| Brani: | |
1-Old kinderhook; 2-The song; 3-Swelling valley; 4-The green fuse; 5-Kew.Rhone; 6-Eccentric waters; 7-Silence; 8-The price we pay; 9-L’aise aux ex-sans-trique; 10-Back where we began; 11-Gegenstand | |
| Formazione: | |
John Greaves: bass, accordion, piano, vocals - Sophia Domancich: piano - Paul Rogers: double bass - François Ovide: acoustic guitar - Robert Wyatt: vocals, percussion - S'Ange: vocals - Kristoffer Blegvad: vocals - Caroline Loeb: vocals - Elton Dean: saxello - Mirelle Bauer: vibraphone - David Cunningham: electric guitar - Peter Kimberley: backing vocals - Benoit Blue Boy: harmonica | |
| Prodotto da: John Greaves and Alain Cluzeau Anno: 1995, Resurgence - Durata: 46:43 |
Quel ramo del progressive noto come Scuola di Canterbury è oggi ricordato per i numerosi talenti che si sono imposti negli anni ’60-’70 attraverso capolavori molto amati. Eppure molti degli artisti affacciatisi nel panorama di oltre trent’anni fa hanno continuato il loro percorso di ricerca, sperimentazione e buona musica nel corso del tempo e tutt’oggi continuano ad uscire album degni di nota. Insomma, il Canterbury non si è fermato a In the land of grey and pink, Third, Rock bottom, Of queues and cures, You, Solar Plexus e… The Rotters’ Club, ma è riuscito a regalare emozioni anche negli anni recenti.
Tra gli artisti che hanno proseguito imperterriti il loro cammino, segnaliamo John Greaves, bassista-cantante conosciuto soprattutto per i suoi trascorsi negli Henry Cow e nei National Health, ma che vanta una carriera ricca di numerose altre collaborazioni e di album solisti di un certo spessore. Negli anni ’90, Greaves ha sfornato un lavoro straordinario denominato Songs. Come il titolo del disco lascia intuire, si tratta di una raccolta di canzoni, nelle quali intervengono numerosi ospiti ed in cui non si è perso minimamente quello spirito creativo e fantasioso attraverso cui il Canterbury sound si era affermato nei seventies. Dopo la breve e raffinata introduzione strumentale di Old kinderhook, si entra nel vivo dell’album con The song e lo si fa nella maniera migliore, per merito di un malinconico brano guidato dalla straordinaria voce del grande Robert Wyatt su una base acustica creata da chitarra, basso e piano. Wyatt canta altre due canzoni, la surreale e fiabesca Kew.Rhone, vecchio cavallo di battaglia di Greaves scritto insieme a Peter Blegvad, e la conclusiva Gegenstand. Nelle sue tre esibizioni, Wyatt dà il meglio di sé tra dolcezza idilliaca, malinconia, eleganza e quella semplicità magica, seducente e irresistibile che solo lui sembra sia in grado di esprimere. Passando alle altre tracce del cd, ricordiamo le preziose e delicate atmosfere di due composizioni – Swelling valley e The prince will pay - cantate a due voci da Kristoffer Blegvad e S’Ange, la cui prestazione conferisce anche sensazioni liriche. La vocalist si esibisce invece da sola in Back where we began, brano carico di pathos e con emozionanti sonorità di chamber music. Eccentric waters sembra unire canzone antica e sintomi di avanguardia ed è magistralmente cantata da un’appassionante Caroline Loeb. Silence (Kristoffer Blegvad alla voce) è un altro pezzo di notevole raffinatezza con indovinate melodie di piano e superbo accompagnamento di chitarra acustica e basso, prima di un finale più sperimentale in cui si fondono suoni diversi, con tanto di intervento di sax. E poi ci sono i brani cantati dallo stesso John Greaves: The green fuse, intimista e profonda ballata d’effetto, nata da un testo di Dylan Thomas, e L'aise aux ex-sans-trique (quest’ultima insieme a Caroline Loeb), in cui si avverte un’indovinata contaminazione di suoni acustici ed elettrici, in una riuscita miscela di tradizione, canzone d’autore, jazz e musica moderna. Songs è un disco sensazionale, ai limiti del capolavoro, al quale partecipa una vera e propria parata di stelle (oltre quelle citate nella recensione, ricordo anche altri nomi eccellenti quali Elton Dean e Sophia Domancich) che riesce con sorprendente facilità a regalare le emozioni più vive e forti. Questa delizia per le orecchie va ascoltata e riascoltata in continuazione, gustandone ogni volta di più i suoni caldi, morbidi e lontanissimi da virtuosismi, le lievi sensazioni avvertibili, le suggestive atmosfere, la classe immensa dei musicisti che vi partecipano e per rendere giustizia ad un artista di valore straordinario e che meriterebbe attenzioni maggiori.Peppe
Gennaio 2004
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