Aufklarung - Nell’idea di un tempo che (2025)
Geppo (voto 5): inizio ad ascoltarlo e mi sembra già sentito: strutture classiche e buoni suoni, piacevoli ai nostalgici dell’epoca d’oro del prog italiano. Gruppo solido e compatto, percorre strade musicali ampiamente battute, disco imperniato sull’accompagnamento al prevalente cantato. Pur non rientrando negli standard dei miei ascolti da preferire, penso possa interessare i cultori del sottogenere.
Montag (voto 8): Una piacevole sorpresa. Niente di nuovo, ma tutto fatto molto bene. Suoni moderni che si intrecciano con sonorità classiche, con un buon cantato e buone composizioni che dimostrano di aver assimilato molto bene il sinfonico italiano. Unica pecca, è la mancanza di sperimentazione e voglia di dilungarsi maggiormente nelle parti strumentali. Resta comunque una proposta molto valida che mi ha fatto cercare il disco precedente (che mi ero perso) facendomi venire la curiosità di ascoltare e la voglia di un riascolto.
Peppe (voto 8): Quando all’ultimo festival di Veruno ho visto questo cd in vendita, senza annunci, senza pubblicità prima dell’uscita, senza possibilità di un preascolto, l’ho comprato a scatola chiusa, visto che sono uno di quelli che ha adorato l’album degli anni ‘90 di questa band pugliese. Non sono rimasto deluso! Dopo tanto tempo la classe è rimasta intatta, grazie a strutture in cui, in brani ad ampio respiro, viene proposto un prog sinfonico classico ed elegante. Bei suoni, belle melodie, belle combinazioni tra chitarre e tastiere, giusti equilibri tra parti cantate e strumentali e concept con un tema delicato. Rispetto all’esordio, gli Aufklarung scelgono di cantare in italiano, cosa che stavolta li fa avvicinare, come termini di paragone, ai nomi storici della nostra penisola, più che a quelli britannici.
IQ - Dominion - (2025)
Geppo (voto 5): ascoltato per dovere, difficilmente mi sarei proposto di farlo perchè oramai ciò che mi aspetto dalle band new-prog è quasi sempre scontato. Ed infatti la coerenza stilistica degli IQ appare immutata, con un lavoro manierato come si conviene in formule oramai ripetitive. Mantenere uno standard può essere un pregio per chi ama la statica “confort zone” di una parte della musica rock-progressiva. Non deluderà i fan del gruppo.
Montag (voto 7): lavoro ben fatto, soliti bei suoni e intrecci tra chitarra e tastiere. Il problema è tutto lì in “soliti”. Ormai gli iQ producono album fotocopia con certosina attenzione a ripercorrere i binari degli album precedenti. Non mi dispiace e se fosse il vostro primo disco degli iQ da ascoltare meriterebbe anche 10, ma anche la lasagna tutti i giorni, stanca.
In ogni caso se mi viene voglia di ascoltare gli iQ guardo più a quegli album che trasudano esperienza (la mia), consumati a suo tempo, rispetto a queste novità che per me sanno di un ottimo prodotto ormai scaduto.
Peppe (voto 7): si potrebbe dire “i soliti IQ”. E questa è una cosa che può essere vista al tempo stesso come pregio e difetto: difficile trovare sorprese quando si presentano con un nuovo album; altamente improbabile la possibilità di trovarsi di fronte ad un lavoro insufficiente. Da tempo la band ha imboccato una strada che non presenta novità, ma gli standard si mantengono buoni e anche questa volta i fan saranno soddisfatti. Molto bella la suite che apre il disco, a cui darei un 8 pieno; inferiori, ma comunque validi, gli altri brani.
Margorani/D’Alessandro/Cutler - Triangolazioni - (2025)
Geppo (voto 6): Siamo in territorio R.I.O./Canterbury, foriero di possibili ed insolite novità sonore. Ed in effetti questo lavoro che parte da una collaborazione a distanza, su base di parti di batteria a cui vengono aggiunti gli altri strumenti, si lascia apprezzare oltre la sufficienza (mezzo voto). L’alternanza di ritmiche irregolari, motivetti sgembi ma quasi fischiettabili, divagazioni strumentali di ampio respiro, in un ambiente avanguardistico, creano il giusto clima per chi ama esplorare la musica rock progressiva meno convenzionale.
Montag (voto 6): Parte bene, poi si perde un po’, soprattutto nel lungo brano Nubendi Traditi: atmosfere e piglio un po’ statico che a me non entusiasmano particolarmente. Anche i suoni a volte non li gradisco, come le tastiere nel secondo brano. Non mancano comunque momenti belli, come nel primo brano, come dicevo, e qui e lì nelle tracce successive. Non metto mezzi voti, quindi decido per una sufficienza che comunque non candida questo disco ad un riascolto frequente nel prossimo futuro.
Peppe (voto 7): piacevole disco destinato a chi ama ascoltare musica legata alla scuola di Canterbury e al R.I.O. Si alternano brani dalle melodie scanzonate, un po’ sulla falsariga di quanto già proposto dagli Homunculus Res di D’Alessandro e soluzioni meno convenzionali, dettate dall’istinto della collaborazione a distanza e dallo spirito di ricerca dei musicisti coinvolti, tra dissonanze e ritmi stravaganti.
Accordi/Disaccordi
(come la deviazione standard unisce o divide)
5 uu’s - Hunger’s Teeth (1994) - Deviazione Standard = 0
Geppo (voto 8): Spiazzante al primo ascolto, lasciandoti subito nella mente il canto dissonante e le morbide tracce melodiche. Ma la forma canzone è tutt'altro che scontata, apparentemente amorfo in senso letterale, tutto è destrutturato, una sorta di caos sonoro organizzato con i più svariati strumenti ed elettronica. Non esaustivo citare possibili riferimenti: questo è un gioiellino del rock progressivo intransigente ed avanguardistico.
Montag (voto 8): Disco che conobbi grazie alle mie bieche frequentazioni iarmpiane, non è uno di quei dischi che metto continuamente nel cd player. Ma cavolo! E’ intrigante, interessante e sebbene pretenda la giusta attenzione, ti ripaga con passaggi mai banali e sempre affascinanti. E ringrazio questo giochino tra brocchi che me lo ha fatto riascoltare: ora il cd è posizionato in maniera meno nascosta nella mia cdteca per facilitarne il riascolto!
Peppe (voto 8): A parte i nomi storici, tra le figure di maggiore spicco del Rock In Opposition bisogna inserire David Kerman, titolare della casa discografica ReR e presente come batterista, compositore e/o produttore in una marea di progetti che è complicato anche solo pensare di elencare. Se uno dei rami del prog di più difficile ascolto ha ottenuto non poche attenzioni negli anni '90 e 2000 molto è merito suo e tra i gruppi in cui ha suonato i 5UU's sono uno di quelli da tenere maggiormente in considerazione, soprattutto grazie a "Hunger's teeth". Si tratta di un disco che prende spunto dalle esperienze di Henry Cow e Slapp Happy caricandole di nuova linfa vitale. Con un sound più moderno, sono presentati undici brani fatti di intricate combinazioni strumentali, avanguardia, momenti sperimentali dedicati alla manipolazione di suoni, estremizzazioni di certo bandismo zappiano e parti vocali bizzarre. Insomma, questo è un disco davvero importante per capire gli sviluppi del R.I.O. dagli anni '90 in poi.
IQ - The Wake (1985) - Deviazione Standard = 1,78
Geppo (voto 5): Il fenomeno del neo-prog è stato cruciale per far rinascere il rock sinfonico e gli IQ ne sono stati tra i portabandiera. Per tale merito, molto tempo addietro, mi sono avvicinato a loro proprio con questo consigliato lavoro insieme ad “Ever”. Ebbene su di me non ha sortito alcun benefico favore, pur riconoscendone il largo consenso ricevuto da un folto pubblico, non ottenendo quindi la piena sufficienza per l’inserimento nelle mie set list di ascolti.
Montag (voto 9): Quello che mi piacque (e piace) di questo disco è il suo tono scuro e angosciato. Se il basso iniziale ha echi van der graffiani, il resto del disco rientra nelle solite coordinate genesisiane senza grandi sorprese. Sebbene questi riferimenti palesi, il tema e le melodie sottolineate da un cantato sofferto, creano il giusto pathos e intrecci musicali molto piacevoli. Il disco è di grande fascino (per me) e sicuramente un riferimento per il genere new prog e disco importante nella storia del gruppo.
Peppe (voto 8,5): The wake è uno di quei dischi che ha in qualche modo definito il new-prog e per questo può essere considerato un classico del genere. Porta ulteriormente avanti le idee del validissimo debutto, tra echi genesisiani, romanticismo malinconico e la venatura dark, senza disdegnare qualche passaggio più diretto e rifinendo, così, le caratteristiche del sound degli IQ che ancora oggi resistono.






The Wake non è solo un classico del neo-prog, ma un album capace di trasmettere emozioni profonde, un viaggio tra malinconia, tensione e bellezza musicale. Pur senza stravolgere i confini del genere, gli IQ creano un equilibrio perfetto tra pathos, tecnica e atmosfera, rendendo l’ascolto coinvolgente e indimenticabile. È un disco che rimane dentro, uno di quelli che ascolti più volte e ritrovi sempre qualcosa di nuovo, confermandosi un punto di riferimento insostituibile nella mia esperienza musicale. (voto 9)
RispondiEliminaDominion conferma la solidità e la coerenza stilistica degli IQ, con arrangiamenti curati e suite di buon livello. Tuttavia, manca quell’intensità emotiva e quel fascino oscuro che rendevano The Wake un’esperienza coinvolgente. È un album sicuro, ben fatto, ma prevedibile: piacevole per gli appassionati della band, ma meno capace di catturare cuore e anima. Rimane comunque un lavoro di qualità, testimonianza della maestria tecnica degli IQ e della loro fedeltà al proprio suono, anche se oggi la sorpresa e la meraviglia lasciano il posto alla rassicurante competenza. (voto 7)
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