alt      Brani:
1-Egiziaca; 2-Clepatra through, 3-Fat; 4-Vascello; 5-02-09; 6-Opus focus; 7-Bani ahead; 8-Pocho.
Formazione:
Domenico Angarano: bass guitar; Derek Di Perri: harmonica; Marcello Giannini: guitar; Salvatore Rainone: drums; Ciro Riccardi: trumpet; Pietro Santangelo: tenor and soprano sax; Riccardo Villari: violin.
Prodotto daSlivovitz.
2011, Moonjune Records - Durata totale: 43:36

C'era attesa per il nuovo album dei napoletani Slivovitz dopo l'apprezzatissimo Hubris del 2009 ed ecco che, ancora per la Moonjune Records, esce questo Bani ahead.

La formazione è leggermente variata rispetto al lavoro precedente e si nota, in particolare, l'assenza delle parti cantate. I musicisti, così, sono liberi di concentrarsi sui loro strumenti e puntano ancora di più sulla loro vena jazzistica. L'accoppiata Ciro Riccardi e Pietro Santangelo, rispettivamente tromba e sax, si ritrova spesso a incrociare la chitarra di Marcello Giannini e il violino folk di Riccardo Villari, creando combinazioni elettroacustiche dal sapore magico. Egiziaca introduce al meglio il cd, con quasi sette minuti di intrecci e fughe, che in parte sembrano la naturale prosecuzione della musica finora proposta, in parte rievocano certi fasti canterburiani cari ai Soft Machine post Wyatt. Il violino svetta più in primo piano in brani come Cleopatra through, in cui vien fuori un fuoco ben in sintonia con certe esperienze di Zappa e della Mahavishnu Orchestra, o nell'inizio di 02-09, dove la fusione di stili diversi si fa più evidente. Ma è comunque l'unione di forze e la coesione che traspare in ogni composizione che è davvero impressionante e che mostra la fantasia e le capacità della band.

Un pizzico di avanguardia e rock da camera, senza alcun eccesso, spunta qua e là (Fat e Vascello) nei voli articolati degli Slivovitz, insieme a spunti davisiani (la lenta e stravagante Opus Focus), al non negato apprezzamento per certe soluzioni di scuola mitteleuropea (la vivace title-track) e alla capacità di creare un linguaggio sonoro universale eppure legato alla melodia mediterranea (Pocho).

Compatti e talentuosi, gli Slivovitz sanno catturare nonostante una proposta non proprio facilissima; il loro jazz-rock risulta trascinante, capace di rendersi subito "simpatico" e avventuroso al punto giusto, senza raggiungere alcun tipo di estremismo.

Bani ahead è un album meno partenopeo e meno sorprendente del suo acclamato predecessore, ma convince completamente e mostra un gruppo nel pieno della maturità, capace di proporre una musica ricca di cromature e un'inventiva ancora notevole, riuscendo, nel contempo, nel non facile compito di districarsi da certo manierismo tipico del jazz-rock odierno. Giunti al terzo album direi che gli Slivovitz meritano pienamente di essere annoverati tra le scintille più luminose dell'attuale panorama italiano.

Peppe
maggio 2012