alt Brani:
1-Countdown; 2-Nuages; 3-How deep is the ocean; 4-Isotope; 5-None too soon pt. one / Interlude / None too soon pt. two; 6-Norwegian wood; 7-Very early; 8-San Marcos; 9-Inner urge.
Formazione:
Allan Holdsworth: guitar & SynthAxe; Gordon Beck: piano, keyboards; Gary Willis: bass guitar; Kirk Covington: drums.
Produced by Allan Holdsorth.

1996, ristampa 2012 Moonjune Records - Durata totale: 51:04

Si potrebbe quasi dire che in questo album un maestro omaggia i suoi maestri. Allan Holdsworth pubblicò questo disco nel 1996 e, con l'importantissimo contributo del pianista inglese Gordon Beck si tuffò a capofitto nel jazz, rielaborando in maniera personalissima degli standards di John Coltrane, Django Reinhardt, Bill Evans, Joe Henderson e Irving Berling. Lo zampino di Beck è molto forte in questo lavoro, sia perchè è stato lui a scegliere i brani, sia perchè ne ha curato gli arrangiamenti, sia per il suo apporto di musicista e compositore.

L'apertura è affidata a Countdown, firmata Coltrane, che sembra quasi un ponte tra certo jazz d'avanguardia degli anni '60 e la fusion moderna di cui Holdsworth è maestro. Particolarmente brillante è la successiva Nuages (di Reinhardt), delicatissima e sognante, così come la evansiana Very early, una perla di eleganza magistrale pescata nel vasto repertorio del pianista statunitense. Più spedite, invece, How deep is the ocean (opera di Berlin) e i due brani di Joe Henderson Isotope e Inner urge, che diventano, così, quelli che maggiormente si avvicinano al repertorio hodsowrthiano fatto di virtuosismi e perfezione esecutiva.
Molto interessanti anche le due composizioni di Beck, capace di creare nella title-track una minisuite di jazz-rock progressivo, che evoca anche certe esperienze canterburiane e che prevede un intrigante interludio atmosferico guidato dal SynthAxe (un sintetizzatore con forma e struttura molto simile alla chitarra, di cui Holdsworth ha fatto largo uso in carriera), e di orientarsi verso lidi quasi metheniani in San Marcos.
Per concludere, si segnala anche l'originale rivisitazione di Norwegian wood, un sempreverde dei Beatles, che per l'occasione si protrae fino a toccare quasi i sei minuti e che diventa momento di "duello" tra chitarra elettrica e piano, capaci di intrecciarsi e di alternarsi in fughe solistiche da brivido.
E' un Holdsworth parzialmente diverso quello che vien fuori da None to soon, ma la classe si mantiene sempre immensa e i risultati sono ancora una volta ottimi!


Peppe
ottobre 2012