I King Crimson, per molti gruppo simbolo del prog, sono sicuramente
Si può dire che il nucleo base della band si forma intorno al 1967 con il trio Giles, Giles & Fripp,
autore di un album sperimentale di discreta fattura con "The cheerful
insanity of Giles, Giles and Fripp". Il 13 gennaio del 1969 i King
Crimson nascono al Fuhlam Palace Café di Londra quando Fripp e il batterista Michael Giles (1946), insieme al cantante-fiatista Ian McDonald (1946) si uniscono al bassista e cantante Greg Lake (1948, futuro membro del trio Emerson, Lake & Palmer).
Con questa line-up i King Crimson esordiscono esibendosi dal vivo il 9
aprile allo Speakeasy di Londra, inaugurando un lungo e celebre tour
che durerà fino alla fine dell'anno. Ma il vero trampolino di lancio
avviene il 5 luglio, in occasione del concerto gratuito di Hyde Park organizzato dai Rolling Stones,
davanti a oltre 650.000 persone. Il successo che ottiene la band è
rimarcato dall'incredibile debutto discografico di "In the court of the
Crimson King", uscito
il 10 ottobre dello stesso anno, un fenomenale album innovativo,
impressionante già dalla celeberrima copertina disegnata da Barry
Godber; un album in cui si alternano un rock impetuoso, atmosfere di
grande melodia, rimandi classicheggianti, grande uso del mellotron e
notevoli sperimentazioni. A tutto ciò si abbinano i bellissimi testi di
quello che può essere considerato un altro membro dei King Crimson,
sto parlando di Pete Sinfield, paroliere ed importante
collaboratore di Fripp fino al 1971. Il 7 dicembre 1969, in
California, Ian McDonald comunica a Fripp la decisione di lasciare il
gruppo e 9 giorni dopo avviene l'ultima esibizione live della prima
storica formazione del Re Cremisi, al Fillmore West di San Francisco (performance che sarà poi contenuta nel cofanetto "Epitaph" del 1997).
Segue, a breve distanza, l'uscita del secondo album "In the wake of Poseidon", strutturato similmente al primo e che mostra subito i primi cambi di formazione: Lake non è presente in tutto il disco, in quanto abbandona anch'egli la band per unirsi nel sodalizio con Emerson e Palmer. McDonald, la personalità più forte del primo disco insieme a Fripp, lascia e realizza con Michael Giles quello che doveva essere l'altro disco della seconda fatica discografica del Re Cremisi e che si intitola semplicemente "McDonald & Giles". Alle registrazioni di "In the wake of Poseidon" partecipano quindi, oltre Fripp, Michael Giles e l'inseparabile Sinfield, anche Peter Giles (1946) al basso, Keith Tippett al piano, Mel Collins al sax e al flauto e Gordon Haskell alle parti vocali laddove non canta Lake. Ma la febbrile attività discografica e il continuo ricambio di musicisti è senza sosta, al punto che anche l'identità musicale del gruppo ne risentirà.
Nel 1970 esce infatti "Lizard" che vede il batterista Andy McCulloch unirsi a Fripp, Collins, Haskell e Sinfield. Nell'occasione, a coadiuvare il gruppo intervengono musicisti noti dell'area canterburiana e del jazz-rock avanguardistico inglese (Mark Charig, Robin Miller, Nick Evans e ancora Keith Tippett) che influenzano notevolmente l'indirizzo stilistico dell'album. Si segnala, inoltre, anche la presenza di Jon Anderson degli Yes alla voce nella prima parte della suite che dà il titolo all'album. E' un periodo di intensa attività e vitalità per tutto il rock inglese e si segnalano le possibilità, poi sfumate, per Fripp di entrare a far parte degli Yes al posto del dimissionario chitarrista Peter Banks e per Bryan Ferry, futuro Roxy Music, di diventare il cantante dei King Crimson.
"Islands" del 1971 vede ancora cambiamenti nella line-up, costituita stavolta da Fripp, Collins, Sinfield, Boz Burrell al basso e alla voce e Ian Wallace alla batteria. Ancora una volta ci sono interventi di Tippet, Miller e Charig, cui si aggiunge Paulina Lucas come soprano. L'album è ancora più sperimentale di "Lizard" e mette nuovamente in mostra la creatività di Fripp. Ma dopo il live "Earthbound" del 1972, arriva il primo vero cambiamento radicale: Fripp comincia ad avvertire l'esigenza di mantenere una formazione maggiormente stabile e, dopo la rottura della collaborazione con Sinfield, recluta il batterista Bill Bruford, reduce dai suoi trascorsi con gli Yes, il bassista-cantante John Wetton (ex Family), il violinista David Cross ed il percussionista Jamie Muir (quest'ultimo farà però parte del gruppo solo per il primo album di questa line-up). A questi si aggiunge la presenza di Palmer-James che si occupa dei testi. Con la nuova formazione i King Crimson danno vita ad una straordinaria trilogia caratterizzata da un prog-rock evoluto, chitarristico, dissonante, ricco di improvvisazioni e a tratti duro, intellettuale se vogliamo, e che mostra la nuova linfa vitale della band: "Larks' tongues in aspic" (1973), "Starless and bible black" (1974) e "Red" (1974).
Il critico Michael Shore dichiara: "Per me la formazione del 1972-74 fu la più grande edizione dei King Crimson. Dirò
di più, penso obiettivamente che sia stata una delle più grandi
formazioni della storia del rock. In buona sostanza avevamo
un'intelligente band di heavy metal, capace di spontanee
improvvisazioni come di canzoni e suite costruite con severità e rigore.
Questi Crimson non scherzavano, non era più musica per ragazzini, ma
una faccenda molto più seria ed evocativa. (…) I musicisti sapevano
suonare veramente, non interpretavano mai una canzone allo stesso modo,
ma si adattavano all'umore e alle atmosfere che incontravano durante
il loro interminabile girovagare." In effetti, questa nuova
incarnazione dei King Crimson si dimostrò una "mostruosa creatura
live", come ammetterà lo stesso Fripp. In particolare, la formazione a 4
con Fripp, Wetton, Bruford e Cross si esibì in un vero e proprio tour
de force nei 16 mesi successivi all'uscita di "Larks' tongues in
aspic", dopodiché anche Cross abbandona, pur partecipando alla
realizzazione dei successivi album. Questi Crimson mostrano una
muscolatura possente, che unita alla fantasia e all'abilità tecnica dei
musicisti dà vita ad un sound grintoso, sconvolgente eppure
raffinatissimo. Specie dopo la defezione del violinista, Fripp &
co. suonano a volumi altissimi, esibendosi per tre mesi come trio. Il
live "USA" (1975), tuttavia, non riesce ad esprimere al meglio la
grandezza dei concerti di quel periodo e bisognerà aspettare il 1992 e
l'uscita dei quattro cd del cofanetto "The great deceiver", per
rendersi conto di quanto straordinario sia stato quel periodo
concertistico per la band. Interessante anche il doppio cd "The night
watch", uscito nel 1997, che contiene l'esibizione del 23 novembre 1973
al Concertgebouw di Amsterdam. Parte del materiale di questo concerto
fu incluso nell'album "Starless and bible black", il che spiega anche
le forti caratteristiche di improvvisazione che contraddistinguono
questo disco.
Al termine di quasi due anni passati a suonare in giro per il mondo, il Re Cremisi dice stop alla sua carriera con un caustico Fripp che dichiara alla stampa: "Il gruppo ha cessato di esistere nel 1974, anno in cui tutte le band del cosiddetto rock progressivo avrebbero dovuto scomparire". Il chitarrista si dedicherà ad altri progetti, collaborando con Brian Eno ("No pussyfootin'", "Evening star" e "Exposure") e Peter Gabriel, producendo numerosi artisti e realizzando diversi album solisti, senza smettere mai di sperimentare. Ma all'iniziò degli anni '80 il nome della band torna a circolare, anche se inizialmente Fripp pensava di presentarsi con il nuovo gruppo assegnandogli il nome che sarà poi dato al nuovo album.
Assieme a Fripp ci sono stavolta Bruford e due ottimi strumentisti americani: Adrian Belew alla chitarra e alla voce e Tony Levin al basso; insieme, questi musicisti realizzano tre ottimi album di rock moderno, ancora
una volta molto originale e abbastanza diverso da quanto fatto in
passato: "Discipline" (1981), "Beat" (1982) e "Three of a perfect pair"
(1984). Più vicini alla forma canzone, questi album mostrano ugualmente
la carica e la classe del Re Cremisi, con qualche strizzatina d'occhio
al periodo 1973-74. Dal vivo, la nuova formazione esordisce il 30
aprile 1981, a Moles in Bath e dopo una tournée che si conclude con due date allo Spectrum
di Montreal il 10 e l'11 luglio 1984 (l'ultima data sarà documentata
su "Absent lovers", doppio cd uscito nel 1998), seguirà un nuovo
periodo di pausa, in cui Fripp continuerà con i suoi vari progetti
solisti e collaborazioni (tra cui si segnalano quelle con Andy Summers e David Sylvian).
Solo nel 1994, dopo l'inizio di una serie di uscite di album
retrospettivi (la qual cosa sarà molto sfruttata negli anni a seguire
attraverso la realizzazioni di numerosi ed interessanti documenti
postumi, alcuni dei quali sono già stati citati), i King Crimson
tornano alla ribalta.
Stavolta la band si ripropone in un'insolita veste di "doppio trio": due chitarristi (Fripp e Belew), due bassisti (Levin e Trey Gunn) e due batteristi (Bruford e Pat Mastellotto). Già dal 1990 Fripp aveva l'idea di ricomporre la band, ma i suoi litigi col management della EG Records, che aveva sempre rappresentato i King Crimson dal 1969, nonché gli impegni di Levin e Bruford, comportarono uno slittamento nella realizzazione del nuovo materiale. Il 1994 trascorre tra prove in studio ed esibizioni live; dopo l'uscita del minicd "Vrooom" per la neonata etichetta indipendente Discipline Global Mobile, la band si presenta nuovamente in concerto il primo ottobre al Prix d'Ami di Buenos Aires. I King Crimson suonano in Argentina per due settimane e da una delle esibizioni tenute al Broadway Theatre, sempre a Buenos Aires, sarà tratto il doppio cd "B'boom: Official bootleg - Live in Argentina", del 1995. "Vrooom" anticipa e precede di un anno i discorsi di "Thrak", album registrato e mixato in 6 settimane ai Real World Recording Studios di Box, in Gran Bretagna e che vede nuovamente alla ribalta il sound dei King Crimson del periodo '73-'74, modernizzato grazie al sapiente uso della tecnologia e mostrando comunque un gruppo affiatato ed originale come sempre. "56'39'' di canzoni riguardanti l'amore, la morte, la redenzione e ragazzi maturi che hanno erezioni".
L'1 maggio 1995 inizia a Dornbirn in Austria un nuovo tour mondiale che durerà tutto l'anno. Questo tour frutta un nuovo live album, il controverso e curioso "THRaKaTTaK", contenente esclusivamente delle improvvisazioni tratte dai concerti. Continua il periodo delle numerose uscite discografiche con materiale d'archivio ed iniziano a muoversi i cosiddetti ProjeKcts, band improvvisate in cui i 6 membri dei King Crimson si alternano offrendo, a partire dal novembre 1997, esibizioni live (alcune delle quali saranno immortalate su cd) dall'alto tasso di improvvisazione e di tecnologia. Il primo parto di questa fase è l'album "Space groove" del ProjeKct Two (Fripp, Gunn e Belew), registrato a Nashville tra il 19 e il 21 novembre; seguiranno diverse esibizioni live dei vari "sottogruppi" (ProjeKct One: Bruford, Fripp, Gunn, Levin; ProjeKct Three: Mastellotto, Gunn, Fripp; ProjeKct Four: Levin, Mastellotto, Gunn, Fripp), parte delle quali saranno raccolte nel cofanetto di quattro cd "The projeKcts", uscito nel 2000. Da questa che sarà definita "fractalization" dei King Crimson, si giunge al 2000, anno in cui arriva un nuovo tassello nella discografia del Re Cremisi; si tratta di "The construKction of light", in cui suonano Fripp, Belew, Gunn e Mastellotto e che contiene una musica molto dura e cerebrale, con una violenza sonora non indifferente, sempre alla ricerca della massima originalità. Ma l'attività discografica è irrefrenabile: escono infatti nel 2001 altri due album legati a questi quattro musicisti: il triplo live "Heavy ConstruKction" (due cd con canzoni eseguite spesso nei concerti ed uno contenente esclusivamente improvvisazioni) e "Heaven and Earth", accreditato al ProjeKct X e contenente registrazioni e prove delle sessions di "ConstruKction of light".
DISCOGRAFIA
IN THE COURT OF THE CRIMSON KING (1969)
Lo
straordinario esordio dei King Crimson rimarrà un album che entrerà a
pieno diritto tra i capolavori della storia del rock, grazie
all'incredibile bellezza della musica contenuta, abbinata all'elevato
tasso di innovazione e di ricerca. L'album si presenta meraviglioso a
partire dalla splendida copertina, che nell'iconografia rock riveste
tutt'oggi un ruolo di primissimo piano. L'apertura del disco è affidata
a "21st century schizoid man", quasi un cazzotto nello stomaco per la
violenza sonora, con le chitarre ed il sax ad inseguirsi in vorticosi
sentieri e ritmiche sostenute che non danno un attimo di tregua. A
calmare le acque, segue la dolcissima "I talk to the wind", in cui il
flauto di McDonald ci rilassa in delicate atmosfere e ci porta nella
epica "Epitaph", manifesto del primo periodo del Re Cremisi, dove le
tonnellate di mellotron, le chitarre acustiche e la calda voce di Lake
regalano emozioni a non finire. Il lato B del disco si apre con il
brano più sperimentale, "Moonchild", la cui prima parte segue un buon
prog melodico, per poi tramutarsi nella seconda in piccoli tocchi
strumentali dei vari musicisti, dissonanze e suoni percussivi,
pennellati apparentemente a caso e che mostrano la febbrile voglia di
ricerca dell'epoca. L'album si chiude con un altro brano magniloquente,
la title-track, che segue la falsariga di Epitaph. Un esordio che
definire spumeggiante è dir poco, i King Crimson si affacciano nel
mondo del rock, con uno stile unico, innovativo e con la voglia
crescente si sorprendere e "andare avanti", voglia che non perderanno
mai in futuro.
IN THE WAKE OF POSEIDON (1970)
Il
secondo album del gruppo segue le caratteristiche del debutto:
all'infuocata "Pictures of a city" segue infatti la melodia di "Cadence
and cascade" e "In the wake of Poseidon", che è la "Epitaph" della
situazione. "Cat food" comincia invece a mostrare qualche spinta verso
il jazz-rock che sarà preponderante nei successivi due album, mentre
"Devil's triangle" è un delirio sonoro in cui Fripp riprende anche un
estratto dei "Pianeti" di Holst. Si alternano nell'album anche tre
brevi bozzetti intitolati "Peace". L'album doveva essere doppio, ma
l'abbandono di McDonald mise le redini del gruppo in mano a Fripp, la
cui leadership durerà in eterno. Quella che doveva essere la seconda
metà di questo disco uscirà a nome di McDonald & Giles.
LIZARD (1970)
Con
"Lizard" si cambia decisamente registro ed inizia una contaminazione
col jazz-rock abbinato alla costante ricerca avanguardistica di Fripp.
La presenza di musicisti quali Keith Tippett al piano, Robin Miller
all'oboe, Mark Charig alla cornetta, Nick Evans al trombone sono
sintomatici della direzione che prende il Re Cremisi. Il lato A
dell'album è composto da quattro brani i cui incastri sonori sono
assolutamente perfetti e la ricchezza strumentale si sente appieno. Il
lato B è occupato dalla fantastica suite che dà il titolo all'album.
L'apertura di questa suite è affidata a "Prince Rupert awakes", cantata
da Jon Anderson degli Yes, melodica e raffinata; segue lo splendido
strumentale "Bolero", il cui titolo dice tutto, è poi il turno di "The
battle of glass tears" in cui si ripresenta lo spirito di ricerca dei
Crimson; per concludere con "Big top", finale strumentale e
travolgente. Un altro tassello di grande valore si inserisce
nell'incredibile discografia dei King Crimson, con un album fresco,
originale e dalle mille sfumature.
ISLANDS (1971)
Ancora grazie agli ospiti del jazz inglese d'avanguardia, "Islands"
conferma e porta ulteriormente avanti il discorso sperimentale di
Fripp & co. Le originali e strampalate melodie di "Formentere
lady", che aprono l'album, si trasformano in "Sailor's tale", brano che
preannuncia il futuro stile dei King Crimson con la chitarra a
lanciarsi in tormentosi solos, cambiando mille volte direzione, e
seguita da una sezione ritmica agilissima. "The letters" e "Ladies of
the road" sono maggiormente influenzate dal jazz-rock, mentre "Prelude:
song of the gulls" è la strumentale parentesi classicheggiante. La
conclusiva title-track porta a termine l'album iniziando con splendide
melodie vocali per poi arroventarsi nella parte strumentale, in cui si
fa largo un meraviglioso assolo strumentale alla cornetta di Charig,
che molti vedono come uno dei punti più alti mai toccati dal Re
Cremisi. I King Crimson si confermano straordinaria macchina innovativa
con un altro album che rasenta la perfezione e mostra ancora una volta
il grande fervore musicale di quegli anni.
EARTHBOUND (1972)
Purtroppo la grandezza dei Crimson di questo periodo non trova riscontro nell'album dal vivo in questione, registrato male e contenente improvvisazioni che in realtà non rendono giustizia alla creatività del gruppo. Al punto che Fripp vedrà sempre quest'album come "primo bootleg ufficiale della storia". Un episodio, quindi, di assoluto secondo piano nella carriera della band.
LARKS' TONGUES IN ASPIC (1972)
La
voglia di mantenere maggiormente stabile il gruppo e il continuo
interesse a cambiare sempre proposta musicale, porta Fripp a
rivoluzionare line-up e suoni. Con Cross al violino ed una sezione
ritmica fantastica che vede Wetton
al basso (e anche alle parti vocali), Bruford alla batteria e Muir
alle percussioni, il Re Cremisi si ripresenta all'appuntamento
discografico con un album freschissimo, vitale ed un sound nuovo.
Grinta e sperimentazione si abbinano meravigliosamente, come mostrano
le due parti di "Larks' tongues in aspic" e "The talking drum", in cui
Fripp, riprendendo quanto già fatto in "Sailor's tale", porta la
chitarra oltre ogni limite, seguito a ruota dagli altri musicisti che si
mostrano ben più che semplici comprimari. Le timbriche adottate, la
tecnica chitarristica, i lunghi momenti strumentali e di
improvvisazione in cui Fripp si va a districare in soluzioni
labirintiche senza mai perdersi, sono l'ennesima testimonianza di
quanto "avanti" sia la band. Non mancano momenti melodici come "Book of
Saturday" ed "Exiles", brani delicatissimi in cui riveste un ruolo di
primaria importanza anche il contributo violinistico di Cross. Si
presenta invece su binari più "hard" la travolgente "Easy money",
caratterizzata dal riff aggressivo e dalle splendide melodie vocali. I
"nuovi" King Crimson esordiscono quindi alla grande, senza aver perso
nulla dello spirito innovativo che li aveva contraddistinti fino a quel
momento.
STARLESS AND BIBLE BLACK (1974)
Maggiormente
improvvisato, frutto anche di alcune registrazioni dal vivo,
quest'album segue alla grande le coordinate di "Larks' tongues in
aspic". E' sempre la chitarra di Fripp a farla da padrona, ma gli altri
musicisti si ritagliano sempre il loro spazio mostrando tutte le loro
doti e tutta la loro abilità. "Fracture", la title-track, "The great
deceiver" mostrano il lato più violento del gruppo, "Lament" e "The
night watch" quello più melodico, "We'll let you know", "The mincer" e
"Trio" quello più sperimentale. Meno fresco del precedente lavoro,
"Starless and bible black" resta comunque un altro straordinario
documento della grandezza dei King Crimson.
RED (1974)
C'è
chi vede in quest'album il maestoso canto del cigno del progressive
rock, chi vede l'ultima grande opera dei King Crimson, chi vede
addirittura "IL" capolavoro del prog. "Red" è un'altra straordinaria
perla donataci dai King Crimson. La
title-track che apre l'album e "One more red nightmare" sono i brani
più tirati, articolati in maniera sublime con la grande classe dei
musicisti che emerge nota dopo nota. "Fallen angel" è il momento
melodico, "Providence" quello improvvisato. Ma queste che sono
straordinarie canzoni finiscono quasi con l'impallidire in confronto
alla conclusiva "Starless", che è da lacrime tanto è bella! I primi
minuti sono costruiti attorno alla ballata melodica nata da un'idea di
Wetton, terminata la quale inizia un lungo, incredibile e meraviglioso
crescendo strumentale "costruito" da Fripp, che se vede la chitarra in
primo piano ed agilissima come sempre, mostra anche come gli altri
membri della band (e gli ospiti intervenuti) meritino di far parte di
questo gruppo di musicisti così all'avanguardia. Un finale che migliore
non si poteva auspicare, dopo il quale inizia il periodo di riposo del
Re Cremisi, che si risveglierà solo all'inizio degli anni '80…
USA (1974)
Documentazione dal vivo del periodo 1973-74 dei King Crimson, "USA" è un album che mostra nuovamente le caratteristiche del gruppo senza però aggiungere troppo a quanto dicono i dischi in studio. Molto meglio i documenti postumi che usciranno negli anni '90 e che mostreranno come questa band non sia stata grandissima solo in studio.
DISCIPLINE (1981)
All'inizio degli anni '80 Fripp ha ancora voglia di stupire e decide di svegliare dal torpore il Re Cremisi. Per
farlo si avvale di musicisti di grande classe richiamando il fido
Bruford e reclutando il chitarrista-cantante Adrian Belew e il bassista
Tony Levin. Il primo album di questa nuova incarnazione dei King
Crimson è "Discipline" che, tra qualche rimando al passato con chitarre
sempre più "frippiane", mostra un rock molto moderno, abbinato al
grande tecnicismo e alla perenne voglia di sperimentare attraverso
brani vicini alla forma canzone, ma sempre originalissimi e
personalissimi. Il mancato utilizzo dei piatti nella sezione ritmica,
melodie sempre particolari e ardite soluzioni strumentali mostrano un
gruppo più vivo che mai. L'album è freschissimo e non troppo legato al
passato, i "nuovi" Crimson mostrano grandissima personalità e mettono
le basi per un ottimo trittico di lp di gran valore.
BEAT (1982)
Il nuovo album della "four-pieces band" non cambia di una virgola il sound e prosegue con "Beat", bell'album che non può essere più considerato una sorpresa come il precedente, ma che contiene bellissime canzoni quali "Neal and Jack and me", "Heartbeat", "Sartori in Tangier", "Neurotica".
THREE OF A PERFECT PAIR (1984)
Il discorso degli anni '80 prosegue con quest'album che è forse un po' più debole dei precedenti, anche perché l'effetto sorpresa, se così si può chiamare, è ormai passato. Non mancano momenti di grande intensità come la title-track, "Sleepless", "Man with an open heart", "Industry" e "Larks' tongues in aspic part III"; così come non mancano situazioni più sperimentali ed atmosferiche. In ogni caso, resta l'ultimo documento di questo periodo dei King Crimson, che torneranno a far parlare di sé solo dopo un decennio.
THE GREAT DECEIVER (1992)
Degli innumerevoli album contenenti materiale d'annata mi preme segnalare in particolar modo questo cofanetto di 4 cd, in cui sono incluse delle registrazioni dal vivo del periodo 1973-74. Tutta l'energia dei King Crimson delle tournée di quel periodo è qui catturata ed è possibile ascoltare la grandezza di questa band in uno dei periodi più importanti della loro carriera. Brani di "Larks' tongues in aspic", "Starless and bible black", mirabolanti esecuzioni della straordinaria "Starless" e numerose improvvisazioni sono contenute in questo box-set che è ben più di una chicca per amanti del gruppo, essendo invece un fantastico documento dell'effervescenza e della genialità che il miglior momento del progressive rock ha lasciato ai posteri.
VROOOM (1994)
E' il 1994 quando i King Crimson ritornano sulle scene con questo minicd che fa da preludio all'album sulla lunga distanza. Il "doppio trio" formato da Fripp e Belew alle chitarre, Levin e Trey Gunn al basso e allo stick e Bruford e Pat Mastellotto alla batteria e percussioni si mostra subito vivo, intrigante e voglioso di stupire. Sei brani, alcuni aggressivi, altri delicati fanno parte dei 30 minuti di "Vrooom", che lascia presagire grandi cose….
THRAK (1995)
…e
infatti il nuovo album dei King Crimson mostra un vigore ed una carica
straordinari. Anche qui si alternano brani più tirati, eredi di quella
"Red" da cui sono ormai passati oltre 20 anni ("Vrooom", "B'boom",
"Thrak", "Vrooom vrooom") e momenti melodici dallo straordinario
coinvolgimento emotivo ("One time", "Walking on air"). Non mancano
esempi di ottimo rock moderno-tecnologico ("Dinosaur", "People", "Sex
sleep eat drink dream"), le eccellenti esibizioni tecniche e le
consuete pause strumentali. Un ritorno in grandissimo stile, poc'altro
da dire!
Documenti vari
Il ritorno sulle scene dei King Crimson coincide con una forte spinta della nuova etichetta, la Discipline Global Mobile, a diffondere materiale di archivio del gruppo. Cominciano ad uscire, quindi, una serie di live, tutti molo interessanti, che coprono i vari periodi che hanno reso celebre il gruppo. Si va, così, da "Epitaph", che contiene registrazioni dal vivo della mitica formazione del 1969, a "The night watch", che illustra un meraviglioso concerto del 23 novembre 1974 tenuto ad Amsterdam. Non manca il periodo dedicato agli anni '80 con "Absent lovers", mentre alle incarnazioni degli anni '90 del Re Cremisi saranno dedicati "B'boom - Live in Argentina", "Vrooom Vrooom" e "Heavy construKction", quest'ultimo conseguente al tour dell'album in studio successivo a "Thrak". Non mancano neanche stranezze come "Thrakattak", raccolta di improvvisazioni dal vivo del tour di "Thrak" e "Schizoid man", che contiene invece diverse versioni di diverse formazioni dei Crimson della celeberrima "21st Century schizoid man". Ma non finisce qui, perché la casa discografica mette a disposizione un vero e proprio club, iscrivendosi al quale è possibile ricevere altri documenti d'archivio, con concerti del 1969, 1971, 1972, 1984, 1994, demos ed altri progetti. Insomma, il superfan del gruppo si può senz'altro sbizzarrire ascoltando i propri idoli nei più svariati contesti.
I PROJEkCTS
Nello stesso periodo i 6 membri del gruppo si esibiscono spesso dal vivo in formazioni ridotte, alternandosi generalmente in quartetti dove i soli Fripp e Gunn sono sempre presenti. Queste formazioni, ribattezzate ProjeKcts One, Two, Three e Four offrono un rock molto tecnologico, dove a svettare sono le lunghe improvvisazioni strumentali ed il larghissimo uso dell'elettronica. Ancora una volta Fripp mostra di essere avanti e di guardare al futuro senza voltarsi troppo indietro. I ProjeKcts vengono fatti conoscere al pubblico grazie a pubblicazioni discografiche quali "Space groove" del ProjeKct Two ed un cofanetto con 4 cd dei 4 ProjeKcts (ProjeKct One: "Live at Jazz Cafe"; Two: "Live groove"; Three: "Masque"; Four: "West Coast live").
THE CONSTRUkCTION OF LIGHT (2000)
Si
giunge al 2000 con i King Crimson formati stavolta da Fripp, Belew,
Gunn e Mastellotto che realizzano quest'album durissimo e oscuro. Fripp
porta la sua chitarra in primissimo piano e la musica diventa
cerebrale e cupa come non mai. Non c'è un attimo di tregua per tutta la
durata del cd, che lascia l'ascoltatore col fiato sospeso per un'ora.
Qualche rimando al passato più glorioso non manca, ma il lavoro si
presenta decisamente ostico, al punto che non tutti lo apprezzeranno. A
mio avviso, invece, i King Crimson si mostrano per l'ennesima volta
incuranti di pregiudizi e di potenziali critiche, proseguendo per la
loro strada e con la innata voglia di lasciare sempre a bocca aperta
chiunque incroci il loro cammino. Risultato raggiunto in pieno con un
album che, per quanto duro, è straordinario ed è l'ennesima prova della
classe di un gruppo che comunque non deve dimostrare niente a nessuno.
Agosto 2002
Nessun commento:
Posta un commento