Nome ormai consolidato nel panorama del prog italiano quello dei partenopei Presence, che nel 2024 festeggiano il traguardo dei trentacinque anni di attività. E lo fanno nel migliore dei modi, con "Them", che interrompe un silenzio discografico di otto anni e che ci mostra un gruppo ancora in piena forma e pronto a consolidare quelle sonorità robuste e oscure che da sempre caratterizzano la loro proposta musicale.
Otto le nuove composizioni per settantuno minuti di durata del cd; il tutto introdotto da una copertina già intrigante con le atmosfere spettrali in effetto seppia del Ponte Vecchio di Praga ed un buon numero di corvi a farsi notare.
Subito prorompente, "The undead" apre le danze in maniera enfatica, con quel sound che è diventato un marchio di fabbrica, all'insegna di un heavy prog conturbante e gotico, con ritmi potenti, una chitarra elettrica tecnica e abrasiva, tastiere che spingono sul versante Goblin e la sempre squillante voce di Sophya Baccini, a tratti persino operistica. In quasi dodici minuti e tra svariati cambi di tempo i Presence offrono subito garanzie a chi ha sempre apprezzato la loro capacità di orientarsi sui territori descritti riuscendo a mostrare una forte personalità. E l'album risulta molto omogeneo da questo punto di vista. Timbri e atmosfere restano invariati durante l'ascolto, magari a volte viene enfatizzato l'aspetto più prog-metal sempre controbilanciato da spunti epici/classicheggianti di tastiere ("Aftermath" "To each other" e la strumentale "Stige"), mentre in un altre occasioni sono abbandonate strutture complesse, trovandoci così di fronte a brevi strumentali d'atmosfera dominati da tastiere classicheggianti che creano un'aura misteriosa ("Dance macabre" e "Drawbridge 1501"), o a una chiusura romantica con la conclusiva "If you dare". Su tutto, però, svetta la lunghissima title-track, che supera i ventitre minuti di durata e che può essere vista come uno dei picchi artistici dei Presence. La composizione è costruita con un rigore ammirabile e non presenta punti deboli: apertura strumentalmente potente, ma con un cantato molto enfatico e operistico; dopo un breve scambio virtuosistico tra chitarra e tastiere i tempi rallentano, ma le ritmiche restano solide e viene accentuata la vena lirica. Si prosegue con un prog sinfonico altisonante, con continui break e dinamiche che permettono di passare dal "forte" al "piano" e viceversa. Tra melodie vocali languide, scatti improvvisi, ispirati momenti solistici, l'alone dark opprimente sempre presente, divagazioni pianistiche classicheggianti, "Them" è un saliscendi continuo, da seguire con attenzione per cogliere le infinite sfumature proposte.
Alla fine, tirando le somme, si tratta di un ritorno ampiamente positivo per i Presence che con gli annni si mantengono coerenti ed affiatati nel loro percorso. Rimane, a parer di chi scrive, qualche piccola riserva sulla scelta di non puntare su un batterista vero, anche se la programmazione della batteria è ben fatta. Album solido, realizzato da musicisti ormai esperti e che, come rimarcato, è intriso del sound tipico dei Presence. Forse il loro lavoro migliore dopo "Black opera" e "The sleeper awakes".
1) The undead; 2) Aftermath; 3) Dance macabre; 4) To each other; 5) Them; 6) Deawbridge 1501; 7) Stige; 8) If you dare.
Sophya Baccini: lead and background vocals; Sergio Casamassima: guitars, bass; Enrico Iglio: keyboards, percussions.
durata totale: 71:02
2024, Black Widow
Peppe
giugno 2025
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