La
creatura Machine Mass è quella con la forma più mutevole tra gli
svariati progetti che vedono coinvolto Michelle Delville, noto alle
cronache prog soprattutto per la sua militanza con i Wrong Object. Dopo
uno splendido tributo a Jimi Hendrix, I Machine Mass si presentano nel
2021 in versione sestetto con l'album Intrusion.
Stavolta l'orientamento è verso un jazz moderno che non perde di vista certe influenze importanti - a partire da elementi del Miles Davis del periodo elettrico - e che non disdegna di sconfinare verso altri territori.
Stavolta l'orientamento è verso un jazz moderno che non perde di vista certe influenze importanti - a partire da elementi del Miles Davis del periodo elettrico - e che non disdegna di sconfinare verso altri territori.
Aperto
e chiuso da personali e bellissime rivisitazioni di Africa di John
Coltrane e di In a silent way di Joe Zawinul, il disco si snoda
attraverso una serie di composizioni in cui si intrecciano i timbri
acustici di fiati, pianoforte e contrabbasso con quelli elettrici della
chitarra. Nei quattordici minuti della title-track, ad esempio, il
pianista Atoine Guenet crea atmosfere misteriose con il suo strumento;
l'entrata dei fiati regala un tocco à la Soft Machine, mentre i ritmi si
mantengono soffusi e notturni; pian piano cresce l'intensità, ma il
rallentamento verso i nove minuti porta a una situazione in cui il piano
è nuovamente protagonista, prima del finale in cui riecheggia
nuovamente un sound da Canterbury. Le altre tracce mantengono comunque
una qualità sempre elevata, sia nei due brevi frammenti in cui si denota
ampia libertà (This is e una Intro per solo contrabbasso), sia quando
il minutaggio si fa più elevato e si riscontra l'alternanza tra temi di
base ben riconoscibili e situazioni solistiche che oltre a mostrare la
bravura dei muscisti fa capire anche l'intesa che c'è tra loro.
Ottimo anche il lavoro di registrazione e di mixaggio, con effetti che creano dinamiche particolari tra i vari strumenti, i cui volumi si alzano o si abbassano a seconda delle esigenze del momento.
Intrusion è uno di quei dischi in cui ci sono coordinate borderline care alla Moonjune Records, con il jazz pronto a virare in direzione Canterbury, o a spingersi verso soluzioni non convenzionali. E Delville si conferma mente aperta e pronta a sperimentare, ottenendo risultati sempre di alto livello.
1-Africa; 2-Intrusion; 3-This is; 4-Not another loud song; 5-Intro; 6-The roll; 7-ED; 8-In a silent way
Laurent
Blondiau: trumpet; Manuel Hermia: saxophones; Michel Delville: guitar,
Roland GR09; Antoine Guenet: piano; Damien Campion: double bass; Tony
Bianco: drums.
2021, Moonjune Records
Peppe
gennaio 2022
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