1-Aguirre I; 2-Morgengruß II; 3-Aguirre II; 4-Agnus Dei; 5-Vergegenwärtigung; bonus track: 6-Aguirre III.

Formazione:
Florian Fricke: piano (on track 4), Moog synthesizer, Choir-Organ (on tracks 1, 3, 5, and (on SPV release only) 6); Daniel Fichelscher: electric guitar (on tracks 2, 3, and 4), acoustic guitar (on tracks 2, 3 and 4), drums (on track 4); Djong Yun: vocals; Robert Eliscu: oboe (on track 4), pan pipe (on track 1, part b ["Flöte"]), (also believed to be playing) flute (on track 4).
1976, Kosmiche Musik - ristampa 2004, SPV

Pensare a quest’album come alla colonna sonora del celebre film di Herzog Aguirre furore di Dio, non è del tutto vero. Paradossalmente i Popol Vuh non hanno mai scritto intenzionalmente una colonna sonora per i film di Herzog.

L’amicizia di vecchia data tra il regista e Florian Fricke fece sì che il primo esponesse i suoi progetti al secondo e quest’ultimo gli proponesse la musica che meglio si adattasse alla situazione. I risultati sono stati a detta di chi scrive a dir poco stupefacenti, almeno per questa pellicola di cui la visione è consigliata se non d’obbligo.
Tornando invece all’album Aguirre è la settima fatica in studio del gruppo tedesco, un disco che raccoglie pezzi,  che già avevano visto una precedente pubblicazione, in una nuova veste, oltre a quelli utilizzati per il film di Herzog.  
Aguirre I e Aguirre II possono essere annoverate tra le migliori composizioni (anche se in questo caso potremmo parlare di una solo spezzata in due tronconi), del gruppo monacense. Un coro elettrico dettato dal mellotron crea un paesaggio etereo su cui piano piano s’inseriscono pochi arpeggi di chitarra elettrica costantemente ripetuti. Il primo pezzo termina con un assolo di flauto di pan, il secondo invece sfocia in un dialogo tra chitarra elettrica e chitarra classica. Il tema si sposa perfettamente con le immagini iniziali del film, dove i conquistadores spagnoli discendono a fatica le Ande, al fine di addentrarsi nella giungla, nella spasmodica ricerca dell’EL Dorado, ma anche con la tragica e inevitabile conclusione derivata dalla follia di Aguirre.
Il dialogo tra la chitarra classica e quella elettrica viene nuovamente presentato anche nel secondo brano del disco Morgengruss II, un breve pezzo delicato e arioso.
Agnus Dei si configura come uno delle tracce dai canoni più standard rispetto agli altri pezzi dell’album, in cui su un’introduzione di oboe e pianoforte, entrano in scena batteria prima e chitarra elettrica poi. Il tutto viene condotto con magnificenza, quasi a voler tradurre in musica una celebrazione religiosa (come il titolo può suggerire).
Di contro, alle ariose aperture delle tracce precedenti,  a chiudere il disco c’è Vergengenwartingung, composizione che trasporta l’ascoltatore nei meandri più oscuri e angosciosi dello spazio, dettato dalle sperimentazioni del sintetizzatore di Fricke, musica, ma potremmo definirlo anche suono cosmico, senza una vera struttura o sviluppo, ossessivo, angosciante e ricorsivo in cui viene nuovamente richiamato il tema di Aguirre  e in cui fanno capolino i “sinistri” vocalizzi di Djong Yun. Per com’è strutturato, il brano richiama alle orecchie le soluzioni claustrofobiche del primo disco Affenstunde, pur essendo un rimaneggiamento di brani pubblicati in Einsjäger und Siebenjäger.
Il disco riedito dalla SPV, propone come bonus track Aguirre III, terza parte del tema di Aguirre, accompagnato questa volta dalle percussioni.
In definitiva, il disco può essere considerato un’opera importante della discografia dei Popol Vuh, nonostante non arrivi ai livelli delle precedenti pubblicazioni. Per com’è strutturato, può fungere comunque come un primo spunto per avvicinarsi in maniera graduale alla musica dei Popol Vuh.

Roberto Cembali
settembre 2013