Brani:
1-Intro; 2-A better tomorrow; 3-Stomr; 4-Illusion of mind; 5-Mission; 6-My life, my soul; 7-Unknown destination; 8-Io cerco te
Formazione:
Roberto Bovini: batteria, voce; Tiziano Bolzoni: basso; Bob Ranzi: tastiere e ciappini; Ivan Bartuzzi: chitarra elettrica e acustica; Gabriele Carboni: chitarra, flauto, voce
2005, autoproduzione - Durata: 48:15

Oggigiorno, nel mondo del prog, un modo semplice per giungere al debutto discografico è quello dell'autoproduzione. Ormai non sono pochi i gruppi che si affacciano in quest'universo musicale facendovi ricorso, con tutti i pro e i contro del caso. Sempre apprezzabile il coraggio di questi artisti, parlando dei Ten Midnight tra i loro pregi principali c'è da segnalare sicuramente quello di una grande passione.

Passione che trasuda attraverso composizioni sentite, costruite ed eseguite con trasporto, con voglia di avanzare una proposta basata sul genere che si predilige e con l'orgoglio di chi ancora si entusiasma, giustamente, per una musica suonata e non fuoriuscita da un computer. I difetti sono invece rappresentati da un sound un po' troppo “sporco”, penalizzato da una registrazione che fa arrivare agli ascoltatori i suoni abbastanza chiusi e “distanti”, dimostrazione di un qualcosa di eccessivamente artigianale che non riesce ad arrivare a quel giusto calore che avrebbe senz'altro giovato. 

Entrando nello specifico musicale di questo lavoro, possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un rock sinfonico abbastanza classico e con reminiscenze tipiche del prog italiano dei seventies. Gli echi principali possono essere intravisti in quelli che ricordano Orme e PFM, anche se a tratti emerge un bel po' di grinta in più e non manca una ricerca della melodia orecchiabile che a volte ottiene risultati gradevoli, a volte risulta invece più banale. Nei testi si fa principalmente ricorso all'italiano, anche se la nostra lingua si alterna con alcuni interventi in inglese. Inoltre, bisogna rimarcare che uno degli obiettivi principali dei Ten Midnight, raggiunto però solo a metà, è quello di essere abbastanza diretti e coinvolgenti, nel tentativo di unire l'ingegno del progressive con il feeling che in generale la musica deve dare. In ogni caso, tra alti e bassi, è sempre bello poter evidenziare le qualità di giovani artisti italiani che muovono i primi passi. 

Il disco d'esordio dei Ten Midnight non rimarrà certo nella storia, ma lascia anche intravedere delle potenzialità che possono essere raggiunte con una produzione migliore, limando qualcosina, crescendo di esperienza e migliorando le parti cantate.

Peppe
Gennaio 2006