| Brani: | |
| 1-La pietra; 2-How good; 3-Studiare, studiare; 4-Will love drive out the rain?; 5-Adesso; 6-Al ritmo di una storia; 7-Beware beware; 8-Ever too small; 9-Don’t dream that dream; 10-Non è l’amore il tuo destino; 11-L’ennesimo no; 12-Elide; 13- Aradía; 14-Two witches and Doreen; 15-Nei luoghi; 16-When the eagles flied; 17-Circle game. | |
| Formazione: | |
| Sophya: voce, cori, piano, synths, clavinet, mellotron Vittorio
Cataldi: violino, fisarmonica; Pino Falgiano: arr. archi, arr.
percussion, arr. orchestra, moog, Hammond organ; Franco Ponzo:
chitarre; Stefano Vicarelli: modular moog; Aurelio Fierro jr.: batteria;
Martin Grice: flauto, sax tenore; Lino Vairetti: voce; Ana Torres:
voce, cori; Nona Luna: voce, cori. Francesca Vespoli: consulenza lingua
francese. | |
| 2009, Black Widow – Durata totale: 69:23 |
Aradìa segna il debutto discografico solista di Sophya Baccini, nota negli ambienti prog per essere la cantante dei napoletani Presence. Diciamo subito che se il suo brano presente sul progetto Colossus che omaggiava il Kalevala vi
aveva entusiasmato, questo cd deve essere assolutamente vostro! Nei
quasi settanta minuti del lavoro, infatti, vengono riprese in pieno
quelle atmosfere classicheggianti e un po’ dark che mettono in risalto
sia le doti vocali di Sophya, sia le sue capacità di composizione.La pietra apre il disco nel migliore dei modi, sfiorando i dieci minuti di durata ed evidenziando un forte legame stilistico con Malvagio per le stelle, la composizione presente sul Kalevala.
Piano e strumenti acustici creano raffinate basi musicali, sulle quali
la Baccini si può esprimere al meglio, creando una forte connessione con
la seguente How good, in cui fa tutto da sola (voce, cori, piano e synths) mantenendo intatte le coordinate iniziali.
Man mano che il disco va avanti, notiamo però approcci diversi, che mostrano un certo eclettismo che non fa perdere comunque omogeneità. Il progressive sinfonico che ci presenta Sophya ha infatti mille sfaccettature, alternando motivi da romanza, trame blues, cenni di minimalismo, facendo il verso ai Jethro Tull in Don’t dream that dream, riuscendo a mescolare pop d’autore e arie classiche nella magica Non è l’amore il tuo destino (un duetto fantastico con Lino Vairetti), sfiorando persino il jazz in Nei luoghi, grazie alle melodie e all’intervento del sax di Martin Grice (altro ospite di lusso e membro storico dei Delirium) e sorprende l’abilità di mantenere intatta la componente elegiaca anche in questa occasione.
Ovviamente è l’ugola della Baccini ad essere la protagonista principale e si rimarca una straordinaria abilità che permette di passare, con estrema duttilità, dal canto lirico a sussurri, da eleganza à la Kate Bush alla potenza vocale squillante già mostrata con i Presence, dal canto in italiano, all’inglese e al francese (magari anche un po’ di napoletano non avrebbe guastato…) e si potrebbero persino inquadrare elementi sperimentali e situazioni quasi teatrali.
Volendo citare altri pezzi da novanta indicherei la barocca Studiare, studiare, la delicata Elide, le tentazioni liriche di Two witches and Doreen, in cui si possono ascoltare le voci di Ana Torres e Nona Luna e la conclusiva Circle game, cover di una canzone dell'indimenticabile Joni Mitchell.
Album di grande, grandissima classe, con una minuziosa cura di ogni più piccolo particolare (bisognerebbe approfondire anche il concept che c’è alla base e spendere qualche parola per lo splendido art work), pienamente maturo e capace di far venire fuori nel migliore dei modi tutta la personalità di questa bravissima artista. Sophya, attendiamo con impazienza le tue prossime mosse.
Man mano che il disco va avanti, notiamo però approcci diversi, che mostrano un certo eclettismo che non fa perdere comunque omogeneità. Il progressive sinfonico che ci presenta Sophya ha infatti mille sfaccettature, alternando motivi da romanza, trame blues, cenni di minimalismo, facendo il verso ai Jethro Tull in Don’t dream that dream, riuscendo a mescolare pop d’autore e arie classiche nella magica Non è l’amore il tuo destino (un duetto fantastico con Lino Vairetti), sfiorando persino il jazz in Nei luoghi, grazie alle melodie e all’intervento del sax di Martin Grice (altro ospite di lusso e membro storico dei Delirium) e sorprende l’abilità di mantenere intatta la componente elegiaca anche in questa occasione.
Ovviamente è l’ugola della Baccini ad essere la protagonista principale e si rimarca una straordinaria abilità che permette di passare, con estrema duttilità, dal canto lirico a sussurri, da eleganza à la Kate Bush alla potenza vocale squillante già mostrata con i Presence, dal canto in italiano, all’inglese e al francese (magari anche un po’ di napoletano non avrebbe guastato…) e si potrebbero persino inquadrare elementi sperimentali e situazioni quasi teatrali.
Volendo citare altri pezzi da novanta indicherei la barocca Studiare, studiare, la delicata Elide, le tentazioni liriche di Two witches and Doreen, in cui si possono ascoltare le voci di Ana Torres e Nona Luna e la conclusiva Circle game, cover di una canzone dell'indimenticabile Joni Mitchell.
Album di grande, grandissima classe, con una minuziosa cura di ogni più piccolo particolare (bisognerebbe approfondire anche il concept che c’è alla base e spendere qualche parola per lo splendido art work), pienamente maturo e capace di far venire fuori nel migliore dei modi tutta la personalità di questa bravissima artista. Sophya, attendiamo con impazienza le tue prossime mosse.
Peppe
Agosto 2010
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