| | Brani: |
1-Holocaustica; 2-Chimaira; 3-Mo(o)nso(o)n; 4-Brain melody; 5-The dance of the drastic navel’s part 1; 6-Disorganicorigami; 7-A saucerful of secrets; 8-Children of our dreams. Bonus track: 9-Var glas var dag. | |
| Formazione: | |
Davide Guidoni: Vdrums, Mandala pad, percussion, drums, Taiho, Octobans, Wavedrum; Alfio Costa: Arp solina, moog modulator, synths, minimoog, samplers, Prophet 5, Arp2600, grand piano, mellotron, M4005m, Hammond organ. Flavio Costa: guitars on 2; Cristiano Roversi: stick, soundscapes on 2; Riccardo Paltanin: electric violins on 3; Alessandro Papotto: Turkish sax, sax, clarinet, oboe on 4, 5, 6; Fabio Zuffanti: bass on 7; Laura Mombrini: vocals on 7; Cristina Vinci: vocals on 7; Vincenzo Zitello: viola, cello, clarinets and flute on 8. | |
Produced by Alfio Costa and Davide Guidoni. 2009, Mellow Records - Durata totale: 60:00 |
Per chi ha seguito con una certa attenzione il progressive italiano dagli anni ’90 ad oggi i nomi di Davide Guidoni e di Alfio Costa dovrebbero essere decisamente familiari. Tra le numerose esperienze di entrambi, ricordiamo che il primo ha suonato con Gallant Farm, Far Side e Taproban (e recentemente è anche diventato uno degli autori di artwork e copertine più attivo e ricercato in campo prog), mentre il secondo è noto per i suoi trascorsi con Prowlers, Tilion e Colossus Project.
Cosa succede se questi due musicisti si incontrano per un po’ di tempo, in un casale di campagna, isolati dal resto del mondo, per dar vita ad un nuovo album nato dall’unione delle loro forze? Verrebbe spontaneo pensare ad una sorta di sintesi delle loro precedenti esperienze (e la cosa di per sé già sarebbe interessante)… Invece – sorpresa! – esce fuori un lavoro particolarissimo, sperimentale sotto certi aspetti, ma non astruso, con un’ampia libertà espressiva, bizzarro e differente da qualsiasi altra cosa in circolazione e caratterizzato anche da un alto tasso tecnologico. Verrebbe quasi da dire che si tratta di un episodio che riprende e cattura in pieno il vero spirito del progressive, quella voglia di guardare avanti, di rischiare e di non giocare sul sicuro, di esplorare territori nuovi e non familiari, di provare a proporre qualcosa di originale. Ai primi ascolti si può rimanere un po’ spiazzati, forse proprio perché era lecito aspettarsi delle composizioni di diversa natura e perché l’album non è facile da assimilare in breve tempo. Ma man mano che riusciamo a districarci in questo labirinto musicale, riusciamo ad ammirare in pieno il lavoro del duo, che mostra una fervente e felice ispirazione nelle nove tracce di Disorganicorigami. Proprio per la particolarità di questo cd, proviamo a dare una veloce descrizione dei vari brani in esso contenuto, che può essere una delle chiavi di lettura utile ad immergervi nel mondo sonoro dei DAAL.Si parte e Holocaustica già lascia intendere quello che sarà lo sviluppo dell’album, visto che la tecnologia la fa subito da padrona, tra suoni sintetici e drumming ossessivo e a conferma arriva Chimaira, un rock sinfonico che ha ben poco di “classico”, con le tastiere maestose accompagnate dalla ruggente chitarra di Alfio Costa ed un atmosfera strana, notturna, fantascientifica, alla cui creazione contribuisce non poco lo stick di Cristiano Roversi (mente dei Moongarden). Con due tracce e meno di dieci minuti di musica, la coppia Guidoni-Costa ha immediatamente disorientato, stravolto regole e aspettative, lanciando l’ascoltatore in uno scenario sonoro futuristico, irrequieto, dai toni un po’ dark, che mette anche timore, ma che al contempo ha in sé un magnetismo indefinibile.
Ed eccoci allora intrappolati in Mo(o)nso(o)n, che, tra percussioni frenetiche, tastiere stravaganti e dei violini elettrici che sembrano fuori contesto, ma che in realtà si inseriscono alla perfezione, fa venire in mente quel vortice convulso di On the run dei Pink Floyd. Brain melody, in cui interviene il sax di Alessandro Papotto, è uno dei punti forti dell’album e si possono vedere vaghe analogie con incarnazioni vecchie e recenti dei King Crimson (ah, quel mellotron…), anche nella veste dei vari ProjeKcts. E mentre l’ascolto prosegue l’atmosfera si fa più claustrofobica, come dimostra la lunga The dance of the drastic navel’s part 1, che inizia lenta, minacciosa, mostrando una parentela un po’ alla lontana con i Tangerine Dream, tra elettronica, campionature varie e dissonanze, ma pronta poi ad accelerazioni improvvise, con un approccio dedito alla massima libertà e l’intervento dei fiati che con il loro andamento ed il loro timbro creano contrasti intriganti e curiosi con i sintetizzatori e i moog. Ma proprio a dimostrazione che ci si deve aspettare di tutto, sono proprio le tastiere che ad un tratto si indirizzano addirittura verso sinfonismi legati all’influenza derivante da un certo Keith Emerson. Insomma, credevate impossibile che rock sinfonico e corrieri cosmici potessero convivere in una stessa composizione? Eccovi un quarto d’ora di musica con cui i DAAL vi dimostrano che si può!
Passiamo alla breve title-track: ci fa tirare un attimo il fiato (ma non più di tanto), con bizzarre oscillazioni percussive, samplers che danno cenni di musica allegra, quasi circense e di nuovo il sax a viaggiare libero. E’ giusto una divagazione… E precede un altro colpo da maestro… A saucerful of secrets… Un titolo che già dice tutto... Un manifesto di uno dei momenti più incredibili della storia del rock, quando la voglia di sperimentare, di scoprire cose nuove, di andare oltre qualsiasi “tipo” di musica conosciuta era all’ordine del giorno. E l’inclusione del capolavoro dei Pink Floyd in questo album è assolutamente perfetta e quasi simbolica, visto che Costa e Guidoni hanno puntato, per la creazione di Disorganicorigami, su un metodo di lavoro improntato alla ricerca e alla libertà. Ad aiutarli in questa cover, un altro nome importante (anzi, fondamentale) del prog italiano moderno, Fabio Zuffanti (al basso), ed una coppia di cantanti di tutto rispetto alle “voci celestiali”, Laura Mombrini (ex Prowlers) e Cristina Vinci.
Si volge al termine e nell’ordine abbiamo prima Children of our dreams, due minuti e mezzo che sembrano liberarci da qualsiasi inquietudine e che sono splendidamente articolati tra piano, viola, violoncello, clarinetto e flauto, con l’ospite di lusso Vincenzo Zitello. Infine, a concludere il lavoro, c’è come bonus track Var glas var dag, che è un'altra cover e che è un omaggio ai Ragnarok presente sull’album Rökstenen, tributo al prog svedese degli anni ’70.
Che dire per concludere? Posso solo ripetere quanto accennato all’inizio e cioè che Disorganicorigami è un cd che può lasciare inizialmente interdetti, ma che ad ascolti attenti e ripetuti fa capire quanto straordinario sia, grazie ad una mole incredibile di idee brillanti, a quella chiara ed encomiabile voglia di andare oltre gli schemi e ad una serie di composizioni ammirevoli e stupende. Da avere!!!
Peppe
Maggio 2010
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