Brani:

1-Superhero; 2-Fathers house; 3-Calm sea of their pupils; 4-There like another; 5-Host vs. graft; 6-Watching the clock; 7-Into the never to speak of; 8-Flesh; 9-Malfunction; 10-Lie down; 11-Sleep

Formazione:

Carptree – Niclas Flinck: lead vocals; Carl Westholm: keyboards. No Future Orchestra – Ulf Edelön: bass1/2/5/7/8/9/11; Jejo Percovic: drums 1/2/3/7/9; Öivin Tronstad: background vocals 1/2/4/5/7/8/9/10; Stefan Fandén: bass 3/10; Kjell Bjarnhage: snaredrum 4/8/11; Jan Hellman: drums 5/10; Franziska Edvinsson: narrator 9

Prodotto da: Carl Westholm
Anno: 2003, Fosfor Records - Durata: 61:13

E’ un dato di fatto che non solo molti ascoltatori del prog adorano i Genesis, ma anche che molti artisti in attività amano la band inglese e traggono ispirazione da essa. Gli svedesi Carptree, duo formato dal cantante Niclas Flinck e dal tastierista Carl Westholm e coadiuvato dai musicisti della cosiddetta No Future Orchestra, mostrano tutta la loro ammirazione verso i Genesis attraverso un album in cui sono presenti 11 composizioni non eccessivamente complesse che prendono spunto da un po’ tutte le epoche attraversate dal celebre gruppo britannico.

Si parte con una serie di brani che evidenziano il lato più romantico dei Genesis, con toni fiabeschi, riferimenti al progressive degli anni ’70, linee melodiche di buon gusto e arrangiamenti eleganti. Non tarda a farsi sentire il richiamo classicheggiante dettato da piano e tastiere sinfoniche, con ispirate melodie vocali, in Watching the clock. Non convincono del tutto, invece, i ritmi elettronici e l’indolenza della leggera Host vs. graft, dal refrain che sembra uscito da And then there were three. Più curioso l’andamento imprevedibile di Into the never to speak of, in cui si alternano batteria campionata, melodie aggraziate, suoni elettroacustici ed improvvise sferzate abbastanza aggressive. Decisamente riuscita Flesh, che inizia con un’atmosfera estremamente delicata e che si tramuta poi in un prorompente new-prog. Senza infamia e senza lode la semplicità di Malfunction e Lie down, che denotano una “pericolosa” parentela con i Genesis collinsiani post Duke, nonostante alcuni indovinati interventi tastieristici. Bello il finale affidato alle note tenui di Sleep, che con delicatezza e genuinità chiude il cd. Superhero è un disco molto gradevole che fa della melodia la propria forza e che non tarderà ad entrare nel cuore di chi non si lascia sfuggire nessun album di derivazione genesisiana.

Peppe
Giugno 2004