Brani:

1-Sévére réprimende; 2-Catacresi; 3-Omelette norvegese; 4-Corale metallurgico; 5-Danse cuirassée (période grecque); 6-Brachilogia; 7-La mosca stregata; 8-Quando la morte mi colse nel sonno; 9-Skelletron 003; 10-Le rovine circolari; 11-Anastomosi; 12-Danze corazzate; 13-Labirinto d'acqua; 14-Incubi concentrici

Formazione:

Paolo “Ske” Botta: piano elettrico, mellotron, organo, moog; Stephan Brunner: basso; Maurizio Fasoli: pianoforte; Dave Kerman: batteria in Corale metallurgico; Tommaso Leddi: mandolino, liuto; Massimo Mazza: vibrafono, marimba, glockenspiel; Elia Mariani: violino; Giuseppe A. Olivini: clavicembalo, percussioni, shakuhachi, theremin; Peter Schmid: clarinetto basso, tubax, sassofono subcontrabbasso, flauto basso, taragot; Mattia Signò: batteria; Marco Sorge: clarinetto in sib, clarinetto basso; Markus Strauss: sassofono tenore, soprano, basso; Francesco Zago: chitarra elettrica, chitarra classica, tastiere; Diego Donadio: arrangiamenti batteria.

Prodotto da Marcello Marinane e Francesco Zago
Anno: 2006, AltrOck Productions - Durata: 50:22

Questo cd ha fatto parlare di sé da subito ed ha ricevuto immediatamente ampie lodi. Tutte meritate! Yugen. Segnatevi questo nome e non dimenticatelo. Perché quando ascolterete il loro esordio intitolato Labirinto d'acqua capirete che si viaggia su livelli altissimi. Intanto proviamo a descrivervi sommariamente a cosa andrete incontro, magari destiamo ulteriore interesse…

L'apertura è affidata ad un brevissimo tassello di piano classicheggiante, che funge praticamente da introduzione a Catacresi, con cui entriamo nel vivo dell'album. Con questo brano ci troviamo di fronte ad un mix incredibile di suoni che riesce ad unire magnificamente R.I.O. e avanguardia con rock sinfonico avventuroso à laGentle Giant: sei minuti di continue acrobazie strumentali, di raffinatezze musicali, di perizia esecutiva e impressionanti capacità compositive, di magie progressive e di tanto altro… E ci rendiamo immediatamente conto che stiamo facendo la conoscenza di un gruppo di caratura nettamente superiore alla media. L'album è un continuo susseguirsi di talento e intelligenza, vuoi quando si affronta il prog con brevi composizioni fatte di camerismo e dissonanze, vuoi quando alla base troviamo costruzioni particolari, imprevedibili, in cui gli strumenti fanno quello che vogliono tra tecnicismo, cervelloticità e accenni di romanticismo in una ricerca continua nella quale si susseguono sperimentazione, rock, musica classica, jazz. Nei cinquanta minuti di Labirinto d'acqua è sicuramente preponderante la componente avanguardistica, eppure gli Yugen hanno realizzato qualcosa di accessibile a chiunque ami le forme d'arte musicale ricercata. Penso sia davvero difficile non rimanere affascinati da quest'opera il cui perno è un abbattimento completo di barriere (vogliamo fare un altro paragone? Allora citiamo pure Frank Zappa), effettuato con una combinazione totale di generi, con l'avanguardia sempre in primo piano ed eseguito con una miriade di strumenti di ogni tipo, visto che si passa dall'elettricità della chitarra, del moog, delle tastiere, all'essenza rock delle ritmiche dettate da basso e batteria, dall'esotismo di varie percussioni e di strumenti “atipici”, alle pennellate acustiche dei numerosissimi strumenti a fiato, fino ai suoni di musica da camera del pianoforte, del clavicembalo, del liuto, del violino, del clarinetto, ecc…
La complessità di Corale metallurgico, la buffa marcia di Danse cuirassée, gli avventurosi funambolismi venati di sinfonia di Brachilogia, le atmosfere oscure, derivanti dalle esperienze degli Univers Zero, di La mosca stregata, gli incredibili nove minuti di Quando la morte mi colse nel sonno, emozionante nelle sue mille variazioni, il collage contorto e asfissiante di Le rovine circolari, la conclusiva Incubi concentrici, con le sue ritmiche coinvolgenti, gli omaggi a Satie, sono solo alcuni dei fantastici momenti di questo lavoro, che praticamente non ha il minimo cedimento, risulta esente da pecche (anche la cura dei suoni e la registrazione rappresentano punti di grande forza) e desta un entusiasmo enorme. Come enorme è la forza ravvisabile in ogni traccia del cd, sia quelle brevissime che quelle più prolungate: i musicisti sanno benne quello che fanno e dove vogliono arrivare e si esibiscono in una performance incredibile, in cui nulla è lasciato al caso. 

Davvero raro, oggigiorno, riscontrare lavori così brillanti, emozionanti e professionali, al punto da poter parlare di esordio assolutamente favoloso per un ensemble che ruota attorno al chitarrista Francesco Zago (già membro dei Night Watch), mente principale degli Yugen, che si è circondato di una folta schiera di musicisti eccellenti. Tra questi ricordiamo giusto alcuni nomi che possono essere già noti ai più attenti cultori del progressive: Paolo Botta (tastierista, recente collaboratore dei French TV), Dave Kerman (il “prezzemolino” del R.I.O. moderno che ritroviamo, tra gli altri, nei Thinking Plague e negli U Totem), Markus Strauss (bravissimo sassofonista svizzero degli Spaltklang) e Tommaso Leddi (reduce dalle esperienze con gli Stormy Six).

La più recente meraviglia del prog italiano risponde al nome di Yugen; non perdetevela!

Peppe
marzo 2007