| Brani: | |
1-Vatican heartbeat; 2-Cello & hammer; 3-Kizzer; 4-German foot blues; 5-Distorted onion; 6-Worm; 7-… or is it kisser; 8-R.A.M.S.E.S.; 9-Refit (Cello & hammer); 10-Kids stuff; 11-Loophole | |
| Formazione: | |
1-Vatican heartbeat; 2-Cello & hammer; 3-Kizzer; 4-German foot blues; 5-Distorted onion; 6-Worm; 7-… or is it kisser; 8-R.A.M.S.E.S.; 9-Refit (Cello & hammer); 10-Kids stuff; 11-Loophole | |
| Prodotto da: Robin Taylor Anno: 1999, Marvel of Beauty Records - Durata: 40:50 |
Robin Taylor è un chitarrista danese molto attivo nel jazz-rock moderno. Nell'album solista Heart disc mette subito in luce le sue qualità di compositore e di musicista attraverso undici brani di notevole qualità, in cui è coadiuvato da compagni di avventura decisamente all'altezza (spicca, in particolare, l'apporto del sax di Karsten Vogel).
Il connubio tra il sound elettrico-elettronico della chitarra, delle tastiere e dei loop e quello acustico dei fiati permette l'ascolto di contrasti sonori curiosi e ricchi di fascino. Vatican heartbeat è subito un ottimo esempio in tal senso, grazie agli incroci tra la tromba e il sintetizzatore su ritmi reiterati e con voce elaborata. Non mancano brani in cui tutti gli strumenti si intrecciano in un susseguirsi di calde note in libertà, ma eseguite senza asprezze (Cello & hammer, Refit), né qualcosa di più sperimentale e/o improvvisato (Kizzer, Distorted onion, R.A.M.S.E.S., Loophole), se non proprio di atmosferico (… or is it kisser). Interessanti German foot blues e Kids stuff, riusciti esperimenti che permettono, attraverso una certa orecchiabilità, di avvicinare jazz, pop e rock. I sei minuti di Worm, invece, uniscono al meglio jazz-rock à la Soft Machine, avanguardia e elettronica. L'impegno e la bravura dei musicisti, le capacità di songwriting di Taylor, una certa ironia nei titoli delle canzoni e nelle soluzioni adottate (che permette di evitare un approccio troppo “serioso” e cervellotico) sono tutti punti di forza chiaramente avvertibili durante l'ascolto. Traspare, in ogni caso, una certa originalità: se è vero che di tanto in tanto, si avverte qualche influenza classica (Davis e Coltrane quando si è in netti ambiti jazzistici, ma anche accenni di fusion e spunti che possono rimandare al Canterbury sound o a certe esperienze dei King Crimson), Taylor e compagni si mettono in luce con una proposta dalla quale si evidenzia personalità e voglia di cercare strade musicali non convenzionali.Peppe
ottobre 2004
Nessun commento:
Posta un commento