Brani:
1-Il giardino del nocciolo e del melograno; 2-Le marriage du soleil et la lune; 3-La città azzurra del sole
Formazione:
Runaway Totem
Cahäl de Bêtêl: voice, guitars, electronic guitar, synth, keyboards; Tipheret: drums, percussions, gamelan; Giuseppe "Dauno" Buttiglione: telluric bass, fretless bass; Raffaello "Re-tuz" Regoli: voice, voices diplofoniche, obliquazioni; Issirias Moira Dusatti: voice; Anbis-Ur Marco Zanfei: electronic piano, keyboards.
Modern Totem Ensemble
Stefano Roveda: violin; Francesco Ciech: cello, Giordano Grossi: contrabass; Anna Boschi: flutes; Claudia Fedrizzi: oboe; Alessandro Leonardi: trumpets; Albino Zanoni: trombone; Mirko Pedrotti: vibraphon; Abid Mohamed: poeta, voice; Stelio Castellano: pittura; Hor-Douaty: webmaster; Mauro Biatel: fotografia.
Prodotto da Runaway Totem
2011, Runaway Totem Records - durata totale: 68:21

Giunge al capolinea la trilogia "4 elementi 5", creata dai Runaway Totem, che si presentano per l'occasione in una formazione rinnovata, che annovera, tra gli altri, Raffaello Regoli alla voce, adepto di Demetrio Stratos e noto per i suoi trascorsi con i Cormorano e per la sua attività nell'organizzazione della manifestazione Omaggio a Demetrio Stratos.

La struttura del nuovo album Le roi du monde è simile a quella del precedente, con due composizioni lunghissime che si assestano intorno alla mezz'ora di durata, più un brano più breve, ma comunque articolato. Sfruttando gli spazi di minutaggi così ampi, i musicisti si lasciano andare anche stavolta in un personalissimo dark symphonic rock, con le solite tracce di zeuhl vanderiano ed una forte componente teatrale. Le atmosfere sinistre si dilatano per lunghi minuti, come l'incipit dell'opener Il giardino del nocciolo e del melograno (che arriverà a superare i trentadue minuti), giocato su tappeti tastieristici sui quali si alternano cori, parti recitate, ritmi lenti e solenni, scrosci di pioggia ed effetti vari. La composizione va avanti sonnolenta, senza esplosioni, con il Modern Totem Ensemble che grazie alla strumentazione classica contribuisce ad ispessire gli aspetti cameristici della musica dei Runaway Totem. Bisogna aspettare il quattordicesimo minuto per l'improvvisio cambiamento di rotta, dettato da ritmi potenti, miscele di più voci altisonanti ed un indirizzo molto vicino alla musica dei Magma, come forse mai la band aveva fatto prima d'ora. Seguono nuovi passaggi d'atmosfera, con piano, fiati, voci lontane e sussurrate e sonorità elettroniche in sorrofondo non invadenti. Il bel crescendo che parte verso il ventiquattresimo minuto rievoca poi visioni psichedeliche e oniriche di un passato rock (qui vengono a galla anche le influenze dettate dai Pink Floyd di A saucerful of secrets e Ummagumma) che viene modernizzato, infarcito di tinte cupe e di inquietudine.

Dopo un ascolto così asfissiante, non sorprende che i sei minuti e quarantatre secondi di Le marriage du soleil et la lune siano un po' più leggeri (ovviamente più leggeri per i canoni della musica dei Runaway Totem, non aspettatevi certo una Celebration pfmiana), con flauto, chitarra elettrica, piano ad alternarsi e inseguirsi, melodie vocali femminili e maschili solenni e malinconiche ed un indirizzo sinfonico sicuramente riuscito.

L'altra chilometrica suite, La città azzurra del sole, che arriva a ventinove minuti e mezzo, è da subito più maestosa, con un prog quasi barocco e molto vivace, che ben presto si fa nervoso e con vaghi punti di contatto con i King Crimson. Spunti classicheggianti pianistici, dissonanze, chitarra frippiana, la voce conturbante della bravissima nuova cantante Issirisa Moira Dusatti pronta ad alternarsi a quelle maschili, un keyboards-playing sinfonico e orchestrazioni che si aggirano tra avanguardia e musica colta guidate da archi e fiati, persino accenni di bandismo e imprevedibiltà zappiani sono tutte cose a cui si va incontro durante lo scorrere dei minuti di questa composizioni che chiude degnamente un altro lavoro che va a infarcire una discografia sempre più nutrita.

Quello che scaturisce da questo disco è una piena conferma delle qualità dei Runaway Totem. Forse Le roi du monde non è pienamente convincente come i suoi più vicini predecessori, visto che a volte certe atmosfere si prolungano fin troppo e, pur coinvolgenti, rendono un po' pesante l'ascolto, ma la qualità della particolarissima proposta resta molto elevata. Dopo il trittico proposto aspettiamo con curiosità gli sviluppi di questo progetto che si conferma unico; siamo certi che arriveranno nuove piacevolissime sorprese.

Peppe
aprile 2012