Brani:

1- Salilana Pertama (Forever Part 1); 2-Salilana Kedua (Forever Part 2); 3-Tak Jauh Pertama (Not so far Part one); 4-Tak Jauh Kedua (Not so far Part 2); 5-Trah lor – Laras (Northern people – Voices); 6-Trah lor – Rupa (Northern people – Faces); 7-Trah lor – Tapak (Northern people – Prints); 8-Karuhun (To elders); 9-Disapih (Being away)

Formazione:

Riza Arshad: Fender Rhodes electric piano, Yamaha acoustic grand piano, Oberheim OBX analog synthesizer; Tohpati: electric & acoustic guitar; Adhithya Pratama: bass guitar; Endang Ramdan: lead Sundanese kendang percussion, tambourine, claps, toys, vocals; Erlan Suwardana: Sundanese kendang percussion, claps, toys, vocals.

With guests Emy Tata: Sundanese kendang percussion, claps, vocals (track 2); Mian Tiara: vocals on track 7; Dave Lumenta: soundscapes on track 8.

Produced by Riza Arshad/Ragadi Music.

2009, Moonjune Records – durata totale: 69:57

Indonesia… paese lontano e che dona sempre mille suggestioni… ma paese che può vantare anche una importante “scuola prog” di lungo corso e di tutto rispetto. Ovviamente i più diffidenti non ci crederanno, oppure penseranno a qualcosa di poco valore. La realtà è che sul progressive indonesiano si potrebbe quasi scrivere un libro. I bravissimi Discus, affermatisi negli anni scorsi, sono solo tra gli ultimi in ordine temporale ad aver pubblicato degli album che sono delle piccole gemme. Per comprendere appieno la credibilità e l’originalità di questa scena bisognerebbe oggi riscoprire grandi lavori di trent’anni fa di artisti di spessore quali Guruh Gypsy, Harry Roesli, Giant Step, God Bless, Yockie Suryo Prayogo, Keenan Nasution, ecc.

Ho voluto iniziare con questa premessa per far subito capire che trovare musicisti provenienti dall’Indonesia ed in grado di proporre ottima musica ben meritevole di finire sulle pagine di un qualsiasi portale prog non deve meravigliare affatto, al di là di qualsiasi scetticismo o pregiudizio. E i Simak Dialog di musica di qualità ne riescono a fare eccome! Promossi già da qualche anno dalla Moonjune Records, giungono con Demi Masa al loro quinto album. La band si esprime attraverso un jazz-rock personale, in cui il piano elettrico del leader Riza Arshad (autore di tutte le composizioni, tranne due in cui è accreditato insieme ad altri compagni) sembra voler rievocare vecchi e sempre fascinosi fantasmi canterburiani, la chitarra elettrica del bravissimo Tohpati sa essere energica ed elegante allo stesso tempo, l’apparato percussivo denota una vivacità etnica che permette di discostare il lavoro da qualsiasi cliché occidentale.

Fin dalle prime battute dell’opener Sailana Pertama ci ritroviamo in questo mix di suoni esplosivo, che unisce jazz e progressive, tradizione gamelan e voglia di guardare avanti, il tutto con quell’inevitabile flavour esotico che sanno regalare i musicisti indonesiani. Tutte le composizioni, anche quelle di durata più ampia, risultano scorrevoli, grazie all’abilità dei protagonisti che, tra cambi di tempo e di atmosfera continui, sanno fin dove spingersi e mostrano la loro tecnica senza arrivare a quegli eccessi che portano solo a sterili esibizionismi. Prendiamo, ad esempio, Tak Jauh Kedua o Karuhdun, entrambe che viaggiano oltre i nove minuti: ritmi jazz, ma con timbri particolarissimi che sanno d’oriente, chitarra e tastiere che interagiscono tra l’oro, con intrecci non complessi e con solos di grande gusto, qualche piccolo ammiccamento agli Hatfield & the North ed il risultato finale è un calore musicale in cui è un piacere cullarsi. La sequenza delle tre brevi tracce intitolate Trah Lor mostra invece l’animo più sperimentale dei Simak Dialog, che puntano su una maggiore libertà espressiva, su strutture e sequenze di note meno immediate, su una visionarietà quasi a cavallo tra psichedelia e corrieri cosmici (a tratti possono ricordare certi episodi di Popol Vuh o Ash Ra Tempel) e su un incremento del già abbondante uso delle percussioni.

Insomma, l’avrete capito: se ancora non vi siete imbattuti in questa band (ed anche se non conoscete ancora bene la storia del prog indonesiano) io vi consiglio senza remore di tuffarvi nell’effluvio di jazz-rock dai mille colori emanato da Demi Masa.

 

Peppe

Febbraio 2010