Brani:

1-The untold want; 2-Doo dah damage; 3-Wet sounds; 4-Ford theatre; 5-No one will ever know (fare thee well); 6-The chief; 7-Radio reminiscence; 8-Children's playground revisited

Formazione:
Leendert Korstanje (keyboards); Fred Rosenkamp (guitar); Jan Dubbe (drums).
Prodotto da: Lady Lake and Frans Hagenaars
Anno: 2005, Musea - Durata: 54:45

C'erano una volta, dall'Olanda, i Lady Lake, una formazione che nel 1978 pubblicò l'album No pictures, con il quale deliziò gli appassionati di progressive rock attraverso una proposta pregna di romanticismo che vedeva come punto di riferimento principale i Camel. E' stato l'unico album di una band che ha comunque continuato la sua carriera fino agli inizi degli anni '90 e che solo di recente, in trio, si è riformata per dare alle stampe un seguito a quel lavoro.

Così è nato Supercleandreammachine, lavoro di quasi un'ora con cui la band torna a cimentarsi in quello stile che già aveva dato esiti positivi. E per far capir subito come stanno le cose si inizia con la minisuite The untold want, con cui il gruppo fa capire che la direzione è invariata: nulla di moderno, solo il buon caro e vecchio romanticismo portato in auge dai grandi maestri dei seventies. L'inizio delicato è appannaggio della chitarra, con melodie malinconiche in uno stile che può ricordare certe cose dei genesisiani Phillips e Hackett, ma dopo quattro minuti e mezzo la situazione si movimenta molto e il gruppo si libera in un rock sinfonico forte di reminiscenze degli anni '70, ma anche contaminato da spunti di new-prog. E così abbiamo i classici stacchi, cambi di tempo, di umore e solos da brividi che rappresentano sempre il marchio di fabbrica di questo tipo di prog. E il trio olandese dimostra in questi quattordici minuti di saperci fare davvero bene. Partenza promettente, quindi, ma resto del cd che non delude le attese con altre otto tracce che denotano le stesse caratteristiche della prima. Chitarra e tastiere si alternano alla guida e si intrecciano con abilità, si succedono in continuazione spunti riflessivi ed altri di piena luce, l'ombra del Cammello di Andy Latimer è sempre dietro l'angolo e non si perde mai di vista il feeling, per far sì che le composizioni non siano mai troppo complesse e che l'ascolto risulti sempre gradevole. Obiettivi centrati in pieno. Il ritorno dei Lady Lake, pur non dicendo nulla di nuovo, va salutato con piacere e con tutti i favori del caso: Supercleandreammachine è un album gradevolissimo, suonato con tanto buon gusto e che va ben oltre la sufficienza. Si sente davvero in lavori del genere che i musicisti propongono la loro musica con naturalezza e senza ruffianerie. Non è pregio da poco quando i risultati sono di tale fattura!

Peppe
Gennaio 2006