Brani:

1-At the fifteenth orbit; 2-Outside nowhere; 3-Broken shell; 4-Il difficile equilibrio tra sorgenti d'energia; 5-veS ml'taHghach; 6-Pieces left behind; 7-In the deep; 8-Nexus.

Formazione:

Gianluca De Rossi: keyboards, vocals (4-8); Davide Guidoni: percussives; Guglielmo Mariotti: basses, 12-string acoustic guitar, vocals (3-6). Guest musician: Alessandro Papotto (soprano saxophone)

Prodotto da: Taproban.
Anno: 2004, Mellow - Durata: 46:34

Il trio romano dei Taproban cambia etichetta discografica e sforna un secondo cd davvero interessante, attraverso il quale prova a miscelare le più classiche caratteristiche del new-prog e del rock sinfonico con alcune influenze risalenti al romanticismo dei King Crimson del primissimo periodo.

Il tastierista Gianluca De Rossi, come si evince già dalla breve e sinfonicissima introduzione At the fifteenth orbit, fa la parte del leone, mettendo il proprio strumento in primo piano e risultando il compositore principale della band. Ma sono i diciannove minuti della title-track a costituire l'ossatura portante di questo lavoro: la suite è costruita in maniera eccellente, tra riferimenti classicheggianti, fughe pianistiche, rimandi emersoniani, progressioni trascinanti, momenti di calma apparente con qualche atmosfera vagamente spacey, ritmiche variabili e con gli accurati interventi fantasiosi del sax dell'ospite Alessandro Papotto. Interamente strumentale, questa composizione non finisce mai di stupire nel suo sviluppo e sono certo che entrerà nel cuore non solo degli inossidabili amanti del new-prog più sinfonico. Seguono altre cinque tracce di durata più contenuta, ma nelle quali non mancano spunti di rilievo, che mantengono comunque una coesione stilistica che rende l'album fortemente omogeneo (spesso sono avvertibili delle similitudini, per lo stile adottato, con i bravissimi argentini Nexus). In particolare, segnaliamo la dolce e malinconica ballata semiacutica Broken Shell, Il difficile equilibrio tra sorgenti d'energia, ricca di energia sinfonica e tastieristica (molto à la Emerson, Lake & Palmer) e l'epica Pieces left behind. Incentrato su argomenti di natura fantascientifica, l'album non sarà particolarmente originale, ma è suonato magnificamente e presenta ben pochi punti deboli (se proprio vogliamo individuarne uno, indicherei la pronuncia nei due brani cantati in inglese tutt'altro che impeccabile). Riuscito e maturo; bravi!

Peppe
Luglio 2004