Brani:

1-Neo dada; 2-Ballet morbido in a dozen tiny movements; 3-Oslo City Suite; 4-Your mother eats like a platipus; 5-Big Ben Dover; 6-Three variations on a mainstream neurosis; 7-Choko king

Formazione:

Jono El Grande: lead vocals on 2, nostrils on 6, guitars and synthesizer solo on 2, sound processing, rare percussion overdubs and electronic guitar noises; Hans Martin Austestad: lead vocals on 1, larynx percussion and throat singing on 6; Bård Bratile: vocals and kazoo solo on 7; Erik Løkra: soprano, tenor and baritone saxophone; Embrik Snerte: bassoon; Terje Engen: drums; Håkon Mørch Stene: percussion, marimba and vibraphone; André Bongard: keyboards on 7 and 1; Petter Sørlie Kragstad: keyboards on 5, 3, 2 and 6; Eyolf Dale: synthesizer overdubs on 2; Ida Kristine Hansen: violin I; Isa Caroline Holmesland: violin II; Gunnhild Oddbjørnsdatter: viola; Lisa Isabel Holstad: cello.

Composed, arranged, conducted and produced by Jono El Grande

2009, Rune Grammofon - Durata totale: 42:25

Vi presentiamo un eccentrico (anche se forse è un eufemismo definirlo così) musicista norvegese: Jon Andreas Håtun, alias Jono El Grande, compositore autodidatta, chitarrista, cresciuto a pane e Frank Zappa. Che Jono sia un personaggio fuori dal comune lo si può capire anche navigando sul suo sito internet, o sulle sue pagine myspace e facebook, dove si trovano non poche stramberie (guardatevi, ad esempio, le foto a dir poco assurde!), o anche andando a leggere qualche intervista, in cui mostra tutta la sua bizzarria. A volte follia e genio vanno di pari passo nella mente delle persone e con i suoi album Jono lo dimostra chiaramente. Forse geniale è una parola troppo grossa, ma di sicuro la musica che propone ha un fascino ed una qualità enormi. In Neo dada, il suo terzo lavoro, lo troviamo leader di una band ampia che fa uso di un nutritissimo numero di strumenti per rievocare i fasti del bandismo zappiano del periodo The Grand Wazoo – Waka Jawaka, abbinandolo ad abbondanti dose di R.I.O. di scuola Samla Mammas Manna. Ne vien fuori un prodotto gustosissimo, brillante, allegro, complesso al punto giusto, ma tutt’altro che contorto, quasi interamente strumentale e si può dire che “dadaista” è un aggettivo che ben gli si addice. Davvero piacevolissimo immergersi in questo mare di suoni trascinanti, in una musica che, nella sua indefinibilità, sa essere orchestrale e rock allo stesso tempo, che nonostante certe influenze evidenti, trasuda personalità secondo dopo secondo. Album assolutamente stupendo, che può diventare un must per gli amanti del RIO e che può aprire porte nuove a chi non si è mai avventurato in certe proposte.

 Peppe

Giugno 2010