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Brani:

1-The duplicate man (intro); 2-The duplicate man; 3-Enemy meeny; 4-Please hold on; 5-Snow Moon; 6-Curves; 7-So long; 8-Bo beep; 9-Don't you know.

Formazione:

Allan Holdsworth: synthaxe, guitar.
Special guest Dave Carpenter: acoustic bass on 3, 8.

Prodotto da Allan Holdsworth
2001, Allan Holdsworth; ristampa 2013, Moonjune Records - durata totale: 47:33

Flattire è uno degli album più freddi di Allan Holdsworth e proprio per questo non è tenuto molto in considerazione nella sua discografia. Per capirlo ed apprezzarlo bisogna immergersi nello spirito di ricerca che spingeva il musicista ad approfondire le qualità e l'utilizzo del synthaxe e nel periodo buio che attraversava in quel momento, fresco di un divorzio che gli aveva portato tanto dolore.

A ciò si aggiunge la sua immaginazione nel fantasticare su una possibile musica che farebbe da perfetto sfondo di un film che sta guardando, che per l'occasione si tramuta, al contrario, in un film immaginario per il quale crea la colonna sonora. Sono queste le basi su cui nasce Flattire. Nel brano di apertura si sente un'introduzione con note di chitarra lunghe e lente, contornate da suoni e rumori di vario tipo. Ma dopo un minuto e cinquanta secondi parte l'album vero e proprio, costruito interamente col synthaxe, questo strumento che ricrea un po' di tutto, similmente al synclavier zappiano, passando da orchestrazioni a movimenti ritmici, dissonanze, timbri sintetici e cacofonia pura. Tre quarti d'ora di sintetizzatore senza un vero sintetizzatore, che possono far pensare proprio a certe opere sperimentali di Zappa o, a tratti, alla musica elettronica tedesca, che a volte ci immergono in malinconiche melodie e altre volte davvero sembrano musica da film.
Album sicuramente difficile, ma che ci mostra una veste diversa di un artista che comunque si mette in discussione con una voglia di sperimentare fuori dal comune, con una cura sopraffina del suono e della registrazione, con una sapiente unione di tecnologia e abilità compositiva-esecutiva.
Per qualcuno sarà forse poco, per chi ha seguito la carriera di Holdsworth resta una fase importante da studiare e da apprezzare, seppur ben differente dalla restante produzione del chitarrista.

Peppe
agosto 2013