Brani:

1-A crown of gold; 2-Reality show; 3-Sailing to Caralis; 4-Opus; 5-Glorious; 6-The tale of the black-cloack; 7-Carol; 8-In the park

Formazione:

Alessio Guerriero: vocals, electric and acoustic guitar, bass; Andrea Picciau: keyboards, piano; Andrea Iddas: bass; Roberto Diomedi: drums and percussion

Engineered and mixed by Sandro Sanna
Anno: 2006, Mellow Records. - Durata: 59:02

Si capisce subito, dopo poche note, chi sono gli idoli degli Yleclipse e le direzioni verso cui la band intende spingersi… I punti di riferimento sono Genesis e Marillion. Le strade intraprese quelle del rock sinfonico e del new-prog.

E qui, forse, ci potrebbe già essere una spaccatura tra chi ha letto queste poche righe: alcuni avranno drizzato le antenne per captare l'ennesima proposta di un genere molto amato, altri saranno già infastiditi dal pensiero di un altro gruppo che non brilla per originalità. Perché è obiettivamente lecito domandarsi che senso ha oggigiorno continuare, anche nell'ambito di un circuito ristretto come quello del progressive, a indirizzarsi sempre verso le solite cose… Eppure… Eppure, a volte, anche nell'ambito del new-prog ci si ritrova ad ascoltare qualcosa che colpisce, qualcosa di estremamente valido, qualcosa che, pur non riuscendo a dire nulla di particolarmente nuovo, è realizzato con professionalità, passione sincera e, diciamolo senza remore, dannatamente bene! Ed è sicuramente questo il caso di Opus, disco che dal primo all'ultimo minuto è impregnato di suoni e atmosfere ripresi dai Marillion degli anni '80 e da album quali Fugazi e Misplaced childhood. Già l'opener A crown of gold mette in chiaro le cose con gli intrecci strumentali, i cambi di tempo, il sound epico, le leggiadre melodie. Ma per l'ora intera di durata del cd siamo bombardati da questo sound che pure non vuole essere pacchiano, non vuole essere esibizionismo allo stato puro, visto che emerge completamente un sentimento di salubre amore per la musica proposta. Il buon gusto è sempre in primo piano e gli Yleclipse stanno attenti a non uscire fuori dai binari. Tra tastiere classicheggianti, una chitarra spesso hackettiana, ritmi che mutano in continuazione, un'orecchiabilità di base che rende facile l'ascolto si va avanti con estrema scorrevolezza e non manca qualche episodio più particolare come le strumentali Sailing to Caralis e Carol, dove si viene catturati da un sound delicato che, sebbene abbastanza moderno, ci riporta in ambientazioni medievali. Inoltre, sono avvertibili anche dei tratti più aggressivi, ai limiti dell'hard-rock, che vengono ogni tanto fuori in varie composizioni. L'unico piccolo neo è dettato da una prestazione vocale che non riesce ad essere del tutto convincente. Agli Yleclispe piacciono molto i Marillion, è evidente; così come sarà evidente il fatto che tutti coloro i quali adorano i Marillion dell'epoca Fish saranno molto attratti dagli Yleclipse. Ancora non siete convinti? Se siete tra quegli appassionati che andarono pazzi per Twilight dei Night Watch (circa un decennio fa, certo che il tempo vola anche nel prog!), sappiate che Opus è anche meglio! Nel suo ambito si tratta di un cd davvero da non farsi sfuggire!

Peppe
Luglio 2006