| Track List: | |
| Tenemos roads, Brujo, Borogoves (excerpt from part two), Borogoves (part one), Elephants. | |
| Formazione: | |
| Dave Stewart (tastiere), Phil Miller (chitarra), Pip Pyle (batteria), Neil Murray (basso). Con Alan Gowen (moog & piano), John Mitchell (percussioni), Amanda Parsons (voce), Jimmy Hastings (flauto & clarinetto) | |
| Prodotto da: National Health Anno: 1977 charly (Ristampa CD Spalax - 1997), Durata: 49:59 - |
Già dal 1973 Hatfield & the North e Gilgamesh, band di notevole caratura nell'ambito canterburiano, si ritrovarono spesso a suonare sullo stesso palco e, oltre alle loro esibizioni, concludevano i concerti unendo i musicisti in una sorta di "orchestra rock".
Da qui l'idea dei due tastieristi Dave Stewart ed Alan Gowen, di formare un gruppo che comprendesse, inoltre, due chitarre, basso, batteria ed una o più voci femminili. Nel 1975 nasce il primo nucleo dei National Health con i chitarristi Phil Lee e Phil Miller, Mont Campbell al basso, Bill Bruford alla batteria e Amanda Parsons al canto, oltre, chiaramente a Stewart e Gowen.Un potenziale altissimo, visto il notevole valore dei musicisti, ma pochi concerti e la sola registrazione di alcuni demo non furono sufficienti a tenere il gruppo unito a lungo per cui, quando arrivò l'occasione di incidere il primo disco il gruppo si ritrovò ridotto in un terzetto senza addirittura il batterista! Grazie alla disponibilità del bravo Pip Pyle e la partecipazione di Gowen e della Parsons come ospiti, le registrazioni ebbero luogo presso lo studio "MobileMobile" ed il disco pubblicato, un anno più tardi, dall'intraprendente Charly Records.
Le linee guida sono tracciate immancabilmente da Stewart , il quale ricopre il ruolo di leader, firmando tutti i brani tranne Brujo di Gowen ed Elephants scritto insieme a quest'ultimo. Il disco riporta quattro equilibrate e lunghe composizioni, imperniate principalmente sull'aspetto strumentale, anche se non mancano gli inserimenti vocali della Parsons, che cmq vanno ad integrarsi con un tessuto sonoro che va ben oltre la semplice forma canzone. Eppure, nelle intenzioni dei musicisti, l'intento perseguito è quello di essere "facili" all'ascolto, cercando ovvi riscontri anche commerciali, presentando però una musica che rifugge dall'ovvio, utilizzando ritmi ed armonie inusuali, con una palpabile vena rock, ma più ricercata ed intelligente. Lontani da ogni semplice velleità "pop", si ritrovano tutti i bei suoni canterburiani, evoluti magari, come il timbro chitarristico di Miller è particolarisissimo, come d'altronde il drumming fantasioso di Pyle, e le tastiere in grande evidenza di Stewart e Gowen. Neil Murray al basso si rivela perfettamente funzionale alle intricate composizioni. La musica continua ad essere complessa, una sorta di prosecuzione/evoluzione del discorso musicale intrapreso con Hatfield & The North, ancora più "cerebrale" per l'apporto di Gowen, affascinante e coivolgente nelle lunghe e variegate composizioni.
Musica decisamente evoluta, che pone questo gruppo come alfiere della cosidetta scuola di canterbury, rappresentando nel contempo quanto di meglio sia stato prodotto nei tardi anni '70.
Geppo
Aprile 2004
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