più disegni di Kim, quindi, ma una bella foto di Steve con una valigia nel fumo di un treno (in arrivo o in partenza) atta a confermare il cambiamento nella vita dell'artista.
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Il disco si avvale della presenza di ospiti illustri tra i quali Chris Squire e un must per i fans dei Genesis, Anthony Phillips, grande musicista e fine cesellatore nella combinazione chitarra elettrica e 12 corde; le parti di batteria sono state ottenute utilizzando un ottimo software, il “Toontrack Superior Drummer® 2.0”, che rilascia suoni campionati da vere batterie, tra cui quelle di Chester Thompson.
Poco più di 45 minuti il contenuto del disco che si apre con Fire on the Moon, brano bellissimo che racconta della depressione, del dolore vissuti al tempo del divorzio, di forte matrice progressive con momenti lirici misti a squarci molto ritmici sostenuti dal basso di Chris Squire che incede (a ritmo di bolero) accompagnando l’assolo di Steve. Nomads si apre con il canto triste di Hackett con una chitarra dapprima malinconica e poi più ariosa verso atmosfere di flamenco gitano.
Emerald And Ash, nove minuti dove sogno, armonia e malinconia ci fanno a stento trattenere le lacrime: bella la voce di Steve che sul ritornello è accompagnato dalla chitarra 12 corde di Anthony Phillips che ci riporta alle emozioni dei primi Genesis fino a che lo Stick di Nick Beggs devia il brano su territori più cupi e dark con lacerazioni stilistiche e note tormentate.
Tubehead è un brano alla Mechanical Bride, omaggio ai Marshall valvolari, breve divertimento che permette ad Hackett di scorrazzare sulla tastiera della sua chitarra.
Sleepers, ispirata molto probabilmente da un sms, dopo una notte insonne a casa del mitico Mario Giammetti, da parte del paroliere di John Hackett (amico di Steve) Nick Clabburn in vacanza in Italia, si apre con un suono melodioso e struggente con la chitarra con corde di nylon che poi si adagia su una base di archi che rendono l’atmosfera idilliaca e sognante, fino al brusco cambio dove il pezzo passa da morbide progressioni ad inquietanti eufonie ricche d’angoscia, dove effetti misurati e una preziosa interpretazione vocale rendono il brano molto suggestivo.
Ghost in The Glass dai connotati ambient con una chitarra (acustica) liquida che disegna una melodia impalpabile che si unisce bene alla seconda parte con la chitarra elettrica.
Still Waters dove ancora una volta viene fuori la passione di Hackett per il blues, chitarra distorta con passaggi molto piacevoli arricchiti dai cori femminili di Amanda e Jo Lehmann e dalla figlia adolescente di Roger King, Lauren.
Il disco si chiude con The Last Train To Instanbul di chiara ispirazione etnica (araba); la chitarra di Hackett è accompagnata dal flauto del fratello John, dal sax di Rob Towsend e dai violini di Ferenc Kovacs e Christine Townsen ed è esaltata dalla fusione voce/violino prima e voce/sitar dopo.
Questo disco che doveva uscire il 5 ottobre dello scorso anno è ora disponibile dal 3 maggio 2010 anche in Special Edition, un digipack a 3 riquadri che comprende un secondo disco con le registrazioni dal vivo di Steve durante il tour in Italia nell'estate del 2009 ed un brano nuovo in studio Every Star in the Night Sky, più un booklet esteso con spettacolari foto dal vivo di Ben Fenner.
Progman59
Giugno 2010
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