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Brani:

1-Sakura zensen; 2-I need U; 3-Nel regno dei ciechi; 4-The bridge's resilience; 5-Purity, 6-Suburban life; 7-A rutta u jelu; 8-Suburban landscapes; 9-Alibi.

Formazione:

Claudio Braico: basso; Alessandro Papotto: voce e fiati; Giovanni Tommasi: chitarre; Bruno Vegliante: tastiere; Tony Zito: batteria.

Produzione: Iaia De Capitani per Immaginifica by Aereostella
Produzione artistica: Periferia Del Mondo

2013, Immaginifica - durata totale: 52:55

La Periferia del Mondo che non ti aspetti...  Fin dagli esordi, il gruppo capitanato da Alessandro Papotto ha sempre cercato una via personale al prog; certo, il tributo verso i grandi degli anni '70 c'è sempre stato, ma non si può dire di sicuro che si sia puntato sulle solite formule o su clonazioni.Eppure, con il quarto album Nel regno dei ciechi, ci ritroviamo oggi di fronte ad un lavoro dalle mille sfaccettature, che allarga non poco il campo d'azione dei musicisti.

Se l'opener Sakura zensen si muove attraverso sonorità particolari (una sorta di approccio alla world music, unita ad una chitarra che sa tanto di vecchi U2), c'è da notare che in brani come la title-track, I need U, The bridge's resilence e Alibi c'è un indurimento del suono, con la band impegnata in un hard-rock progressivo carico di energia unita a costruzioni sapienti e originalità. Infatti, tra riff granitici, solos taglienti e ritmi pesanti c'è spazio per variazioni intrigantissime, con i tempi che rallentano e che regalano suggestioni floydiane, all'interno delle quali si muovono agilmente ed elegantemente i fiati di Papotto. Il sax non sempre ingentilisce le composizioni, ma riesce ad essere sia rabbioso che sinuoso, non facendo perdere minimamente vigore alla musica. La band, insomma, sembra cercare, al contempo, forza d'urto e tiro, aperture verso lidi contigui con una intelligenza fuori dal comune.
Il pezzo forte arriva però con l'accoppiata, a metà cd, Purity-Suburban life. Con queste due tracce, la Periferia del Mondo dà il meglio di sè. Purity è un moderno prog psichedelico, che parte da sognanti e misteriosi percorsi floydiani per poi seguire una vena di rock romantico che riporta alla mente, contemporaneamente, artisti quali Camel e David Sylvian (volendo, si potrebbe intravedere un discorso simile, ma non proprio uguale, a quanto fatto tempo fa dai Moongarden con The gates of Omega). Suburban life, invece, è una mini-suite di quasi tredici minuti, in cui un groove caldo, divagazioni dal vago sapore jazzistico, melodie d'alta scuola e tanto altro rendono questa composizione forse la punta di diamante del disco.
L'influenza importante dei Pink Floyd, già citata finora, riemerge anche in altri brani, in particolare in A rutta u jelu, che sembra il più sperimentale, tra sapori mediterranei ed evocazione di certe visioni sonore di A saucerful of secrets ed Echoes, e negli slanci chitarristiche di Suburban landscapes.
Volendo andare a cercare il pelo nell'uovo potrei dire che le parti vocali non mi convincono del tutto e forse un cantante di ruolo gioverebbe, ma fondamentalmente Nel regno dei ciechi resta un album particolarmente bello; può forse spiazzare al primo approccio, ma ad ascolti successivi cresce tantissimo, si notano numerosi particolari, suggestioni nuove, passaggi brillanti da ricordare ed un feeling sempre maggiore.

Peppe
agosto 2013