Brani:

1-Preludio: Il trapasso; 2-Confessione d’un amante; 3-La bestia ed il delirio; 4-Recitativo: è nel buio che risplendono le stelle; 5-Ricordi del supplizio; 6-Nostalgia pentimento e rabbia; 7-Sudorazione a freddo sotto il chiaro di luna; 8-Melencolia; 9-E fu allora che dalle fiamme mi sorprese una calda brezza celeste; 10-Nosce te ipsum: la bestia ringhia in noi; 11-Corale per messa da requiem; 12-Epilogo: conclusione della discesa agl’inferi d’un giovane amante.

Formazione:

Simone Cecchini: voce, chitarra acustica 6 & 12 corde, chitarra classica, sax tenore, cori; Simone Brozzetti: chitarra elettrica; Federico Caprai: basso; Diego Petrini: batteria, organo, tastiere, piano, vibrafono, percussioni; Eva Morelli: flauto traverso, ottavino; Daniele Rinchi: violino, viola.

2008, Black Widow - Durata totale: 55:34

 

Da quando nel 2002 c’è stato l’esordio della Maschera di Cera sembra che il revival di quel rock sinfonico italiano degli anni ’70 di gruppi come Museo Rosenbach, Metamorfosi, Banco del Mutuo Soccorso, Balletto di Bronzo, ecc. continui a raccogliere proseliti. Il Bacio della Medusa è sicuramente una delle band più credibili nel percorrere questa strada.

In questo loro secondo lavoro sfoderano una classe eccezionale: formalmente e tecnicamente ineccepibili, regalano emozioni continue attraverso una serie di composizioni che sanno essere allo stesso tempo poetiche, intense, energiche, eleganti, trascinanti. Possiamo ascoltare in continuazione trame melodiche d’alta classe e fraseggi strumentali costruiti ed eseguiti egregiamente, tra i classici cambi di tempo e di atmosfera, a seguire tutti i dogmi del genere. Il progressive è contaminato di arie classiche, grazie soprattutto alla presenza del violino; le tastiere ci spingono più direttamente in quei timbri cari agli amanti dei gruppi sinfonici dei seventies, mentre il flauto tulliano è presente in dosi abbondanti e la chitarra sa essere tagliente al punto giusto. Il concept si sviluppa in maniera lineare, non ci sono cali qualitativi, i musicisti si mostrano sicuri delle loro doti e realizzano un’opera ottima, espressiva, decadente senza eccessi, suonata alla perfezione, con una marea di spunti strumentali da incorniciare ed una teatralità degna dei maestri transalpini Ange. Questo è uno di quei rari casi in cui la mancanza di originalità è accompagnata da un’enorme qualità musicale. Disco bellissimo in ogni suo momento! Da acquistare senza remore per gli amanti del rock sinfonico! 

Peppe - gennaio 2009