alt Brani:
1-The Storm: A Beginning; 2-No Crime; 3-Sketches of Childhood; 4-Phaedra; 5-Beyond the Storm; 6-Journey to the Edge of Nothing; 7-Freezin' Breeze on the People at Ease (Live Version); 8-The Lovers; 9-The Storm: An End.
Formazione:

Claudio Bonvecchio: bass, vocals, bass pedals; Stefano Gasperetti: keyboards; Massimo Armellini - guitars; Paolo Garbari: drums.
With
Davide Tabarelli: theremin (1), mellotron (9); Stefano Dalcanale: drums (4, 9); Gerardo Gambin: drums (7).

 2013, Raffinerie Musicali

I trentini Phaedra pubblicano un nuovo album per l’etichetta Raffinerie Musicali di Raoul Caprio e Fabrizio Barbareschi intitolato Beyond The Storm. In realtà non si tratta del  nuovo disco in quanto viene proposto materiale degli anni ’90 anche se ci sono due nuove registrazioni.

Rispetto a Ptah, che si presenteva come un’opera rock di largo respiro e dove il concept era ben definito, manca in Beyond The Storm un vero e proprio filo conduttore. Tuttavia nelle note di copertina vengono ringraziati, dallo storico bassista e vocalist del gruppo Claudio Bonvecchio – unico membro sempre presente assieme al tastierista Stefano Gasperetti - due grandi maestri della poesia del macabro come Edgar Allan Poe e Clark Ashton Smith. In particolare, le parole di Journey To The Edge Og Nothing sono ispirate a The Adventures Of Arthur Gordon Pym di Poe. Il testo di The Lovers invece omaggia The Planet Of The Dead, racconto “weird” e cosmico di Clark Ashton Smith, uno scrittore delirante della cerchia di H.P.Lovecraft. Il cantato, a differenza del primo album, non è più in italiano ma in inglese. Dal punto di vista musicale il gruppo è valido e si rifà al classico prog di Genesis e Yes. Ricordiamo come i Phaedra sono in attività fin dal 1993 e, durante le esibizioni live, suonavano cover dei grandi del genere. La parte migliore di Beyond The Storm è quella centrale dove si possono ascoltare la bella Phaedra (non c’entra nulla con i Tangerine Dream), una mini suite che farà la gioia di tutti gli amanti del puro sinfonico e l’ottima e bucolica title-track. Notevole anche Journey To The Edge Of Nothing, che inizia con cupi suoni elettronici seguiti dal flauto e prosegue nel più classico stile seventies. In definitiva a non convincere molto sono le parti vocali che già penalizzavano il precedente Ptah. In sostanza manca, per fare il salto di qualità, una voce di maggiore spessore.

Cosmic Courier
gennaio 2013