Track List:
1-Sonic riot at the holy palate; 2-15/05; 3-Sheepwrecked; 4-Acquiring the taste; 5-Lifting belly; 6-Malign siesta; 7-Theresa's dress; 8-Rippling stones; 9-Theresa's dress (reprise); 10-Stragler fig; 11- Waves and radiations; 12-Saturn; 13-The unbelievable truth - Part I; 14-The unbelievable truth - Part II
Formazione:
Michel Delville: guitar, uitar-synth, electronics; Fred Delplanco: tenor sax; Jean-Paul Estievenart: trumpet, flughelhorn; Damien Polard: bass guitar, electronics; Laurent Delchambre: drums, assorted percussions, samples.
Prodotto da: Michel Delville & The Wrong Object  - Anno: 2008, Moonjune Records - Durata: 54:33

Un jazz-rock assolutamente incandescente, che viaggia su ritmi incalzanti, che lascia pochi attimi di respiro, moderno e robusto nei suoni. Ecco a cosa andrete incontro ascoltando Stories from the shed dei Wrong Object, formazione belga che può essere considerata al vero e proprio esordio discografico, visto che finora aveva solo fatto uscire tre private releases e due side projects. L'ascolto di questo album ci catapulta in un vortice sonoro impetuoso, in cui jazz-rock e progressive si uniscono alla grande. Si tratta di un lavoro interamente strumentale e interamente registrato dal vivo in studio; contiene quattordici tracce quasi sempre di durata contenuta, ma strutturate magistralmente, per merito di una coesione invidiabile. Infatti, tra riff micidiali di sax, una chitarra che quando è protagonista fa venire in mente i King Crimson, effetti elettronici e guitar-synth che creano atmosfere e sfondi particolari, tromba e flicorno che guidano maggiormente in territori jazzistici e ritmi quasi sempre indiavolati, si deve denotare un'intesa tra i musicisti assolutamente perfetta. D'altronde non deve essere un caso se i Wrong Object hanno collaborato con artisti del calibro di Ed Mann, Elton Dean e Annie Whitehead (giusto per citarne alcuni) e se stanno consolidando una fama di grandi fuoriclasse nei live-acts. E se spesso in Stories from the shed si avverte la spontaneità quasi da jam-session, sorprende come alcuni brani in esso contenuti siano stati suonati e registrati in presa diretta, tenendo conto di come riescono ad essere allo stesso tempo dinamici, ben strutturati e molto coinvolgenti. La perfetta interazione tra gli strumenti permette quest'accostamento di prog variopinto, jazz aggressivo e una libertà zappiana decisamente fascinoso e che può far felice tutti coloro che amano viaggiare su questi confini. 
 
Peppe
Marzo 2008