| Brani: | |
| 1-Back to You; 2-Coffee in Neukölln; 3-Kyrie; 4-Fool's Epilogue; 5-Streets of Berlin; 6-Starfull Jack; 7-Inside My Dreamer's Eyes Part 1; 8-Inside My Dreamer's Eyes Part 2; 9-The Lives of Others. | |
| Formazione: | |
| Luca Pancaldi: lead vocals, backing vocals; Luca Zabbini: Moog and
Yamaha analog synthesizers, Hammond, Yamaha grand piano, acoustic and
electric guitars, alto saxophone, backing vocals; GB Giorgi: electric
and fretless bass, 7 strings bass, electric upright bass, guitars on
track 6. Onelio Zabbini plays flute on tracks 2 and 5. A big thank to : Mariafiore Garbellini for patience and her help with lyrics. |
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| 2012, Musea |
Dopo 3 anni dall’ultimo lavoro in studio pubblicato il gruppo bolognese esce con il nuovo album, il terzo della sua carriera. Dopo un primo lavoro un po’ immaturo, nel 2009 Rebus ha stupito un po’ tutti per la sua bellezza e freschezza, e francamente pareva che i Barock Project non avrebbero potuto fare di meglio. E invece…
Appena inserito il disco nel lettore cd sono stato folgorato; cercherò di essere il più analitico possibile e di non perdermi in elogi smisurati, nonostante sia per me difficile contenermi, visto il livello che questi ragazzi stanno piano piano raggiungendo.
Tecnicamente sono mostruosi e questo già lo si sapeva, visti i vari concerti in cui hanno riproposto i grandi classici del sinfonico e del progressive negli ultimi anni, ma la loro grandezza non si può misurare solo su questo parametro.
Se Rebus era un album sorprendente per la sua eterogeneità e per la proposta così variegata, la forza di quest’album sta nel come è stato strutturato il disco stesso, ovverosia a forma di concept. Un disco molto più omogeneo che scorre linearmente tra i vari momenti, una storia raccontata. Aprendo la copertina del disco c’è un ringraziamento della band che dichiara che per loro gli ultimi anni sono stati un po’ movimentati, e che spera con questo disco di aver comunicato le emozioni provate nel periodo della gestazione dell’opera, e devo dire che il risultato finale è toccante. Il tema è quello della Berlino del muro, è permeato di sentimenti quali l’angoscia della separazione, la speranza, il sogno e la disperazione, tutto in un tourbillon che stravolge l’ascoltatore. Back tou you, la canzone con cui si sono presentati anche su Youtube, è una traccia in pieno stile Rebus, riprende sonorità sinfoniche di emersoniana memoria. Il tastierista Zabbini è un Emerson addicted e questo lo sappiamo, ma sempre più riesce ad adattare le sue sonorità rendendole innovative e originali, fresche, nonostante la sua attitudine.
La title-track da una virata verso un suono che secondo me potrebbe rivelarsi il vero marchio di fabbrica per i Barock Project del futuro: dopo aver proposto sinfonico più o meno classico, con qualche escursione nella canzone italiana o nel crossover elettronico e folk del disco precedente, qui con Coffee in Neukolln virano su un sinfonico delicato che dapprima occhieggia addirittura a qualche lavoro di Wetton e Downes, per poi aprirsi in un corrosivo rock sinfonico mescolato a metal potente, con la una sezione ritmica forsennata e uno scream di Pancaldi che rispolvera la sua esperienza heavy metal passata. Consiglio tra l’altro la visione del video ufficiale, che si trova sempre su Youtube o tramite il sito della band, davvero molto toccante.
L’unico momento debole dell’album arriva nei due pezzi più “barocchi”, ovvero il passaggio Kyrie - Fool’s Epilogue. Quest’ultima è sullo stile del Don Giovanni di Rebus, ma il risultato è molto più moscio.
Streets of Berlin e Starfull Jack sono i due pezzi meno “classici” di tutto il disco, in particolare la seconda è uno dei momenti più belli di tutto il cd.
Il lavoro si chiude infine con una mini suite di tre canzoni, le due Inside My Dreamer’s Eyes e The Live of the Others, che eleva all’ennesima potenza la caratura di questo disco. Se con la title-track si è intesa la direzione che stanno prendendo i Barock Project, qui si palesa totalmente. Un progressive sinfonico con parti di chitarra e sezione ritmica che alterna improvvisazioni che occhieggiano al jazz a momenti decisamente new-prog con sfumature metal (mi ricordano gli ultimi lavori degli IQ in certi frangenti) e un uso delle tastiere barocco sì, ma mai manieristico e sempre ben dosato nella quantità giusta. Per me il 2012, a 6 mesi dalla chiusura dell’anno, ha già un vincitore. Disco da non perdere assolutamente.
Roberto Veneziani
maggio 2012
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