| Brani: | |
| 1-Il respiro del pianeta; 2-La coda del diavolo; 3-Abbandonati; 4-Fiore di vendetta; 5-Il re del circo. | |
| Formazione: | |
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Stefano "Lupo" Galifi: voce; Alberto Moreno: tastiere; Giancarlo Golzi: batteria; Sandro Libra: chitarra; Max Borelli: chitarra, voce; Fabio Meggetto: tastiere; Andy Senis: basso, voce. |
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| Prodotto da Museo Rosenbach Prog Band e Maurizio Macchioni 2013, Immaginifica - durata totale: 40:50 |
Non fanno più notizia le reunion di storici gruppi prog italiani. Ma nel caso del Museo Rosenbach un approfondimento diventa assolutamente necessario. Innanzitutto perchè viene coinvolto un terzetto della line-up originaria: il cantante "Lupo" Galifi, che ha tanto creduto in questo progetto da lasciare il ruolo di frontman del Tempio delle Clessidre, che anche grazie alla sua presenza avevano ottenuto discrete attenzioni; il batterista Giancarlo Golzi, reduce da lustri di successi con i Matia Bazar e il bravissimo e forse un po' sottovalutato tastierista Alberto Moreno.
Per di più, il nuovo album Barbarica si assesta su livelli notevoli, al punto che può contendersi anche la palma del migliore tra i numerosi lavori che i vari gruppi degli anni '70 hanno proposto negli ultimi tempi. D'altronde, quel "prodotto da Museo Rosenbach Prog Band" che campeggia nelle note del libretto lascia intendere alla perfezione quale sia la strada seguita dalla band.Ad ogni modo, a fugare subito qualsiasi dubbio sulla qualità di questo ritorno ci pensa subito il brano magnifico, intitolato Il respiro del pianeta, che apre l'album. Resterà forse l'episodio migliore del cd, ma sembra quasi che il gruppo ci abbia voluto dire "questo è il Museo Rosenbach oggi e vuole mantenere un forte legame con il passato!". Infatti, questa composizione, sembra quasi una diretta discendente di Zarathustra, con quasi quattordici minuti di progressive rock sinfonico drammatico che sa essere maestoso, ma non barocco, non pacchiano e pieno di cambi di tempo come tanto piace agli appassionati. Tastiere in bello spolvero, chitarra ruggente, ma ben lontana da qualsiasi tentazione metal, arrangiamento sopraffino, ottimi impasti strumentali, melodie convincenti. Tutto perfetto insomma e inizio fantastico! Le altre tracce, come accennato, non mantengono questi standard, ma il livello in generale si mantiene decisamente alto. La coda del diavolo parte con una introduzione un po' troppo lunga, ma dopo circa tre minuti esplode in tutta la sua energia per un hard-prog pronto a continue variazioni. Abbandonati ha un che di tribale nei suoi cori che ne rappresentano il tema principale e molto stravagante risulta anche l'apporto percussivo, ma pure si apre verso momenti sinfonici che hanno una gran presa. I due brani conclusivi non fanno altro che mantenere omogeneità stilistica e qualitativa con quanto ascoltato finora: Fiore di vendetta con i suoi riferimenti classicheggianti e belle tastiere epiche e Il re del circo con un crescendo impetuoso e coinvolgente, dopo un inizio raffinatissimo.
Eccellente prova da parte di tutti i musicisti, con un Galifi in grande spolvero e interessanti anche i testi, che similmente a Zarathustra pongono l'attenzione sull'individuo e sulla sua presenza nella società e nella natura ed è facile intravedere messagi pacifisti ed ecologisti.
Forse un po' di maniera, Barbarica non può essere considerato un capolavoro (e non ci si poteva aspettare tanto), ma un ritorno ottimo, un gran disco davvero, ben equilibrato, che riprende il discorso intrapreso con Zarathustra quarant'anni fa ringiovanendone le sonorità grazie alla tecnologia odierna.
Peppe
agosto 2013
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