Brani:
1-Caronte I; 2-L'uomo; 3-Un posto; 4-Dio del silenzio; 5-La prima goccia bagna il viso; 6-Figure di cartone; 7-Un'isola / Illusione da poco / Clessidra; 8-Dentro me; 9-Io, la strega; 10-Zarathustra; 11-Un villaggio, un'illusione; 12-Farfalla senza pois; 13-La carrozza di Hans / Impressioni di settembre.
Formazione:
Lucio Calegari: guitar; Paolo "Apollo" Negri: organ; Enrico Garilli: bass; Ricky Lovotti: drums; Monica Sardella: vocals; Lino Vairetti: vocals; Andrea Concarotti: drums; Martin Grice: flute, saxophone; J.C. Cinel: vocals; Sophya Baccini: vocals; Aldo Tagliapietra: vocals; Antonio Bartoccetti: guitar; Stefano "Lupo" Galifi: vocals.
2011, Black Widow - durata totale: 79:00

Dopo essersi fatti valere e notare dal pubblico con due interessantissimi album quali From the purple skies e Witchflower, con Visioni, deliri e illusioni, i Wicked Minds continuano un percorso che li porta sempre più vicini al progressive, pur senza perdere quelle connotazioni derivanti dall'amore per l'hard rock.

Contornandosi di grandi protagonisti della scena italiana storica (ma anche con l'importante presenza della sempre bravissima Sophya Baccini in un paio di brani), la band, infatti, si lancia in un tributo al prog italiano dagli anni '70. Già l'elenco degli ospiti è roba da serie A: Lino Vairetti, Aldo Tagliapietra, Stefano "Lupo" Galifi, Martin Grice, Antonio Bartoccetti sono nomi molto amati dagli appassionati. I brani su cui hanno puntato i Wicked Minds, poi, non sono banali, ma ugualmente molto rappresentativi di quell'epoca incredibile che ci ha lasciato in eredità fior di capolavori. L'apertura è affidanta a Caronte I dei Trip, in una bella versione energica. Con L'uomo degli Osanna si comincia a vedere meglio il "trattamento" che la band ha dato a queste composizioni, con chitarre ruvide ed un organo passatista e caldissimo a rinforzare quel sound che ha fatto storia. Per alcuni nomi "pesanti", la band ha scelto brani apparentemente non di primo piano nella loro discografia, come accade per il Balletto di Bronzo (Un posto), i Delirium (Dio del silenzio), New Trolls (La prima goccia bagna il viso), Le Orme (Figure di cartone). Interessantissima la scelta di puntare anche su nomi non sempre così considerati, a partire dai Dietro Noi Deserto (dai quali nacquero poi gli Jacula), i Gleemen, o gli stessi Nuova Idea e Circus 2000. L'album è lunghissimo, ma sembra finire immediatamente grazie alla performance di musicisti bravissimi, che con la loro energica verve sanno rinvigorire i pezzi proposti. Dalle loro esecuzioni si capisce pienamente quanto siano legati al progressive e pur cercando di personalizzare un po' il sound, grazie alla loro capacità di essere trascinanti e vigorosi, fanno anche percepire pienamente la raffinatezza e la qualità di una musica che in quarant'anni non ha perso un briciolo di fascino. Basta ascoltare la riproposizione di Zarathustra del Museo Rosenbach (con Galifi alla voce) e Un villaggio, un'illusione di Quella Vecchia Locanda per capirlo. Ed anche il finale, affidato alla scelta "meno sorprendente", con l'accoppiata La carrozza di Hans / Impressioni di settembre, che hanno contribuito a rendere celebre la PFM, i Wicked Minds risultano godibili e credibili. 
 
Cimentarsi in un simile repertorio, per quanto piacevole, è sempre rischioso, ma Il loro tributo è sentito e riuscito e rappresenta al tempo stesso un bel modo di riapprezzare brani che abbiamo nel cuore e di cominciare a scoprire un po' meglio, per il neofita, quel vastissimo e bellissimo panorama che negli anni '70 era offerto dal rock progressivo italiano.

Peppe
gennaio 2012