Brani:

1-Serenade for 1652; 2-Hinterland; 3-Rubato industry; 4-Clair obscur

Formazione:

Lars Fredrik Frøslie: keyboards; Martin Nordrum Kneppen: drums and percussion; Kristian Karl Hultgren: bass and saxophones; Morten Andreas Eriksen: electric and acoustic guitars; Tomy Johannessen: lead vocals

Prodotto da: Wobbler, Jacob Holm-Lupo e Øystein Vesaas
Anno: 2005, The Laser's Edge - Durata: 56:50

Caso curioso quello dei Wobbler… Trattasi, infatti, di una band norvegese già abbastanza nota nel sottobosco progressive prima ancora che giungesse alla realizzazione di questo Hinterland, cd che segna il suo debutto discografico.

Questo gruppo, infatti, si era fatto conoscere sia attraverso vari concerti nell'ambito di importanti festival prog (in patria, ma anche a Wurzburg e al Nearfest), sia, soprattutto, con dei demo liberamente scaricabili dal loro sito e che avevano affascinato più di un appassionato per la loro somiglianza alla proposta che tanto ha fatto apprezzare all'inizio degli anni '90 i grandi Anglagard. Logico, quindi, che l'esordio dei Wobbler suscitasse tanta attesa. Il 2005 vede finalmente la pubblicazione del cd, che consta in quasi un'ora di progressive sinfonico in cui si ravvisano tutti i più classici clichè del genere. 

Diciamo immediatamente che non ci si trova solo Anglagard-sound, ma anche tantissimo prog italiano dei seventies. Influenze (anche se i più cattivelli parleranno di vere e proprie citazioni se non addirittura di plagi) derivanti dalla PFM, dal Balletto di Bronzo e dal Museo Rosenbach si riconoscono continuamente durante l'ascolto. Si potrebbe affermare comunque che il lavoro è incentrato soprattutto sulla lunghissima title-track: in questi ventotto minuti viene infatti a galla quello che rappresentano i Wobbler. Un gruppo che non pretende di inventare nulla di nuovo, un gruppo che si rifà a certi schemi collaudatissimi, dei musicisti che vogliono mettere in pratica la loro passione… E lo fanno attraverso un sound che vede riferimenti classicheggianti, in cui è omaggiato il prog italiano, in cui sono ripresi gli insegnamenti degli Anglagard, tra una rifinitura genesisiana ed una crimsoniana, in cui si avverte un leggero alone oscuro e malinconico, in cui anche la ricerca del suono riporta agli anni '70 per l'abbondante utilizzo di mellotron, organo Hammond e, in genere, timbriche vintage. 

Gli ingredienti per avere l'approvazione del progfan medio ci sono tutti; manca forse un po' di spontaneità e un po' di personalità. Non prendiamo in giro nessuno dicendo che è la nuova meraviglia del prog moderno, ma non prendiamo in giro nessuno dicendo che Hinterland è una bufala, perché quest'esordio dei Wobbler piacerà facilmente. Diciamo, per semplificare il tutto, che questo cd è un buon toccasana per chi ha nostalgia sia degli anni '70 italiani che degli anni '90 svedesi.

Peppe
Gennaio 2006