| Brani: | |
1-Black country; 2-Lavender mist; 3-BTI; 4-Fractalism; 5-February pain; 6-Burnt forest island including A visit by Mr. Gillon; 7-Ambient isles | |
| Formazione: | |
All instruments played by Robin Taylor: electric guitar, loops, drones & filagolets; Roland synthesizers, Hammond organ, assorted percussion, junk & drum samples, add. Voice, treatments. With Karsten Vogel: soprano & tenor saxophones; Jan Fischer and Louise Nipper: voice material | |
| Prodotto da: Robin Taylor Anno: 2001, Marvel of Beauty - Durata: 50:18 |
Samplicity è un cd che vede protagonista quasi esclusivo un musicista impegnato a mostrare tutta la sua arte. E il danese Robin Taylor ce la mette tutta per far capire quanto sia interessato ad esaminare e penetrare a fondo ogni lato della musica.
L'attento ascolto delle sette composizioni presenti in questo album datato 2001 ci pone di fronte ad un artista che di sicuro non vuole fare il ruffiano o il finto cervellotico, ma ad un musicista “vero”, che non bada a compromessi e che va avanti per la sua strada, convinto delle proprie idee e degli sviluppi ai quali queste possono portare. Ma andiamo ad esaminare meglio il contenuto di questo lavoro. Il riff principale di Black country è ripetuto ossessivamente per tutta la durata del brano, nel quale l'apparato ritmico imperversa con un andamento non meno maniacale e le tastiere ricamano sopra il tutto con gusto e sonorità da prog anni '70. Più atmosferica Lavender mist, col sax di Vogel a dettare legge con toni soft, mentre Taylor alle tastiere a volte fa da sfondo, a volte si slancia con affondi decisi e mai invadenti. In BTI si punta maggiormente sulla tecnologia e su sensazioni ambient, con suoni rarefatti che rimandano a certe sperimentazioni floydiane del passato, ma dai quali traspare chiaramente l'attualità delle idee di Taylor. Con Fractalism, invece, troviamo la contaminazione. Di generi: jazz, rock, new age, prog, noise… Ma anche di suoni, per via della varietà timbrica presente, degli strumenti utilizzati e dei trattamenti elettronici. Il risultato finale convince in pieno e colpisce l'andamento ipnotico del pezzo che cattura letteralmente l'ascoltatore, travolto da un alone di magia che incanta e seduce. February pain è l'arte di sperimentare, di ricercare una formula musicale alchemica applicando la tecnologia odierna alle tastiere e modernizzando King Crimson e corrieri cosmici. Le ultime due tracce, Burnt forest island e Ambient isles, sono le più lunghe del cd e quelle in cui spicca maggiormente la qualità di Taylor: quella, cioè, di accostare vena sperimentale e improvvisativa per ottenere risultati unici. Lo si denota dalla semplicità con cui si passa da situazioni di stampo sinfonico-classicheggiante all'elettronica cara ai Tangerine Dream, da dissonanze frippiane all'esasperazione della free-music, da sensazioni riflessive o drammatiche ad altre più gioiose, dalle reiterazioni di temi ben riusciti al susseguirsi più libero di note svincolate da qualsiasi schema, dai suoni della natura a quelli più sintetizzati… Vedrei bene queste due composizioni finali come colonne sonore di un film di Kubrick. Ricerca è la parola magica che caratterizza questo lavoro; ricerca che si realizza in un attento studio che permette che forma e sostanza non si distacchino; ricerca che consta di approfondimenti sonori, ma anche emozionali…Peppe
Novembre 2005
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