Se sei il fortunato possessore di una copia di "Triple Echo" dei Soft Machine, disco uscito per la EMI nel 1977, per la ricchezza di informazioni in esso contenute sei già ben indirizzato nell'ambito del Canterbury Sound, se invece non possiedi il suddetto, ormai oggetto da collezione, quanto di seguito rappresentato potrà ritornarti utile per scoprire uno degli aspetti più importanti del rock progressivo.
Canterbury
è una piccola cittadina inglese della contea del Kent, a circa novanta
chilometri da Londra, famosa per la sua cattedrale ed i Racconti di Canterbury di G. Chaucer,
sorta di novelle decantanti in stile Decamerone, la vita tipica della
nascente borghesia medioevale. Ma è famosa anche dal punto di vista
musicale, proprio perché negli anni '60 saranno gettate le basi per un
genere musicale il quale, ancorché ristretto a ben pochi affezionati
estimatori, si rivelerà tra i principali e più interessanti esponenti di
quel "progredire" musicale che esploderà negli anni '70.
Sono proprio i Soft Machine con l'uscita del primo disco "Volume one" del 1968, a presentare un abbozzo di nuova proposta musicale, intrisa di beat generation e psichedelia, composta da canzoni tutto sommato leggere, arricchite da parti improvvisate e dalla ricerca di nuovi suoni che lasceranno ben presagire per il futuro.Il secondo long playing "Volume two" del 1969 si presenta più maturo, il gruppo manifesta maggiore professionalità ed i brani sono tra loro uniti da un amalgama sonoro più convincente. Possiamo iniziare a parlare, in un certo qual modo, di un bel suono canterburyano!
Basta poco arrivare a quello che sarà considerato il capolavoro/svolta del gruppo, un disco doppio "third" del 1970 dove confluiranno tutte le esperienze e le influenze musicali dei singoli componenti, Robert Wyatt alla batteria, Mike Ratledge all'organo, Hugh Hopper al basso, Elton Dean al sassofono. Abbandonata completamente la poco soddisfacente forma canzone, il gruppo si lancia in lunghe esecuzioni, di cui una sola cantata da Wyatt, quella Moon in June che diventerà, in qualche modo simbolica. I restanti tre lunghi brani sono interamente strumentali, sinonimo di quell' espressione avanguardistica dettata dalla ricerca e sperimentazione di nuovi territori sonori, influenzata non poco dalle evoluzioni jazz del Miles Davis di "Bitches Brew" ma anche dal minimalismo sonoro del Terry Riley di "A raimbow in a curved air". Si può iniziare a parlare di jazz-rock o rock-jazz se preferite, una miscela di alto lignaggio, originale nelle sue tinte più forti, formalmente e tecnicamente inappuntabile, ma forse anche comunicativamente più fredda.
Ma sarà comunque musica particolarissima ed i Soft, a loro modo, diventeranno un riferimento. Su questa linea il successivo "Fourth" del 1971 e dopo poco Wyatt abbandona il gruppo sostituito da John Marshall, già con i Nucleus di Ian Carr, formazione per certi versi similare ai Soft più legati al jazz. I successivi tre "Fifth, 1972 - Six, 1973 - Seven, 1973", con vari rimaneggiamenti d'organico proseguono la strada intrapresa, con una sempre maggiore componente free jazz. Nel 1975 una svolta nei titoli dei dischi, esce "Bundles" e l'album risulta interessante per l'apporto compositivo/esecutivo del prodigioso chitarrista Alan Holdsworth. Seguiranno, senza infamia e senza lode "Softs" del 1976 e "Alive & Well recorded live in Paris" del 1978, fino all'epilogo tutt'altro che memorabile di "Land of Cockaine" del 1981.Sarà comunque normale che alcuni componenti dei Soft, fuoriusciti e non dal gruppo, perseguano dei progetti solistici, alcuni interessanti altri decisamente meno.
Kevin Ayers, per esempio, lascia piuttosto presto i Soft, dando vita al progetto Whole World tra cui si annoverano David Bedford ed un giovanissimo Mike Oldfield. Spesso bizzarro e provocatorio, è compositore prevalente di canzonette e ballate dotate di un gusto romantico e vagamente dadaista, con una produzione discografica di qualche interesse che non oltrepassa il 1974, su tutti "Shooting at the moon" del 1970.
Dicevamo all'inizio che dalle ceneri dei Wildeflovers, prendeva forma un'altra creatura basilare per il "Canterbury Sound", i Caravan. Sostanzialmente diversi dai cugini Soft, in quanto abbracceranno l'anima più dolce, romantica e legata alla forma canzone anche se in configurazione evoluta. Il primo disco, uscito nel 1968, viene favorevolmente accolto dalla critica e dal pubblico, ancorchè lasci solo intravedere l'anima progressiva che sarà ulteriormente sviluppata nel secondo "If i could do it all over again I'd do it all over you". La punta più elevata della produzione Caravan è senz'altro il terzo disco "In the land of grey and pink" uscito nel 1971. Belle canzoni, ma anche una grandissima suite di oltre 22 minuti, Nine Feet Underground ispirata e densa di umori fantastici, ammaliante e trascinante come poche. A seguito della defezione di Dave Sinclair, sostituito da Steve Miller dotato di uno stile tastieristico più jazz, il gruppo fa uscire nel 1972 ancora un buon album intitolato "Waterloo lily".
Dopo un tour mondiale, portato avanti da Coughlan ed Hastings con altri musicisti reclutati per l'occasione, nel 1973 rientra Dave Sinclair e su canzoni scritte da Hastings esce "For girls who grow plump in the night", album che riceverà critiche contrastanti. Una pausa si rende allora necessaria, si prova quindi a seguire la moda del disco realizzato con un orchestra sinfonica che non lascia presagire evoluzioni positive per il futuro. Il gruppo continuerà caparbiamente a fare dischi, spesso con rimaneggiamenti d'organico, ma la vena creativa non sarà più la stessa.Comunque, acclarato che i Soft Machine ed i Caravan sono i gruppi simbolo di Canterbury, non possiamo non ricordare che la scena musicale di cui parliamo è molto più vasta ed interessante di quello che si creda.
Piuttosto degna di nota la "saga delle storpiature" del nome Soft Machine, con i già citati Matching Mole composti da Robert Wyatt alla batteria, canto e tastiere, Phil Miller alla chitarra, Dave Sinclair alle tastiere e Bill McCormick al basso ed i Soft Heap formati nel 1978 da Elton Dean ai sassofoni, Alan Gowen alle tastiere, Hugh Hopper al basso e Pip Pyle alla batteria, che cambieranno successivamente alcuni componenti e persino il nome in Soft Head.
Quando Steve Hillage lasciò gli Uriel nell' estate '68 per riprendere i suoi studi all'Università del Kent in Canterbury i restanti componenti Dave Stewart (tastiere), Mont Campbell (basso e voce) e Clive Brooks (batteria) decisero di continuare cambiando il nome in Egg e con la similitudine, almeno nella formazione a tre, ai Nice di Keith Emerson. Con il classicismo degli studi di Stewart, si orientano verso composizioni originali e complesse, dove fa capolino la bella voce di Campbell. Due album realizzati agli inizi degli anni '70 "Egg e The polite force" sono da considerare basilari per il fenomeno musicale canterburiano. Menzione d'onore per "The civil Surface", disco uscito nel 1974 con la formazione allargata a numerosi ospiti.
Il discorso raggiunge il suo massimo apice con la nascita degli Hatfield & the North nell'autunno del 1972, per arrivare, con diversi avvicendamenti, alla formazione composta da Richard Sinclair (basso), Phil Miller (chitarra), Pip Pyle (batteria), Dave Stewart (tastiere) che alla fine del 1973 registrerà il primo omonimo disco. Da non sottovalutare il contributo all'album dato dal coro femminile delle The Northettes, da Geoff Leight degli Henry Cow ai fiati e la spendida voce di Robert Wyatt nel brano Calyx. Seguirà nel 1975 "The Rotter's Club" con la stessa formazione base, le Northettes, Jimmy Hastings (fiati) dei Caravan, Mont Campbell (corno francese), Lindsay Cooper (oboe) e Tim Hodgkinson (clarinetto) entrambi membri degli Henry Cow. A dispetto degli scarsi favori del pubblico, diventeranno due dischi/capolavoro, dove convivono armoniosamente l'anima romantica dei Caravan, la classicheggiante/psichedelia degli Egg, il jazz-rock patafisico dei Soft Machine ed una discreta voglia di sperimentazione sonora. Praticamente quanto di meglio Canterbury abbia mai partorito! Purtroppo, a seguito dell' insuccesso commerciale e della scarsa attenzione, il gruppo si scioglie e, nel 1977, Miller, Stewart e Pyle daranno vita ad un altro grande progetto che si caratterizzerà per gusto e raffinatezza musicale, i National Health. Per quanto riguarda gli Hatfield è comunque da annoverare una riunione del gruppo nel 1990 ad opera di Richard Sinclair a cui non partecipa Dave Stewart, sostituito da Sophia Domancich, da cui scaturirà un disco live di buona fattura, senza però rinverdire lo spirito del vecchio gruppo.
National Health sarà quindi la naturale prosecuzione degli Hatfield & The North senza l'anima piùromantica rappresentata dal bassista/cantante Richard Sinclair, il cui posto viene preso da Neil Murray dei Gilgamesh e successivamente da John Greaves dei Henry Cow. Il gruppo si orienterà verso brani esclusivamente strumentali, dove
l'abilità tecnica/artistica dei singoli musicisti confluirà in
eccellenti composizioni, indirizzate verso un "jazz-rock-canterburiano"
che in loro troverà la vetta più alta. La grande ispirazione del gruppo è
dovuta anche alla genialità di Alan Gowen, secondo tastierista del gruppo, proveniente dai Gilgamesh, altra band degna di grande nota, con l'attivo di due uscite discografiche "Gilgamesh" del 1975 e "Another fine tune you've got me into" del 1979. In realtà questi due gruppi, nel periodo 1976/1981, vivranno
in una sorta di simbiosi artistica, scambiandosi addirittura i musicisti
e partecipando insieme in concerti dal vivo.
Canterbury si fa ricordare anche per progetti piuttosto particolari, quali i Centipede (centopiedi), un orchestra coordinata dal pianista Keith Tippett e composta da 50 orchestrali tra cui Robert Wyatt, Elton Dean, Nick Evans, Karl Jenkins, Ian Carr, Roy Babbington, John Marshall, Robert Fripp, Pete Sinfield, Ian McDonald , che fece il suo esordio dal vivo al Lyceum di Londra il 15 novembre del 1970 e pubblicando l'unico "Septober Energy"; oppure la Ottawa Company capitanata da Dave Stewart e Chris Cutler che dura poco più di un battito d'ali e non lascia alcuna traccia registrata, almeno ufficialmente. Poi, dalle collaborazioni tra musicisti, nasceranno prodotti di grande pregio come "Before A Word Says", brillante ed ispirato connubio artistico tra Alan Gowen, Phil Miller, Richard Sinclair e Trevor Tomkins ; oppure Gowen, Hopper, Dean, e Sheen, riuniti sotto la sigla Soft Head con "Rogue element" uscito nel 1978; ancora Hopper, Dean, Tippet e Gallivan con "Cruel But Fair Compendium"; "Two rainbows daily" realizzato poco prima di morire di leucemia da Alan Gowen, in coppia con Hugh Hopper. Da segnalare i dischi "Dedicated To You, But You Weren't Listening" del The Keith Tippett Group, "Elastic Rock e Solar Plexus" dei Nucleus.
Diversi altri gruppi videro la luce nella fine degli anni '60 inizi '70, come i Delivery , gli Arzachel, The polite force, i Khan, la cui unica uscita discografica non ha mancato di contribuire alla costruzione di un genere musicale sicuramente più amato dagli addetti ai lavori che dal grande pubblico. Soprattutto "Space Shanty" dei Khan è un disco molto ben congeniato, partorito dalle fervide menti del chitarrista Steve Hillage, poi nei Gong, e da Dave Stewart .
Diversi i gruppi inglobati nella scena canterburiana, ma più probabilmente collegati ad essa per comodità, rapportati per i musicisti che ne hanno preso parte o per le influenze introdotte nelle loro composizioni. Guidati dallo "strambo" David Allen che lascerà presto i primi Soft Machine suo malgrado, i Gong prenderanno una direzione ben distante dalle principali produzioni canterburiane, per cui sono collocabili solo ai margini di questo movimento musicale. Dotati di preziosa intelligenza artistica, tanta fantasia e perizia strumentale, daranno origine ad un rock intriso di sonorità "liquide e spaziali", con testi infarciti di fantasiosi racconti di folletti che viaggiano su teiere volanti, raccontati nella famosa trilogia di "Radio Gnome" rappresentata dai dischi "The flying Teapot, Angel's Egg e You". Per eccesso di professionismo Allen abbandonerà il gruppo che, sotto la guida del pur bravo batterista Pierre Moerlen, diventerà rappresentativo di un jazz-rock eccessivamente manieristico. Gli Henry Cow , sono un gruppo importantissimo, i cui componenti non vivevano o frequentavano università in Canterbury, ma che hanno partecipato intensamente a molte delle progettualità musicali nate in questa città. L'originalità della loro proposta li porterà a diventare dei capiscuola di un altro fenomeno interessantissimo quale il R.I.O. (Rock in Opposition) la cui nascita è stata sugellata da un concerto tenuto a Londra nel 1978. I primi dischi sono decisamente da consigliare, quali "Leg-end" del 1973 ed il successivo "Unrest", ma sicuramente tutti i loro lavori meritano attenzione, anche se spesso la componente "anarchica e sperimentale" soddisferà chi apprezza maggiormente ascolti più "estremistici".
Anche i Camel , vengono spesso citati come appartenenti alla scuola canterburiana, ma in realtà ne interpretano le atmosfere più romantiche e sinfoniche; Quiet Sun è una creatura di Phil Manzanera, collegato con il canterbury per la presenza del bassista Bill Mac Cormick e forse nulla più; maggiore interesse suscita l'altro progetto 801 ma prendendo le debite distanze dalle più colte produzioni canterburiane. Bill Bruford batterista eccellente, già alla corte del "Re Cremisi" nonchè degli ultrafamosi Yes, ha comunque frequentato gli ambienti canterburiani e verso il calare degli anni '70 fa nascere una sua band composta da noti personaggi di quest' area quali Dave Stewart e Allan Holdsworth. Coadiuvati dal bravissimo bassista Jeff Berlin daranno alle stampe eccellenti lavori "Feels good to me, Gradually Going Tornado" e, soprattutto "One of a Kind" per certi versi collegabili ai lavori dei National Health .
Il movimento canterburiano, ha consolidato negli anni '70 il suo massimo splendore. Negli anni successivi sono sporadiche le uscite discografiche ed ancora meno quelle veramente interessanti ma, molti dei musicisti hanno caparbiamente continuato, ora lasciandosi andare a produzioni anche rivolte al pop più commerciale, come per esempio il duo Stewart/Gaskin, altri come Phil Miller che con la band In cahoots si è orientato verso un jazz di gran classe. Buoni anche i lavori solistici di Pip Pyle e l'estimatore più smaliziato non mancherà di trovare, purtroppo non senza qualche difficoltà, altri lavori riconducibili, direttamente e non, a questo genere musicale così originale nelle sue pur diverse tinte.
Genere che ha influenzato non pochi gruppi progressivi, tra cui gli americani The Muffins, gli olandesi Supersister, i giapponesi Ain Soph per citarne qualcuno. Probabilmente, il caso più clamoroso di una rinascita di questo particolarissimo sound, è da ritrovare negli Americani Volarè con il consigliabilissimo lavoro intitolato "The Uncertainty Principle" uscito nel 1997.
Geppo
Gennaio 2003








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