audio tutt'altro che ottimale), perciò il documento, benchè enormemente stuzzicante, resta incompleto.
 
Queste "lucciole mancanti" sono così solo un piccolo tassello che va a completare un quadro che era però già perfettamente chiaro per chi ha amato quello storico disco del 1977. Un atto sotto certi aspetti dovuto. anche se non aggiunge niente di realmente di nuovo alla storia del gruppo e che comunque contiene grandissima musica, rivelandosi acquisto indispensabile per i tanti seguaci che in trentacinque anni hanno contribuito a tenere in debita considerazione il nome Locanda delle Fate.

Peppe
novembre 2012