| Brani: | |
1-ACTO I - Elydian, 2-ACTO II - El costo del tributo / The cost of the tribute, 3-ACTO III - Cresciendo con su secreto / Growing up with his secret, 4-ACTO IV - Owerlag, 5-ACTO V - Destruccion y desolacion / Destruction & desolation, 6-ACTO VI - Dolor en el alma / Pains of the soul, 7-ACTO VII - Marcha hacia Elydian / March towards Elydian, 8-ACTO VIII - Recorriendo las calles / Walking down the streets, 9-ACTO IX - Dubiel, 10-ACTO X - Adiestramiento y preparativos / Training & preparations, 11-ACTO XI - Preludio / Prelude, 12- ACTO XII - La batalla / The battle, 13-ACTO XIII - Final. | |
| Formazione: | |
Jacinto M. Corral: electric, acoustic and classic guitars, piano, keyboards, bass, cello, viola, midi drums and percussion / Ed Martinez: drums and programmino in tracks 3, 7, 9, 12 & 13 / Victor Sanchez: percussion and chorus in tracks 2, 4, 7 & 13 / Ariel Sanchez: clarinet in track 2 . | |
| Anno: 2002, Viajero Inmovil Records - Durata: 54:23 |
Bel lavoro che unisce sapori sinfonici e musica medievale, il tutto per merito del polistrumentista argentino Jacinto M. Corral, mente che si cela dietro al progetto Hyacintus. Jacinto compone e suona praticamente tutto il disco e solo pochi musicisti gli danno man forte in alcune occasioni.
Si tratta di un album a tema che racconta le vicende cavalleresche di un popolo oppresso, avvenute nella cittadina di Elydian nell'ottavo secolo, che possono essere seguite, oltre che attraverso la musica, leggendo le brevi spiegazioni che si trovano per ogni traccia all'interno del booklet. L'album è interamente strumentale ed è suddiviso in tredici brani che possono ricordare un po' Mike Oldfield per struttura e sonorità ("Growing up with his secret" ne è forse il migliore esempio), ma non manca qualche momento più romantico che rimanda a certi Camel ("Destruction & desolation"). A volte il sound è altisonante e sinfonico, dettato dalle tastiere orchestrali (ascoltare "The cost of the tribute" o "Pains of the soul"), anche con qualche spunto new-prog ("The battle"), altre volte è invece più pacato e sono presenti alcune brevi frangenti che vedono protagonisti gli strumenti acustici, manifestando qualche legame con il folk. Qualche situazione più aggressiva ("Owerlag") non convince del tutto e forse l'album si protrae un po' per le lunghe, ma siamo di fronte ad un prodotto abbastanza buono, non certo un capolavoro, ma capace di rivelare piacevoli sorprese.Peppe
Maggio 2003
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