Brani:

1-Song of winds; 2-Morning lights; 3-Ripples; 4-Vivaldish; 5-Forest birds' fantasy

Formazione:

Gil Stein : keyboards, vocals, recorders, guitar; Gabriel Weissman : drums; Roy Bar-Tour : bass

Anno: 2006, ACUM - Durata: 48:06

“Trespass”! E si pensa subito ai Genesis! Invece, questo gruppo israeliano, giunto al secondo album dopo l'esordio di In haze of time datato 2002, è in pratica un trio tastiere-basso-batteria che mostra maggiori punti di contatto con il più celebre trio del progressive rock: Emerson, Lake & Palmer.

In questo cd, tuttavia, i Trespass non si propongono certo come imitatori, perché tanta è la carne al fuoco: combinazione di rock e classica sì, ma anche romanticismo ed eleganza e se spesso i ritmi sono frenetici, le loro variazioni portano anche a spiragli di tranquillità e di melodia, mostrando tanta creatività ed una serie di lampi esaltanti.

L'inizio affidato a Song of the winds sembra trasportarci nel medioevo con un rock sinfonicissimo, i cui temi sono dettati dal flauto e dalle tastiere bachiane e barocche e che presenta qualche affinità con alcune soluzioni dei Minimum Vital affini a queste. Una partenza del genere rappresenta un'ottima introduzione alla title-track, composizione simbolo dell'album, una suite di oltre ventuno minuti nei cui meandri ogni amante di rock sinfonico amerà perdersi. Anche questa, dopo un curioso inizio liturgico e con nastri riprodotti al contrario, si contraddistingue per una serie di barocchismi che rimandano ad un celebre passato in cui Nice, ELP, Beggar's Opera, Trace, Triumvirat e molti altri si lanciavano attraverso proposte incentrate su continui riferimenti alla musica classica. I Trespass, in pratica, continuano a mostrare chiare influenze emersoniane, eppure si concentrano anche su una serie di virtuosismi strumentali non esasperati, su una variegata ricerca timbrica e vertiginosi cambi di tempo e di atmosfera, come hanno bene insegnato negli anni d'oro gli Yes. I musicisti israeliani riescono a convincere unendo abilità con gli strumenti e buon gusto sia negli arrangiamenti che nelle melodie vocali. E così la suite fila via in bellezza con una miriade di delizie: temi rinascimentali, note a raffica sparate dalle tastiere senza mai scadere nel kitsch, aperture melodiche accattivanti ed un clima fiabesco che permea comunque l'intero lavoro. Gli altri brani si mantengono su questo stile: Ripples non ha nulla a che vedere con la celebre canzone dei Genesis, ma è ugualmente un brano sognante e ben riuscito; Vivaldish è basata, come intuibile, su un'opera del Maestro Vivaldi e nella conclusiva Forest birds' fantasy ci si ritrova di nuovo in atmosfere da favola alimentate anche da suoni della natura.

48 minuti di sinfonismi a go-go, spettacolari ma non pacchiani, né prolissi; un'opera chiaramente ancorata nel passato che pure riesce a non risultare datata, curata in ogni suo aspetto, anche quello grafico con quella copertina un po' fantasy e un po' surreale che attira già alla prima fugace occhiata; disco non solo formalmente ineccepibile, ma anche pieno di felici intuizioni e adatto a chiunque ha voglia di un bel lavoro di rock sinfonico molto superiore alla media.

Peppe
Marzo 2007