Brani:
1-M76; 2-Bahrmad; 3-Stella Maris; 4-Phantom; 5-2M78; 6-Sand & stone; 7-Antares; 8-Wormhole
Formazione:
Issei Takami: guitar, guitar synthesizer; Shin Ichikawa: bass; Max Hiraishi: drums
Prodotto da: Baraka
Anno: 2007, Musea - Durata: 55:38

Strano a volte il mondo del progressive. Alzi la mano chi aveva sentito parlare prima d'ora dei Baraka. Non credo molti, visto che le cronache, almeno qui da noi, sono state abbastanza avare di notizie su di loro… Eppure, questa band giapponese è attiva da diversi anni (dal 1997, per la precisione) e questo è il suo settimo album.

La Musea, probabilmente elettrizzata dopo una performance dei Baraka al festival francese ProgSud del 2006, ci fa scoprire (ed è il caso di dirlo, finalmente), un gruppo dalle grandi potenzialità ed un album di pregevole fattura. Il trio proveniente dal Sol Levante si esibisce qui in un prog strumentale efficace e di ottima qualità, grazie ad un buon talento di base e alle belle idee musicali proposte.
Si parte con la breve M76, un minuto e venti di ritmi solenni e chitarra potente, con atmosfere vagamente spacey, ma subito dopo viene il pezzo forte dell'album: Bharmad, oltre venti minuti di deliri e frenesia crimsoniana, un jazz-rock progressivo aspro ed energico, guidato dal brillante guitar-playing di Issei Takami. Questa suite è vivamente ispirata, non lascia tregua e può risultare di estremo fascino per chi ama i King Crimson del periodo 1973-1974.
I restanti brani viaggiano su schemi leggermente differenti: si viaggia dalla fusion elegante di Stella Maris e Antares all'hard-rock un po' psichedelico, un po' à la Led Zeppelin e con brusche variazioni ritmiche di Phantom e Wormhole, dall'influenza di Zappa avvertibile vagamente in 2M78 al ritorno a sonorità care al Re Cremisi di Sand & stone. Mi dicono che non tutti i precedenti album dei Baraka presentano questa qualità e che alcuni si discostano anche abbastanza dal progressive, ma devo ammettere che questo VII mi ha stregato parecchio e ve lo consiglio vivamente.

Peppe
marzo 2008