| | Brani: |
Singularity, Dancing on the Waters, Marduk, Sophia's Song, Double Helix, Brother Sun Sister Moon, Seven Hands of Time, The Power of Reason. | |
| Formazione: | |
Nick Magnus: Keyboards; | |
| Anno: 2004, Magic Nuns Record - Durata: 49:28 |
Hexameron è il nuovo concept album di Nick Magnus che, per chi non lo sapesse, inizia la sua carriera musicale nel 1976 con gli Enid. Nel 1978 inizia a collaborare con l'ex-Genesis, Steve Hackett
e il sodalizio dura ben 11 anni durante i quali partecipa ai migliori
album del chitarrista ed è con lui durante i tour. Magnus è autore di
altri due album Straight On Till Morning del 1996 e Inhaling Green
del 1999. L'album esprime un progressive che esplora vari campi tra cui
sono evidenti influenze celtiche. La struttura del disco è
romantico-sinfonica con brani cantati, dove manca però una vera e
propria batteria che avrebbe giovato non poco lo sviluppo delle sequenze
più vigorose.
Arricchiscono l'album numerosi ospiti di grande prestigio come Steve Hackett e il fratello John, Pete Hicks ottimo vocalist della Hackett band, Geoff Whitehorn chitarrista con i Procol Harum e Tony Patterson cantante della tribute band Re-Genesis. L'opener Singularity
si apre con uno splendido pianoforte che funge da battistrada alle
tastiere sinfoniche e alle bellissime linee melodiche del flauto di John Hackett e della chitarra di Steve; poi la musica diventa sempre più sinfonica in stile Enid. Splendida l'atmosferica apertura di Dancing on the Waters che fa da contraltare alla celestiale voce di Clare Brigstocke; poi il brano diventa forte con suoni pomposi e orchestrali. Marduk inizia con il cantato di Tony Patterson su un piano alla Supertramp, poi si evolve in modo forte per diventare addirittura drammatico sul riff della chitarra di Geoff Whitehorn e le tastiere di Magnus. A metà strada troviamo Sophia's Song che percorre un tema celtico con la voce della guest Siobhan McCarthy ed il violino di Ninian Boyle. Ninian (violino e viola) compare inoltre su Double Helix che insieme ad un arpeggio di chitarra classica ed il fantastico flauto di John Hackett fa respirare atmosfere che ci riportano direttamente alla bellissima Kim di Steve Hackett. Pete Hicks, un po' alla maniera del migliore Jan Anderson dei Tull, canta magnificamente la bella Brother Sun Sister Moon dove si ascoltano anche gli interventi di una chitarra molto hackettiana suonata da Melvyn Hiscock. Seven Hands Of Time incede meravigliosamente con i suoni della chitarra di Steve Hackett con
una melodia che assume sempre più caratteri malinconici e toccanti fino
al bel finale dove il sintetizzatore impreziosisce ancor più un brano
da incorniciare. Un coro sacrale (qui chiamato The Bear's Chorus) introduce The Power of Reason,
che ritorna sullo splendido tema che aveva aperto l'album e che nel suo
incedere vi farà accapponare la pelle, prima con l'ingresso della
soprano Clare Brigstocke e poi con la languida chitarra di Steve Hackett che ci accompagna fino al bellissimo finale di questo magnifico disco. Consiglio a tutti l'acquisto.
Progman59
Novembre 2004
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