Discipline - Breadcrumbs (2025), Roger Waters - This is not a drill (Live from Prague) (2025),
Happy Family - 4037 (2025), PFM - Suonare Suonare (1980), Mike Oldfield - Tubular Bells 2 (1992)
GnosisRoundTable
(breviario sugli ascolti votati)
Discipline - Breadcrumbs (2025)
Geppo (voto 6): Alcune piacevoli dissonanze iniziali ben mi predispongono verso questo lavoro, di un gruppo sentito solo nominare, ma l’evolversi è altanelante. In un contesto sonoro pacato, quasi acustico, scuro ma non troppo, sprazzi di folk/country si contrappongono a parti vagamente jazz. La suite iniziale ed il penultimo brano mi colpiscono favorevolmente, l'ascolto generale è confortevole, in particolare la voce non mi convince molto, soprattutto quando si fa più evidente la vicinanza a quella di Peter Hammil.
Montag (voto 8): Non conoscevo, da buon niubbo, se non di nome, questo gruppo che per me è stata, quindi, una bellissima sorpresa. Dei Van der graaf generator, oltre ad un certo modo di cantare, non vedo molto, e anzi, trovo tutto molto ben fatto con uno stile e sensibilità personale.
Il disco è molto piacevole come sottofondo, certo manca quel guizzo che ti fa “distrarre” da quello che stai facendo per pretendere l’attenzione dell’ascoltatore e questo è il motivo del voto. Adesso andrò a caccia agli altri dischi!!!
Peppe (voto 7): Una bella suite in apertura, due ottimi brani finali di ampia durata, in mezzo una gradevole ballad che si protrae un po’ troppo per le lunghe ed un pezzo un po’ più ordinario. Questi, in estrema sintesi, i contenuti del nuovo disco dei Discipline, che continuano a farsi valere con il loro prog sinfonico nel quale riescono a mostrare una certa personalità su basi vagamente vandergraafiane. Non il loro lavoro migliore, ma non deludono e, come sempre, si lasciano ascoltare con molto piacere.
Roger Waters - This is not a drill (Live from Prague) - (2025)
Geppo (voto 6): La presenza di questo lavoro può sembrare fuori luogo, avulso da quel contesto di musica di cui normalmente trattiamo, ma chi ama veramente il rock progressivo si interessa anche a fenomeni musicali border line. Ed i Pink Floyd, diventati un'icona a sé stante che lambisce la musica quasi a 360 gradi, non sono affatto sconosciuti tanto meno Roger Waters, probabilmente la colonna portante per la parte più interessante di quel progetto. Visto ed ascoltato questo spettacolo live al cinema, è stata una bella esperienza grazie ad un'impeccabile esecuzione dove viene privilegiata la forma canzone, dal repertorio personale e dei PF, con declamazioni del nostro sempre più calato nella veste di un politico critico verso l’attuale società. Lo show merita anche più del voto mostrato, ma … non possedendo alcuno dei suoi dischi… va bene così.
Montag (voto 9): Pregio di questo ennesimo live, è la presenza di un brano The bar (part 1 e 2) che farà parte del prossimo disco che si dice in preparazione, ma anche della bellissima Comfortably Numb totalmente destrutturata senza assolo di chitarra per non dare luce alla visione pessimista che Waters ha della situazione attuale del mondo. Politica? Eh beh sì, lo stesso Waters, ad inizio concerto, avvisa di andare fuori dai piedi se si vuole sentire solo la musica dei Floyd e non si vuole sentire le sue opinioni, quindi...
Perché non 10? Preferirei un live di soli pezzi di Waters, capisco la grandezza delle opere fatte ai tempi dei Floyd, ma di fatto la produzione solista, nei live, viene sempre mortificata a pochi estratti e anche in questo caso non si fa eccezione. Bello, questa volta, l’estratto da Radio Kaos (The powers that be), che è un disco poco ripescato nei live. Ma anche l’estratto dal suo capolavoro Amused to Death (The Bravery of Being Out of Range) non è scontato, poi un paio di brani da Is this the life we really want? (la title track e Deja vu) e la già citata The Bar. Passando al catalogo dei Floyd, il ripescaggio da Animals è una costante dei live del nostro, e questo fa molto piacere, visto che Gilmour & co. nei loro live hanno sempre evitato questo disco. Questa volta è il turno di Sheep. Poi i soliti ripescaggi da Shine On You Crazy Diamond, The dark side of the moon e The Wall, ma bello il ripescaggio di Two suns in the sunset da The final cut.
Ovviamente il disco è suonato benissimo, il live è bello e merita l’ascolto!
Peppe (voto 7,5): Il nome di Roger Waters è un nome pesante. E come tale ogni sua uscita discografica è accompagnata da interesse ed attenzioni. Questo live è quello che ci si può aspettare da Waters oggigiorno. Documento disponibile anche in DVD e blu ray, curato nei minimi dettagli, arrangiato come piace a lui, senza veri stravolgimenti (ad eccezione di Comfortably numb, proposta nella versione dark uscita qualche anno fa con le Lockdown sessions), suonato benissimo, prodotto anche meglio. La scaletta non è sorprendente, ma qualche piccola sorpresa c’è, tra proposte floydiane e pezzi solisti. Live molto bello, ma che in realtà nulla aggiunge e nulla toglie a quanto fatto da Waters nella sua carriera.
Happy Family - 4037 (EP) - (2025)
Geppo (voto 6): Gli Happy Family fanno parte di quei gruppi del sol levante che tanto amano ispirarsi profondamente ai gruppi europei, spesso energizzando con asprezze il sound. Ritornano dopo lunga assenza e qui, finalmente, possiamo dimenticare la veemenza esagerata dei precedenti lavori, almeno nell’articolato brano di apertura caratterizzato anche da un accattivante riff. Il resto ripresenta la loro tipica aggressività, in un contesto poco ispirato seppur con sprazzi di placida armonia. Dopo tanti anni ancora non hanno formato una loro decisa personalità, preferendo un carattere pronto a mutare tra i diversi brani come in questo breve EP. Una sufficienza fin troppo generosa.
Montag (voto 7): Un disco inutilmente aggressivo (per questo il mio voto che poteva essere più alto) con un ottimo opener e altri momenti divertenti. La ritmica la fa da padrone ed è interessante, ma a volte pare proprio che ci si perda in vortici di note che risultano superflue (mi ricorda una certa tendenza di casa Dream Theater e prog metal in generale). Peccato.
Peppe (voto 7,5): Dopo undici anni si ripresentano sulle scene con l’EP “4037” questi giapponesi dediti ad un prog sperimentale e spesso vicino allo zeuhl. Il primo brano è splendido, con un bel tema di piano elettrico di base reiterato e continue variazioni che spingono anche in sentieri crimsoniani. Le altre tre composizioni riportano maggiormente a quanto fatto in passato con la band che spinge forte sull’acceleratore e indurisce il sound. Qualche soluzione vicina al metal non convince, ma le interessanti dinamiche e la perizia tecnica dei musicisti sono qualità che hanno fruttato un altro buonissimo lavoro. Spero vivamente che non si debba aspettare troppo per un nuovo full-length.
Accordi/Disaccordi
(come la deviazione standard unisce o divide)
PFM - Suonare Suonare (1980) - Deviazione Standard = 0
Geppo (voto 6): Acquistai il disco LP alla sua uscita perchè…perchè era la P.F.M.! Furono ascolti piacevoli, leggeri e le canzoni, trasferite su compact cassette, accompagnavano i lunghi viaggi in auto allietando anche i passeggeri avvezzi alla musica leggera. Poi alcuni brani come Si può fare e Maestro della voce divertivano sempre nei concerti dell’epoca a cui ho assistito. Un disco più d’affezione che di sostanza, solo pochi brani raggiungono una sufficienza piena, c’è troppo pop/cantautorale scontato, quindi superfluo per chi ama la PFM di una volta.
Montag (voto 6): Un disco che a dispetto della virata verso una forma canzone più semplice, mi è sempre piaciuto. Sarà per quella sensazione di verità e di questione personale da risolvere che scorgo nei testi, come in Suonare Suonare (perché mai dovrei dimenticare quel gioco d’oltremare…), o in Topolino, che ha la malinconia che mi ricorda Profumo di colla bianca della Locanda delle fate, o per l’omaggio a Stratos in Maestro della voce (uno dei primi giri di basso che imparai) per non parlare del tormentone dei live successivi Si può fare.
Ma se mi piace tanto, perché mai ho messo 6? Beh perché è un disco a metà, nel senso che il resto dell’album è fatto da riempitivi che pur non disturbando, non lasciano il segno (al momento che scrivo non li ricordo!!) diluendo il buono che si era fatto nelle succitate canzoni per tutta la durata del disco (circa la metà!!).
Peppe (voto 6): Dopo l’esperienza con De Andrè e nel pieno dei cambiamenti nel mercato discografico, sempre più alla ricerca di proposte commerciali, la PFM entra negli anni ‘80 con Suonare suonare. E’ un disco in cui la band sceglie di spostarsi sul formato canzone e punta ad una maggiore attenzione verso i testi. Il risultato è gradevole, con un pop-rock orecchiabile, ma raffinato e a tratti vigoroso, nobilitato da arrangiamenti eleganti e dalle solite doti esecutive dei musicisti. Sembrano lontani i grandi fasti del prog, ma l’album è dignitoso e presenta per lo più piacevoli canzoni, con pochissime cadute di tono, a differenza di altri episodi degli anni a venire.
Mike Oldfield- Tubular Bells 2 (1992) - Deviazione Standard = 0,94
Geppo (voto 6): Certi dischi acquisiscono una aurea di sacralità, anche per alcuni brani inseriti nella colonna sonora del celeberrimo film L’esorcista di William Friedkin, ed è questo il caso del noto Tubular Bells di Mike Oldfield. Orbene, fu il suffisso 2 ad incutere preoccupazione, ma la curiosità fu forte e presi il CD senza starci troppo a pensare. Non è affatto un brutto lavoro, supera ampiamente la sufficienza, ma l’aver voluto rimettere mano al capolavoro originale rimane una operazione discutibile, peggio per le ulteriori versioni che seguiranno. L’ho ascoltato diverse volte all’epoca, però se devo riascoltare un Tubular Bells scelgo l’unicità irripetibile della versione originaria o il fascino di quella orchestrale.
Montag (voto 8): Non sapevo dell’uscita di questo disco, ma mi ritrovai la trasmissione del live al castello di Edimburgo mentre facevo zapping in tv qualche anno dopo l’uscita del disco. La cosa strana è che riconoscevo alcune cose di Tubular Bells, ma non erano come sul disco. Pensai ad un bellissimo live con versione totalmente stravolta, ma bellissima, di Tubular Bells!
Poi seppi che era un disco a sé stante, e devo dire che lo apprezzo molto (a differenza dei tanti rifacimenti successivi) perché ritrovo un Oldfield ispirato, forse un po’ più calmo e caldo rispetto a quello della prima versione. Come successo per Ommadawn, il seguito/rifacimento mi sembra molto ben riuscito, facendo godere delle armonie ben note incastonandole in momenti e tensioni diverse dandone prospettive nuove, da qui la ragione del mio voto.
Peppe (voto 8): Nel 1992 Oldfield decide di tornare alle origini e pubblica un disco con un nuovo arrangiamento del suo mitico esordio Tubular bells. Il risultato è sorprendentemente positivo. Dopo anni di alti e bassi sfodera una prova ottima. Laddove l’originale di quasi venti anni prima era più misterioso ed oscuro, questa seconda versione appare più ariosa e, a tratti, solare, anche per la limpida produzione e per la strumentazione moderna. Davvero un’ottima rivisitazione. Certo, non raggiunge le vette del disco del 1973, ma merita un posto di rilievo nella discografia oldfieldiana.






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RispondiEliminaPfm: Eresia ma preferisco Suonare suonare e soprattutto Come ti và...a Passpartù