Brani:

Resor och näsor, Polkahäst, Blomkrukans sång, Under solen lyser solen, Reflection of Kafi

Formazione:

Jerry Johansson: guitar, sitar on Under solen lyser solen and harmonium on Polkahäst; Jesper Jarold: bass; Simon Krarup Jensen: drums. Camilla Wahlberg played tambura on Under solen lyser solen. Klass Assarsson played congas on Blomkrukans sång and vibraphone on Resor och näsor.

Engineer: Martin Holmström. Mixed by Martin Holmström and Jerry Johansson
Anno: 2001, Gargeland Records - Durata: 49:51

I Grovjobb non sono certo il gruppo svedese più reclamizzato eppure meriterebbero attenzioni ben maggiori di quelle che solitamente gli sono tributate. L’album Under solen lyser solen è la migliore dimostrazione di tutto ciò, per merito di cinque composizioni di grande spessore che evidenziano una capacità di coinvolgere l’ascoltatore davvero particolare.

In generale, si può dire che il gruppo riesce ad indirizzare nella stessa direzione atmosfere floydiane e prog malinconico in stile Anglagard. L’apertura affidata ai nove minuti di Resor och näsor è subito un esempio di quanto detto, per merito dell’iniziale chitarra à la Gilmour che duetta elegantemente col sax, prima di intraprendere sentieri più frippiani nel finale teso ed in crescendo. Più vivace e vicina al folklore nordico la seguente Polkahäst, guidata da flauto e chitarra, mentre nei quasi quindici minuti di Blomkrukans sång si possono ascoltare sonorità non distanti dai primi King Crimson con flauto ancora in primissimo piano ed evoluzioni continue che riportano nuovamente alla mente il prog svedese di inizio anni ’90, pur offrendo sprazzi originali come i curiosi accompagnamenti di congas in un paio di momenti. L’episodio più particolare dell’album è sicuramente la title-track (quasi dodici minuti), che vede protagonista il sitar suonato da Jerry Johansson (vero deus ex machina della band e autore di tutte le composizioni, si mostra abilissimo sia sul piano del songwriting che su quello esecutivo) e che rimanda all’oriente e a certe esperienze della scena cosmica tedesca dei seventies. Infine, a concludere il cd, c’è Reflection of Kafi, in cui riemergono quelle sonorità portate in auge dagli Anglagard e seguite poi dai vari Sinkadus e Kvazar. In definitiva, Under solen lyser solen è un gran bel disco che nonostante evidenzi alcune nette fonti di ispirazione, brilla di luce propria e si mantiene ben distante da qualsiasi pedissequa imitazione.

Peppe
Giugno 2004