Germinale - Levan d’Louri

 

Boville Ernica (FR), 5 aprile 2003

 

Continua la rassegna In Prog, organizzata da Tiziano Rea, che da alcune settimane arricchisce i sabati sera del pub Hot Ice a Boville Ernica, in provincia di Frosinone. C’era attesa, e lo ha dimostrato anche il pubblico presente nell’occasione, per il concerto dei pisani Germinale, band che ha realizzato negli scorsi anni tre album molto apprezzati dai cultori di rock progressivo italiano.

Per l’occasione, tuttavia, la band non può presentarsi al completo, perciò Marco Masoni (chitarra acustica e voce), Alessandro Toniolo (flauto e voce) e Salvo Lazzara (chitarra elettrica e baritone guitar a 10 corde) si esibiscono in un set semiacustico. Ma la magia dei Germinale emerge anche in un simile contesto e l’atmosfera intimista della serata ben si amalgama con l’eleganza dei brani proposti. Dopo i brevissimi pieces introddutivi In aeternum veritas e Il già sentito e il non ancora si entra nel vivo del concerto con A mio figlio, una delle perle dell’ultimo album Cielo e terra. Non era facile eseguire in trio composizioni dai complessi arrangiamenti come quella appena citata o Chi vola vale e Cielo e terra, ma la performance dei musicisti (nonostante qualche piccolissima sbavatura) è convincente e coinvolgente. La classe dei Germinale si vede da questo e da altri particolari: curiosi gli effetti elettronici che accompagnano spesso il suono del flauto del bravissimo Toniolo; sempre molto bella ed intrigante Dioniso inquieto, che Masoni dedica al suo produttore Mauro Moroni; buona la scelta delle cover Wond’ring aloud (Jethro Tull) e Cadence and cascade (King Crimson; e riguardo questa facciamo una “simpatica” tiratina d’orecchie al buon Alessandro che non esegue la parte flautistica); raffinatissimi i minuti di N.a.n. e Eleonora, nei quali Lazzara è il protagonista principale con le delicatissime note della sua chitarra. Dopo aver ricordato che l’unico ripescaggio dal primo album è Germinale, infine, mi sembra opportuna una citazione particolare per il brano D’io, riveduto e corretto da Masoni, che regala ulteriori emozioni.

Dopo i circa tre quarti d’ora dei Germinale è la volta dei Levan d’Louri, quartetto strumentale e molto sperimentale che inizia con una lunghissima composizione che alterna alti e bassi: il tastierista è molto bravo e le note dei tasti d’avorio riescono a trasmettere il giusto pathos, ma spesso la musica è fin troppo “statica” e non è facile mantenere la concentrazione su una simile proposta in un pub a mezzanotte. L’altro brano proposto, pur più breve, mantiene le stesse caratteristiche di improvvisazione, risultando anch’esso quasi una sorta di moderno trip psichedelico. Le buone idee ci sono, se il gruppo riuscisse ad amalgamarsi meglio e a trovare le giuste dinamiche meriterà senz’altro attenzione.

In ogni caso, terminata la performance dei Levan d’Louri, l’organizzatore Tiziano Rea raggiunge il gruppo impugnando il sax ed invita Marco Masoni a cantare la celebre crimsoniana 21st Century schizoid man. Sorpresa piacevole, discreta esecuzione, musicisti in palla e divertiti e si segnala un Masoni mattatore con una prova vocale isterica più vicina ad un Johnny Rotten che a Lake o Wetton e con spiritosaggini di cui è vittima soprattutto Rea. Segue un’altra jam session, con altri musicisti invitati sul palco, basata sul tema di Elephant talk, ma per il Rotters’ Club è un po’ tardi, tempo di assistere a qualche altro minuto e visto l’orario si decide che è giunto il momento di ritornare a casa dopo una piacevolissima serata.

 

Peppe