Corpo - I & II - III

 

Corpo - I & II
(2016, Lizard Records)
Nel ventunesimo secolo ci si aspetterebbe che la storia del prog sia stata narrata in tutti i suoi capitoli, anche quelli più piccoli. Eppure, ancora oggi, quando meno te lo aspetti, ti ritrovi in mano un documento che colma un vuoto. E' il caso dei Corpo, band salentina formata da tre fratelli, cresciuta in una comune nei seventies sperimentando con artisti di diversa nazionalità e che ha portato la propria musica in giro per l'Europa in quel periodo.

Henry Now, Piacenza 18/11/2022

Quattro ultrasettantenni inglesi si ritrovano insieme sul palco dopo non so quanto tempo per confezionare un evento speciale, all'insegna di una pienissima libertà, come erano abituati a fare negli anni '70.
Ma andiamo con ordine...
 
 

Barbara Rubin - "The shadows playground - piano works"

 

Non è necessario fare lunghe suite intricate e ultratecniche per proporre del prog di valore. Se alla base ci sono classe, intelligenza, idee e buona ispirazione possono bastare un pianoforte, una voce, arrangiamenti brillanti e poco altro. Barbara Rubin dimostra la sua bravura in questo album che è un concentrato di eleganza, grazie a nove composizioni ben costruite e poco più di tre quarti d'ora di ottima musica. Il pianoforte è il protagonista principale, con il suo timbro al di fuori del tempo e sempre attraente; non a caso, il sottotitolo dell'album è Piano works.

Dusan Jevtovic - Vasil Hadzimanov "Duo"

 

Ci eravamo abituati ad ascoltare Dusan Jevtovic tra le pieghe di un jazz-rock robusto, pronto a far viaggiare le corde della sua chitarra verso sentieri avventurosi seguendo le orme di grandi maestri del passato, tra echi di Jeff Beck, Robert Fripp, John McLaughlin, Terje Rypdal e Allan Holdsworth. Sorprende, quindi, ritrovarlo con questo lavoro molto più intimista, in duo con il tastierista Vasil Hadzimanov, con cui aveva già collaborato in diversi album e in sede live.

Elisa Montaldo - Fistful of planets part II

 

Avevamo già seguito con piacere l'esordio solista di Elisa Montaldo, tastierista nota per la sua militanza nel Tempio delle Clessidre, ma che ha "prestato" le sue doti canore, di strumentista, e di compositrice a diversi artisti del mondo del prog.
Siamo lieti di ritrovarla nel 2021 con il secondo lavoro denominato Fistful of planets, curatissimo in ogni dettaglio e ricco di collaboratori, tra i quali non mancano nomi importanti, a partire da quello di Mattias Olsson, che non ha certo bisogno di presentazioni.

Soft Works - Abracadabra in Osaka

 

Nel 2003 fece molto rumore la notizia della nascita dei Soft Works, che, vedendo la presenza in formazione di Elton Dean, Allan Holdsworth, Hugh Hopper e John Marshall, erano a quei tempi la realtà più vicina ad una reunion dei Soft Machine da tanti anni.
Grazie all'iniziativa di Leonardo Pavkovic, boss della Moonjune Records, attiva da un paio d'anni, i Soft Works, dopo aver realizzato il disco Abracadabra, volarono in Giappone per un breve tour. Nemmeno il tempodi godersi i buoni riscontri di critica e pubblico e la decisione di Allan Holdsworth di abbandonare segnò la fine prematura di questa interessantissima esperienza. Sarebbe stato sostituito poi da John Etheridge e ci sarebbe stato il cambio di denominazione in Soft Machine Legacy, ma questa è un'altra storia, che abbiamo già raccontato sulle nostre pagine.

Markus Reuter - Truce 2


A distanza di due anni da Truce, ecco il secondo volume di quest'avventura che vede protagonista il chitarrista tedesco Markus Reuter affiancato da una sezione ritmica di altissimo livello, formata dall'italiano Fabio Trentini (noto per i suoi trascorsi con le Orme) al basso e dall'israeliano Asaf Sirkis alla batteria. Seguendo la scia del precedente album, anche in questa occasione il trio si esibisce in un prog moderno molto robusto e debitore di vari esperimenti targati King Crimson. Ma non si tratta di un copia/incolla. Partendo dalle basi del primo Truce, stavolta i musicisti hanno voluto rendere ancora più ostica la loro proposta.

Il Porto di Venere - E pensa che mi meraviglio ancora



Dall'unione delle forze di due talenti che hanno dato tantissimo al prog italiano a partire già dagli anni '90, Cristiano Roversi e Maurizio Di Tollo, nasce questo nuovo progetto denominato Il Porto di Venere.
"E pensa che mi meraviglio ancora", lo diciamo subito, è un album bellissimo. Un lavoro dove le forze in gioco danno il meglio ed elaborano scenari incantevoli che possono facilmente colpire al cuore gli appassionati di progressive rock.

Dewa Budjana - Naurora



Torniamo con piacere a parlare del chitarrista indonesiano Dewa Budjana, da anni ben supportato dalla Moonjune Records e sempre contornato di musicisti di alto livello. Per l'occasione, i nomi più noti ad accompagnarlo sono quelli di Simon Phillips, Dave Weckl, Gary Husband e Jimmy Johnson, ma tutti i collaboratori hanno dato il meglio di sé per l'ennesimo album assolutamente riuscito.
 
Naurora è stato registrato tra il 2020 e il 2021, in piena pandemia e con i musicisti che hanno registrato le loro parti da remoto.

Machine Mass Sextet - Intrusion

 

La creatura Machine Mass è quella con la forma più mutevole tra gli svariati progetti che vedono coinvolto Michelle Delville, noto alle cronache prog soprattutto per la sua militanza con i Wrong Object. Dopo uno splendido tributo a Jimi Hendrix, I Machine Mass si presentano nel 2021 in versione sestetto con l'album Intrusion.
Stavolta l'orientamento è verso un jazz moderno che non perde di vista certe influenze importanti - a partire da elementi del Miles Davis del periodo elettrico - e che non disdegna di sconfinare verso altri territori.