Brani:

1-At least one beautiful note; 2-Nightmare paint - MArk X; 3-Likewise; 4-Painters in the night; 5-The cellar; 6-Even darker; 7-Now what?; 8-Question mark; 9-Twilight; 10-Nightmare paint - Mark Y; 11-Edge of darkness / Nightscape

Formazione:

Robin Taylor: processed guitar, basses, electronics, glockenspiel, cupboard door, kitchen sink & water tap, Hammond organ, tapes, percussion, treatments; Karsten Vogel: alto saxophone; Hugh Steinmetz: trumpet; Peter Bruun: drums & percussion; Carsten Dahl: grand piano; Jan Fischer: Farfisa organ, harmonica, percussion

Prodotto da: Robin Taylor
Anno: 2000, Marvel of Beauty - Durata: 65:04

Fine sperimentatore e musicista attivo da parecchi anni, Robin Taylor vanta una vasta discografia, in cui, da solo o in gruppo, ama seguire percorsi di intelligente ricerca sonora. A volte lo fa tramite contaminazione di vari stili musicali, a volte con l'improvvisazione più pura.

Esaminiamo questo suo lavoro solista datato 2000. Data convenzionale si potrebbe dire… In realtà le tracce presenti sul cd sono composizioni risalenti al 1983, caratterizzate da esperimenti sonori con nastri modificati. Con l'aiuto di altri musicisti, Taylor ha ripreso questi brani e ci ha registrato sopra, ottenendo come risultato Edge of darkness. Si avverte sempre lo spirito di ricerca, per tutta la durata dell'album; così come è avvertibile un certo nervosismo di fondo. Non si può certo dire che si tratti di un'opera destinata a chi ama suoni caldi o ascolti disimpegnati, infatti per oltre un'ora abbiamo un assalto completo di suoni aspri, di dissonanze, di tensioni frippiane, di rumorismo, di tensioni imprevedibili debitrici del R.I.O. degli Henry Cow, di libertà totale sulla scia del free-jazz, ma anche di Zappa e Zorn, di sperimentazioni tecnologiche e solo di tanto in tanto è presente qualche momento in cui si stempera un po' il clima ruvido con spunti riflessivi di stampo ambient. Anche la commistione timbrica è al centro dell'album: giungono alle nostre orecchie i suoni più disparati, spesso caratterizzati dall'elettrificazione della chitarra di Taylor, ma non è certo indifferente l'apporto del sax impazzito del “vecchio” Karsten Vogel (non vi dice niente questo nome? Andate a rivedere la line-up degli storici Burnin' Red Ivanhoe), o l'utilizzo di rumori di oggetti comuni. Avrete capito che non siamo proprio di fronte ad un lavoro rivolto a tutti, visto che i destinatari di questa proposta sono coloro i quali hanno sempre ricercato gli ascolti difficili e impegnativi. Per costoro, Edge of darkness può rappresentare una sfida molto intrigante da affrontare.

Peppe
Luglio 2005