Brani:

1-Lords of hate; 2-Möthal; 3-Mus; 4-Don’t mind; 5-Tarred life; 6-Mechanical 7; 7-Sandness; 8-Sum

Formazione:

Evan Mazzucchi: bass; Luca Vianini: guitars, vocals, synthesizers & drums score. + Ylenia Zenatti: vocals on 2 & 4

2009, Videoradio

Durata totale: 54:16

Il progetto Outopsya vede le sue origini già nel 2003, sotto la spinta del compositore e polistrumentista Luca Vianini e del bassista Evan Mazzucchi. Il nome curioso scelto dai due è un acronimo che sta per OUT Of PSYchical Activity e con questa sigla, dopo una serie di demo autoprodotti, giungono nel 2009 al debutto ufficiale intitolato Sum. Si tratta di un lavoro in cui emerge prepotentemente la visionarietà di Vianini, il cui estro spinge le composizioni verso una micidiale miscela in cui si accostano generi ed influenze molto diverse tra loro. Il comune denominatore può essere visto nella ricerca di un sound avvolgente e robusto allo stesso tempo: provate a immaginare uno scenario in cui si avvicinano Ozric Tentacles, Dream Theater, Primus e corrieri cosmici.

Da subito, con le prime battute di Lords of hate, siamo immersi in un vortice sonoro colorato, a base di moderna psichedelia, in cui si avvertono chiaramente frammenti elettronici ed un rock vigoroso esaltato da una stravagante chitarra. Il cantato lunatico fa il resto, completando un insieme musicale bizzarro e allucinato. Questa contaminazione di stili diversi è avvertibile anche negli altri brani ed in Möthal è particolarmente evidente per come si passi da un inizio quasi elettropop (che un po’ ricorda l’Alan Parsons Project) ad un prog-metal potente, fino a passaggi fusion dai ritmi prepotenti e con spunti strumentali imprevedibili. Menzione speciale per i dieci minuti di Sandness, space-rock ipnotico, fluttuante, dal crescendo veemente e dalle tinte fosche.

Una caratteristica importante del cd è rappresentata da una netta ossessività ritmica, dalla quale emerge un basso spesso in primo piano, che travolge con irruenti vibrazioni e cambi di marcia improvvisi. Andando ad individuare qualche difetto possiamo dire che certe situazioni un po’ reiterate risultano leggermente pesanti e in genere i timbri scelti sembrano alquanto asettici.

Dovendo dare un giudizio finale, riteniamo che Sum possa essere considerato un album decisamente particolare, apprezzabile per gli intenti, non perfetto, ma ricco di idee e consigliato a chi cerca scariche di adrenalina lontane dal classico metal e dall’impeto eccessivamente sperimentale di certe ramificazioni del prog.

Peppe

 Febbraio 2010