Steve Hackett - Spectral mornings

Dopo due prove soliste e ormai lontano dai Genesis già da un paio di anni, Steve Hackett inizia a mettere al meglio a fuoco la sua proposta, che con “Spectral mornings” va a spaziare su più fronti stilistici, cosa che andrà a caratterizzare spesso e volentieri la produzione futura. 

Se, infatti, si avvertono inevitabilmente ancora reminiscenze del suo passato legato al progressive rock, non mancano tessiture di grande raffinatezza acustica, con la 12 corde e il flauto in bella evidenza (“The virgin and the gypsy” e “Lost time in Cordoba”), una stravaganza che spinge la musica verso sapori d’Oriente (“The red flore of tachai blooms everywhere”) e uno di quei pezzi umoristici che amerà spesso inserire nei suoi dischi, dall’andamento bizzarro e che può rievocare canzoni degli anni ’50 nella prima parte e caraibiche nella seconda (“The ballad of the decomposing man”). 
 
Da segnalare anche la brillante costruzione di “Tigermoth”, sette minuti e mezzo suddivisi in due sezioni: si parte con l’andamento frenetico e quasi asfissiante guidato dalla chitarra elettrica, con una pausa centrale più ipnotica e d’atmosfera e si va a concludere con un frammento cantato, melodico, ma allo stesso tempo solenne.

Poi ci sono i pezzi da novanta, quelle composizioni più ricercate e articolate nelle quali Steve lascia andare liberamente il suo estro e può far viaggiare, così, il suo strumento in maniera più appariscente realizzando vere e proprie perle. Si tratta di tre brani che diventano importantissimi momenti degli spettacoli dal vivo e che ancora oggi vengono osannati dal pubblico durante le esecuzioni in concerto. 
“Every day” alterna belle melodie nei momenti cantati, passaggi di sognante atmosfera e sfuriate strumentali di grande impeto dove la sei corde va a sbizzarrirsi in più direzioni attraverso solos di pregevolissima fattura, oltre che trascinanti. “Clocks – The angel of Mons” è una cavalcata straordinaria dalle splendide dinamiche, con cambi di tempo e di atmosfera, un assolo di batteria micidiale ed ossessivo ed un tema principale caratterizzato da un riff che fa centro e che rimane scolpito immediatamente nella testa e nel cuore dell’ascoltatore. E poi c’è la title-track, uno dei vertici più elevati della carriera di Hackett, uno strumentale meraviglioso e carico di pathos in cui la chitarra elettrica va a disegnare un rock sinfonico di incredibile qualità. In sei minuti e mezzo di assoluto splendore le note volano ipnotiche, i ritmi accelerano e rallentano e Steve riesce a creare scenari sonori di enorme fascino e talmente suggestivi che potrebbero rivaleggiare con quel capolavoro di perfezione che lui stesso contribuì a rendere immortale e che ha il titolo di “Firth of Fifth”.

Insomma, con il suo terzo disco solista Steve consolida nel migliore dei modi quelle fondamenta che diventeranno parte importante, con le loro caratteristiche, di una carriera discografica che sarà ricca e lunghissima. Ovviamente il ruolo di protagonista principale è affidato alla chitarra, ma spicca soprattutto un artista in forma e pieno di risorse, ormai indirizzato verso un percorso personale attraverso cui mostra ottime doti sia da un punto di vista esecutivo che da quello compositivo.

1979, Charisma
 
1) Every Day (6:14) 2) The Virgin and the Gypsy (4:28) 3) The Red Flower of Tachai Blooms Everywhere (2:05) 4) Clocks (The Angel of Mons) (4:16) 5) The Ballad of the Decomposing Man (featuring "The Office Party") (3:48) 6) Lost Time in Cordoba (4:03) 7) Tigermoth (7:35) 8) Spectral Mornings (6:32)

Total Time 39:01

Steve Hackett: lead vocals (1,5) & harmonies (2), guitars & Roland GR-500 guitar synth, koto (Cantonese), harmonica, extras, co-producer
Pete Hicks: lead vocals (2,7) & harmonies (1,7); Nick Magnus: keyboards, synthesizers (Novatron, RMI, Minimoog, Roland String & SH-2000, Vox String Thing), harpsichord, clavinet, Fender Rhodes electric piano; John Hackett: flutes (concert & Chinese bamboo), bass pedals; Dik Cadbury: bass, bass pedals, violin, vocal harmonies (1,2,7) & vocal arrangements; John Shearer: drums & percussion
 
Peppe
ottobre 2015
 (recensione originariamente pubblicata su Dusk - Italian Genesis Magazine, n. 81, dicembre 2015, all'interno di un'ampio articolo dedicato al box-set di Steve Hackett "Premonitions")

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