Brani:

1-Convolutus; 2-Rhinoceros; 3-Uomo del futuro passato; 4-Olim sol rogavit terram I; 5-Il pensiero che porta alle cose importanti; 6-Luce; 7-De ordinis ratione; 8-Olim sol rogavit terram II

Formazione:

Alessandro Porre Porreca detto Poni: bass; Il Pedicure Claudio Trotta: drums; Bonez Bonetti: violins; Fabrizio Lucignolo Puglisi: electronic keyboards; Magrino Pinocchio Collina: guitars; Luigi Savino: bass on “Luce”, editino; Fabio Cocchi: violin; Nicola il Rosso: viola; Il Simpatico Enrico Guerzoni: cello; Alberto Piras: al bel canto e all'emma piccola

Recorded and mixed by Stefano Lugli
Anno: 2002, Cuneiform Records - Durata: 70:32

Il quinto album in studio del gruppo italiano presenta dei musicisti ormai affiatatissimi ed un sound che caratterizza uno stile ormai rodato e personale. Partendo dalle basi jazz-rock degli Area, i Deus Ex Machina mostrano ancora una volta le loro notevoli capacità tecniche attraverso composizioni i cui intricati impasti strumentali risultano eseguiti alla perfezione. Infatti, gli arrangiamenti ricercati e il grande talento dei musicisti rappresentano, da sempre, le caratteristiche di una band apprezzata in tutto il mondo.

Cinque, così, non si discosta molto rispetto al passato e la maggior parte delle composizioni presenta un sound ormai riconoscibilissimo al primo ascolto. Bastano poche note di Convolutus o Rhinoceros per capire che stiamo ascoltano un cd dei Deus Ex Machina. Come sempre, si va da frangenti nervosi a momenti più rilassati, con una maggiore inclinazione jazzistica rispetto al passato (in particolare in Uomo del futuro passato) e con alcune situazioni non distanti dagli spigoli del RIO. Queste ultime si ravvisano soprattutto in alcuni sprazzi de Il pensiero delle cose importanti, della strumentale Luce e nell'uso degli archi in Olim sol rogavit terram II e viene da chiedersi se non ci sia stata una leggera influenza, in simili scelte, con il passaggio alla Cuneiform Records, etichetta specializzata nelle produzioni dei rami più complessi del progressive. Altra peculiarità del gruppo: le parti cantate, sia per l'eccezionale ugola di Alberto Piras, uno dei migliori vocalist in circolazione, sia per l'uso della lingua latina nella maggior parte dei brani. Dopo essersi fatti notevolmente apprezzare negli anni '90, i Deus Ex Machina non fanno che confermare le loro qualità e, riassumendo, è proprio questo allo stesso tempo il pregio ed il difetto dell'album: belle composizioni, suonate con una classe fuori dal comune, un cantante di straordinario valore, ma anche soluzioni ormai intuibili da chi conosce bene lo stile del gruppo. Difettuccio tutto sommato veniale, visto che stiamo parlando di uno dei migliori gruppi prog in circolazione.

Peppe
Maggio 2005